E così finì “Oggi parliamo di libri”
Ho messo ieri in linea l’ultima puntata della stagione 2012/2013 di Oggi parliamo di libri: la ventottesima puntata complessiva.
Come ho raccontato da altre parti l’eperienza radiofonica, che non avevo mai provato, è stata molto bella: un ambiente di lavoro amichevole, un clima sempre piacevole e un sacco di episodi divertenti (che naturalmente sono tutti fuori onda).
Ho trovato anche molto stimolante l’idea di parlare di libri in questo modo, un’idea che non mi avrebbe mai attraversato la mente se don Giulio Madeddu non mi fosse venuto a cercare. Non perché non abbia mai discusso di libri, per esempio nella Locanda delle Arti Fantastiche, ma perché organizzare una sequenza logica di puntate – in modo da sviluppare un discorso unitario – e all’interno di ognuna una scaletta specifica era una cosa che non avevo mai fatto e che mi ha fatto fare scoperte interessanti sui vari generi e sui singoli romanzi. A parte i ringraziamenti che ho fatto in trasmissione, insomma, è proprio di tutta l’opportunità di aver fatto questa esperienza che sono grato.
Poi è chiaro che si tratta di trasmissioncine in cui mi sono dato molta importanza (puff! puff! gonfiamoci, disse il pesce palla) ma che rimangono poco più che delle prove amatoriali: ma in fondo anche per questo devo ringraziare – anche il pubblico della pazienza.
Cuore di tenebra (Joseph Conrad, 1902)
Conrad è uno dei miei autori preferiti e, oltretutto, il maestro indiscusso dei racconti di mare, quindi l’avrei certamente incluso in ogni caso in un ciclo di trasmissioni dedicato alle varie sfaccettature dei romanzi di avventura.
Ho deciso però di lasciarlo alla fine perché mi sembrava che con lui potessi concludere opportunamente il discorso – iniziato con Huckleberry Finn – di uno sguardo più problematico, più adulto, meno ingenuo sull’avventura. Le motivazioni sono quelle che ho spiegato nella puntata che, una volta tanto, è uscita esattamente come desideravo e sulla quale non ho tanto da aggiungere.
Altri libri da leggere
In realtà per parlare del “cuore nero dell’avventura” – come fra me avevo deciso di battezzare questa puntata – c’era un altro candidato molto forte, ed era Moby Dick di Melville: avevo in testa Achab come il Colonnello Kurtz, persone che dietro il mito dell’avventura hanno perso il senno e forse qualcos’altro. Del resto, come mi è venuto in mente preparandomi, se uno non è Ulisse non può vivere per sempre per sempre così, all’avventura, e quel che rende Ulisse straordinario è che nonostante persegua testardamente la ricerca di molte Moby Dick, molte balene bianche, pure non impazzisce, che sia per speciale grazia degli dei o per il testardo desiderio di casa; o forse Calipso e gli anni di sosta da lei sono il simbolo del fatto che anche Ulisse è impazzito e ci ha messo un po’ a tornare in sé. Ma insomma: gli antichi sapevano che l’avventura corrompe, e avrei potuto fare anche un riferimento a Corto Maltese, perché Pratt e gli altri scrittori dell’avventura contemporanei danno per scontato che invece si possono impunemente solcare mille mari e mille terre così, all’infinito, senza conseguenze.
Potevo parlare di Moby Dick e fare questi ragionamenti ma il romanzo di Melville è troppo complesso per infilarcisi dentro senza riletture recenti e sufficiente preparazione, quindi prudentemente mi sono astenuto. Il che non vuol dire che Moby Dick e l’Odissea non siano passati in alto nella lista delle riletture e che non ve li consigli (Corto Maltese l’ho già consigliato).
L’altro consiglio di lettura legato a questa puntata è, ovviamente, quello di leggere l’intero corpus conradiano: quanto meno i racconti e i romanzi brevi: non solo quelli di mare, peraltro, considerato che ho già detto quanto sia bello I duellanti.
Il brano musicale
Come ho detto in trasmissione c’era un brano musicale che mi sembrava molto conradiano e perfetto per la puntata, La linea d’ombra di Jovanotti,e questo abbiamo usato.