Tutto Giacosa, ma proprio tutto
Drammi e commedie – Giuseppe Giacosa
Come avrete sentito per preparare la puntata su Giacosa ho fatto una cosa che non avevo mai fatto per nessun altro autore: me lo sono letto tutto o quasi in un paio di giorni (con un po’ di salti, ovviamente).
È stata una esperienza un po’ folle ma molto interessante, dalla quale ho tratto quella specie di impressione sinottica che ho provato a raccontare in trasmissione. Non credo che facendo altrimenti mi sarei accorto per esempio della ricorrenza ripetuta del “duello”, come elemento drammatico e catastrofico che spezza la trama: è evidente che prende il posto di altri marchingegni narrativi delle tragedie della tradizione classica, dalla battaglia ad altre situazioni simili. Ma avrei voluto avere le competenze e il tempo per approfondire altri aspetti: nell’Ottocento, stando alla narrativa, ci si batteva moltissimo: era davvero così e teatro e letteratura riportano fedelmente un fatto di costume? O ci si batteva un po’ meno ma la cosa faceva via via sempre più problema alla coscienza comune e quindi il tema continuava a emergere nei racconti di finzione, come segnale di questo disagio? Oppure era un abusato tropo narrativo? Le stesse domande e la stessa voglia di approfondimento mi è venuta per una serie di altre situazioni ricorrenti (il suicidio, prima di tutto, ma anche la rovina economica) delle quali non mi sarei accorto senza questa lettura così follemente estensiva.
Ovviamente, il punto di partenza era che avevo scelto Giacosa non per un mio apprezzamento particolare nei suoi confronti (credo di avere visto una o due volte a teatro, senza durevoli impressioni) ma perché volevo parlare di dramma borghese in generale, e quindi andava benissimo poter arrivare a fare una puntata che affrontasse il tema in generale senza concentrarsi su nessuna opera. Sotto questo punto di vista la puntata mi sembra che sia risultata interessante ed equilibrata.
Riascoltandola oggi, però, ho qualche dubbio. Intanto, è evidente che la particolare ottica di lettura che mi ha accompagnato mi ha portato a essere volutamente strabico: ci sono nella produzione di Giacosa due o tre drammi storici, per esempio, che ho messo inconsciamente fra parentesi, sebbene si prestassero a collegamenti con La cena delle beffe di una puntata precedente e anche a segnalare che il pubblico che andava a assistere al teatro di Giacosa era lo stesso che andava a vedere l’opera, spesso con ambientazioni storiche simili. Meno esitazioni le ho se mi accorgo che ho accomunato il dramma borghese di Giacosa con le sue commedie, che spesso mi pare si differenzino dai drammi solo per i finali: in generale la lettura, forse affrettata, non mi ha portato a notare fortissime differenze di tono fra un genere e l’altro – e anche di tensioni morali e di relazione nei protagonisti – tanto che ricordo di essermi chiesto a un certo punto, perplesso, che razza di umorismo si apprezzasse, nell’Ottocento italiano: certo siamo lontanissimi dalla frizzantezza di Oscar Wilde.
Casomai il vero problema è che, se Oggi parliamo di libri serve per invogliare alla lettura, parlando di tutte le sue opere insieme ho in fondo fatto un torto a Giacosa e, in qualche misura, anche agli ascoltatori. Forse lavorare su un singolo testo, per esempio Come le foglie, poteva incoraggiare maggiormente alla lettura. D’altra parte, diciamolo: non è che Come le foglie mi sia piaciuto così tanto da indurmi a consigliarne con insistenza la lettura: il tema davvero interessante mi pare quello di indagare l’insoddisfazione e il senso di sconforto della borghesia ottocentesca, e quello si può fare con l’una o l’altra delle opere di Giacosa.