A me non sembra sano
C’è una cosa che penso da qualche settima, forse pochi mesi, e che esito a dire per paura dell’impressione che posso dare.
Spero solo che la mia lunga militanza passata e il mio curriculum politico mi mettano al sicuro.
La cosa è questa: io lavoro in via Nicolodi, in alto, davanti all’Anfiteatro romano. Per andare al lavoro prendo l’8 e per concedermi il piacere di un caffè prima di entrare scendo alla fermata precedente, davanti al baretto della Polizia, e poi faccio due passi a piedi lungo tutto il viale Buoncammino. E spesso in pausa pranzo vado a prendere un panino fino all’ultimo chiosco del viale, nell’altra direzione.
Altre volte dall’ufficio scendo in Facoltà per qualche incombenza, e faccio viale Fra’ Ignazio su e giù.
Tutte le volte noto gruppi di ragazzi palesemente stranieri, accampati sulle panchine, qui e là, oppure in movimento da un punto all’altro del triangolo (c’è la mensa, la Caritas, l’ufficio stranieri della Polizia).
E penso che non è sano. Non è sano, non è normale che in un tessuto urbano ci siano gruppi di giovani uomini lasciati a se stessi per tutta la giornata, per strada. Stiamo parlando delle ore di luce, quindi il discorso non riguarda il decoro come per il presunto accampamento di piazza Matteotti e le sue rimanenze. E in fondo nemmeno il discorso della sicurezza, tanto più nella zona più strettamente universitaria dove c’è sempre un gran via vai di gente.
Ho cercato di dirlo con precisione. Tessuto urbano. Giovani uomini. In gruppo. Senza nulla da fare.
Non lo dico neppure per un discorso etico, che pure si potrebbe fare: l’integrazione, l’accoglienza…
O meglio: si potrebbe fare, ma è un discorso che viene dopo.
Quel che viene prima è che non è sano. Non può essere sano.
Ciao Roberto, e grazie per il tuo coraggio di parlare.
Non è sano vuol dire che rischia di causare danno, e il rischio prolungato diventa danno certo.
Questi ragazzi/signori stanno in strada e non possono aiutarsi da sé, non più di un malato che aspetta in un corridoio dell’ospedale o di una famiglia terremotata che aspetta in mezzo a un campo di calcio.
Certo, non e’ sano, Tutte queste persone non hanno possibilità di essere accettate come qualcuno che contribuisce al benessere di tutti se prima non vengono aiutate.
Nessuno di noi può’ fare granché da solo, Ma insieme si può.
Una accoglienza che ci permetta di avvantaggiarci del contributo di chi oggi deve sprecare il proprio tempo lasciato a se stesso e’ un investimento sociale utile e importante, ed oltre ad evitare danni ovvi, ci farebbe risparmiare risorse che oggi vengono dedicate a ripararli i danni.
Che insieme non facciamo niente, appunto, non è sano.