Troppa poca Europa nella campagna elettorale
A causa della campagna elettorale, dei vari impegni, del freddo e dell’influenza sono già due settimane che il gruppo dei blogger del lunedì non riesce a produrre il consueto articolo. Quello che segue è stato inviato ma non discusso la settimana scorsa (peraltro io ho smesso da un po’ di andare) e non si capisce bene se oggi si riuscirà a commentarlo oppure no. Nel frattempo qualcuno l’ha già pubblicato: quindi ho deciso di farlo anch’io, male che vada mi sarò messo in anticipo.
Come al solito l’articolo è stato o sarà pubblicato, oltre che su questo sito, su quelli di Fondazione Sardinia, Tramas de amistade, Aladin pensiero, Vito Biolchini, Sardegna soprattutto, Enrico Lobina, Madrigopolis, Forma paris, Tottus in pari e Esseblog.
Le foto a corredo dell’articolo sono state decise da me, non dall’autore, e sono dei buoni libri di lettura per riflettere in maniera tangenziale sull’argomento.
L’Europa cenerentola nella campagna elettorale e presente in modo insoddisfacente e poco politico nei programmi elettorali delle diverse coalizioni
di Franco Meloni
Come avvertiamo da osservatori politici e come conferma una recente ricerca, l’Europa o, meglio, le istituzioni dell’Unione Europea, sono sempre meno popolari agli occhi dei cittadini europei. Le politiche economiche e sociali dell’Unione Europea (a dir poco inadeguate, se non disastrose) sono emblematicamente rappresentate dalla drammatica situazione della Grecia e dalla imposizione di sempre maggiori sacrifici per il risanamento dei bilanci pubblici, che comportano livelli crescenti di povertà diffusa, soprattutto in alcuni paesi europei, tra cui l’Italia. Sarà per queste ragioni, che L’Europa è scomparsa dalla campagna elettorale sarda, in attesa di riapparire giocoforza in occasione delle elezioni del parlamento europeo che si terranno del prossimo maggio? La drammaticità della situazione europea non traspare in alcun modo nel dibattito politico elettorale e neppure nei programmi di governo delle coalizioni, che pure trattano l’argomento.
Al riguardo l’Europa e le politiche europee appaiono in modo significativo su quattro dei sei programmi elettorali facenti capo alle coalizioni, precisamente nei programmi del centro sinistra, del centro destra, di Sardegna Possibile e di Unidos. Solo qualche citazione nei programmi del Movimento Zona Franca e di Indipendentistas.
L’argomento è trattato in modo differenziato in termini di contenuti e spazio dedicati, ma anche con importanti punti comuni.
Il programma del centro sinistra insiste molto sulle opportunità fornite dai diversi programmi europei approvati, alcuni in attuazione (che enumera in dettaglio, evidenziando i rispettivi finanziamenti) e soprattutto dalla programmazione dei fondi 2014-2020; si sostiene la necessità di essere protagonisti nelle negoziazioni e bravi nella capacità di utilizzo di ingenti risorse che si rendono disponibili solo con capacità progettuali e organizzative. Così pure il programma di Unidos, che si caratterizza per una certa aggressività sulle cose che si possono fare anche con una migliore capacità negoziale con l’Europa e con qualificata presenza nella rappresentanza comunitarie delle isole. Il programma del centro destra sottolinea la continuità con ciò che già si sta facendo; si tratta quindi, come era peraltro ovvio da parte dell’amministrazione uscente, di continuare nella strada intrapresa, centrando gli aspetti di nuova negoziazione sulla rivendicazione di trattamenti di favore legati all’insularità, con il perseguimento del riconoscimento di vantaggi fiscali rappresentati soprattutto dalla zona franca integrale. Il programma di Sardegna Possibile denuncia l’inadeguatezza della presenza della regione nelle sedi del potere comunitario, anche per debolezza organizzativa e si batte perché i sardi possano contare su una loro circoscrizione elettorale per l’elezione dei propri rappresentanti nel parlamento europeo. Tra i programmi citati quelli del centro sinistra, di Unidos e di Sardegna Possibile puntano all’esercizio di un importante specifico ruolo della Sardegna nei rapporti con i paesi mediterranei, specie della sponda sud. Nessun approfondimento invece sulla fondamentale questione dell’istiuzione delle “macro regioni” per l’attuazione comune dei programmi comunitari, significativamente incentivate dall’UE, che per la Sardegna dovrebbe privilegiare l’aggregazione di regioni insulari e mediterranee.
Si osserva ancora come per quanto si riferisce agli aspetti di gestione istituzionale delle politiche comunitarie, bastava fare preciso riferimento alla buona legge regionale 30 giugno 2010, n.13 (Disciplina delle attività europee e di rilievo internazionale della Regione autonoma della Sardegna), finora largamente inattuata. Ma ci chiediamo quanto questa normativa sia conosciuta dagli stessi partiti e dai loro esponenti politici!
Detto questo, complessivamente appare una sottovalutazione dell’importanza dell’Europa, se non in prevalenza per la sua funzione di bancomat nell’erogazione di finanziamenti. Non si coglie in nessun programma una sufficiente tensione per un’Europa nuova e diversa, che si traduce nell’impegno per l’Europa dei popoli, la quale deve assumere configurazioni istituzionali di tipo federativo. Eppure è abbastanza diffuso, seppure con diverse gradazioni, il concetto che qualsiasi forma di indipendentismo o sovranismo efficace, di cui sono portatrici formazioni politiche presenti in tutte le diverse coalizioni, non possa che iscriversi nella realizzazione della nuova Europa qui sinteticamente richiamata.
Desta poi sorpresa e amarezza che la proposta di legge per l’istituzione della circoscrizione elettorale sarda per l’elezione dei rappresentanti della Sardegna nel parlamento europeo sia del tutto assente non solo nei programmi delle coalizioni, con la lodevole eccezione del programma di Sardegna Possibile, ma soprattutto negli impegni dei partiti.
Concludiamo facendo nostro l’appello del prof. Paolo Fois, contenuto in un suo recente intervento sulla stampa isolana: «Con un’Europa il cui baricentro si allontana dal Mediterraneo, e nella quale le pressioni per imporre nuove regole del gioco si moltiplicano e si rafforzano, non c’è più posto per approssimazioni e dilettantismi». Trasformando un suo interrogativo in auspicio diciamo che dobbiamo richiedere ai candidati e alle coalizione consistenti integrazioni programmatiche con «precise e convincenti indicazioni circa le prospettive concrete di un cambio di rotta radicale anche nella politica da seguire nelle questioni che coinvolgono l’Europa».
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