Il giardino dei giochi (non proibiti)
Il mio amico Alberto Pintus ha pubblicato su Facebook una foto molto suggestiva, facendo notare, giustamente, che si tratta di un’idea molto bella:
Ho fatto una rapida ricerca via web e ho visto che la cosa è stata realizzata a Firenze e chiamata, appropriatamente, Il giardino degli scacchi (c’è una discreta spiegazione sul sito Nove da Firenze).
Come giustamente fa notare Alberto, è una cosa carina, facilmente realizzabile e non particolarmente costosa (a Firenze i tre tavolini sono stati donati da un privato, ma comunque non sono operazioni onerose).
Naturalmente il fatto che i tavolini ci siano non comporta, automaticamente, che vengano anche usati: su questo forse Nove da Firenze è un tantino ottimistico
uno spazio con tre tavoli dotati di altrettante scacchiere per permettere agli appassionati di giocare all’aperto e di socializzare
mentre io non vedo proprio frotte di giovani e anziani appassionati darsi convegno immantinente nel nuovo arengo scacchistico, ma non è questo l’obiettivo. L’arredo urbano non è solo utilitaristico, esprime una visione della città e della persona. Non si mettono attrezzature ludiche a disposizione solo perché siano usate, ma perché si veda che ci sono: è come per le statue – non tutti capiranno i Dormienti dei Giardini Pubblici di Cagliari, ma finché sono lì qualcuno potrà notarli ed essere toccato dalla bellezza, e la città che mette un’opera d’arte in un suo giardino sta facendo un’affermazione di principio che dice che lo spazio pubblico non è fatto solo di panchine e segnali stradali. Per le attrezzature ludiche è lo stesso, il riconoscimento di un ulteriore spazio della cultura e della convivenza civile.
Considerato questo, e pensando che qualche volta qualche consigliere comunale passa da queste parti, mi permetto di suggerire che se si volesse fare qualcosa del genere a Cagliari (collocazioni a caso: la galleria della MEM, le panchine coperte del parco dell’Ex-Vetreria, il nuovo giardino sotto le mura – l’importante è che ci sia un posto di ristoro o qualcuno in servizio per custodire le pedine e fornirle a richiesta) si potrebbe usarlo per allargare la visione di chi passa verso altre genti ed altre culture, predisponendo lo spazio non solo per gli scacchi ma anche per altri giochi: istintivamente mi viene in mente la dama, ovviamente, il mulino e il backgammon per rimanere in ambito europeo, ma sarebbe l’occasione buona per protendersi oltreconfine: sapete che ho una debolezza per il go, ma sarebbe bellissimo avere un tavolo con una scacchiera per l’awele (qui sotto in una bellissima versione, dal sito jeuxdecartes)
e il mondo africano e asiatico è pieno di altri bellissimi giochi di scacchiera (per farvi un’idea di quanti giochi esistano potete visitare questa pagina o naturalmente consultare Il dizionario dei giochi di Angiolino e Sidoti).
Forse io sono un appassionato, ma secondo me un giardino dei giochi di questo genere a Cagliari ci starebbe proprio bene, non trovate?