Gente che dovrebbe partecipare a Scirarindi
I prossimi 30 novembre e 1 dicembre ci sarà a Cagliari la terza edizione del festival di Scirarindi, la più importante rassegna, fiera, momento culturale sulla sostenibilità (e sul benessere olistico) che ci sia in Sardegna, con migliaia di ingressi e centinaia di espositori.
Forse prima dell’estate il tentativo di esportare e replicare a Sassari la rassegna ha mostrato delle criticità, forse quest’anno la data è un po’ tardi, ma l’appuntamento di Cagliari rimane il punto di maggiore espressione di tutto quel mondo che crede nella sostenibilità e nella naturalità e in una visione integrale della persona umana, quindi Scirarindi si configura come uno dei momenti culturali più importanti della vita della regione. Se ci pensate e ragionate su cos’è la cultura, capite che è così.
Io ci sono stato anche nelle scorse edizioni, allo stand di Banca Etica, e ho sempre trovato strano che non ci fossero persone e organizzazioni che condividono tante cose col movimento che si incontra a Scirarindi. Non l’ho solo trovato strano: un po’ mi ha fatto soffrire, perché sono tutti mondi di cui faccio parte e mi piacerebbe che, come in me si compongono armoniosamente, così si trovassero riuniti anche nell’ambito del festival.
Parentesi retorica
Ci soffro per i motivi di cui ho scritto qui raccontando di Eben Ezer e che dico ogni volta possibile che parlo della Sardegna e di come vedo il mondo: che il problema oggi non è tanto fare reti, quanto mettere insieme reti diverse. Mi ha molto colpito, anni fa, che gli architetti di Stalker e mio cugino Francesco Careri facessero, partendo dalla loro visione disciplinare, esattamente lo stesso tipo di animazione territoriale che ero abituato a vedere nell’economia sociale. Eppure sono due mondi che non si incontrano mai. Recentemente Nadia Paddeu, rispondendo su LolloveMag a una domanda sulla Sardegna, ha detto una cosa che avrebbero potuto sottoscrivere tranquillamente artigiani, artisti o cooperatori sociali.
Insomma, stiamo tutti sulla stessa barca. Ma, come dice il Vangelo (non l’ha inventato Abramo Lincoln, come credono gli americani), «una casa divisa non può reggersi» e quelli che puntano a costruire la giustizia dovrebbero cercarsi l’un l’altro. Siamo in un momento cruciale, le sfide sono eccezionali ma un altro mondo è ancora possibile, solo che per metterlo su occorre trovare convergenze oltre le proprie reti. Ecco, augh, ho detto.
E quindi facciamo l’appello
E quindi quest’anno, per tempo, faccio una chiamata nominativa a orgnaizzazioni e persone che quest’anno a Scirarindi dovrebbero esserci. Meglio con uno stand, ma altrimenti almeno una presenza ampia, una visita accurata. È anche questione di impadronirsi di linguaggi diversi, una operazione culturale, appunto. EDIT: mi ero dimenticato di dirlo nella prima stesura dell’articolo, ma c’è anche sicuramente spazio nel programma culturale, per esempio: anche senza stand si può organizzare un dibattito, una presentazione, un’attività.
È un elenco a prima vista eterogeneo, li dico come mi viene.
- Primi da chiamare: la cooperazione sociale, di qualunque centrale parliamo, Lega, Conf e tutti gli altri. La cooperazione nasce con un’idea sostenibile dell’economia, aliena dal dominio del profitto: non può non esserci quando si parla di sostenibilità in generale; figuriamoci se può mancare la cooperazione sociale, che ha a che fare con le persone svantaggiate: o pensiamo che i servizi e l’integrazione si possano ottenere in un mondo che non si pone il problema della sostenibilità? E il benessere della persona non avrà qualcosa a che fare con l’integrazione? E se a Scirarindi c’è tutto il biologico, con cui la cooperazione ha mille alleanze, non dovranno esserci anche le centrali cooperative?
- Gli artigiani di Artimanos, i teatranti, gli artisti, gli operatori culturali: perché il benessere della persona li riguarda prima di tutto, e nel momento in cui si trova chi veste, nutre e cura le persone, gli operatori turistici della sostenibilità, e chi cura la spiritualità interiore, sarebbe strano che non ci fossero anche gli artisti e gli intellettuali.
- I cristiani, altrimenti potrebbe diffondersi la strana idea che la spiritualità e la cura dell’interiorità è cosa che non li riguarda. Strana davvero, quasi una bestemmia. E se forse non è il caso di presentarsi con ciascuna confessione, in un luogo in cui la parola d’ordine è sono la totalità e l’unione una presenza del Gruppo Ecumenico di Lavoro e una preghiera ecumenica o interreligiosa avrebbe certamente senso. A Terra Futura c’è sempre stata addirittura una cappella per la preghiera, perché non fare una proposta simile aScirarindi?
- Il sindacato. E ho detto tutto. Oppure abbiamo un’idea diversa di “tutela dei lavoratori”.
- L’Ufficio della Pastorale Sociale, del Lavoro e della Salvaguardia del Creato, ché c’è gran bisogno di dare nuovi contenuti al terzo dei campi di lavoro indicati nel proprio nome, e non c’è posto migliore di Scirarindi per cominciare a capire, conoscere, imparare tutto mondi e linguaggi. E comunque, se sindacati e gruppi ecumenici non andassero, questo ufficio ha nel DNA il ruolo di supplenza…
- I ragazzi di Lollove Mag e tutti quelli che fanno informazione e hanno della Sardegna un’idea diversa, meno paludata, più europea, queli che raccontano storie diverse e mondi futuri: se non è Scirarindi la vostra platea, chi può esserlo?
P.S. Ecco, di una cosa invece non si sente il bisogno: giri propandistici di candidati alle regionali, intenzionati a stringere mani. Ma questo, come suol dirsi, è un altro discorso e sarà fatto un’altra volta…
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