Generi da riscoprire
In questo periodo oltre a libri “nuovi” sto rileggendo due serie di romanzi che ho già abbondantemente letto e riletto.
Una è la serie di romanzi navali di Patrick O’Brian e l’altra sono i gialli di Raymond Chandler con protagonista Philip Marlowe. Potenza del palmare: ti porti dietro un sacco di libri e puoi passare con facilità da una lettura all’altra. Considerato che in questo periodo sto leggendo anche tutta la serie del Mondo disco di Terry Pratchett, che sto leggendo The blade itself di Joe Abercrombie (un buon fantasy moderno), che ho appena finito il penultimo Sandford (Silken prey, discreto), che sto recuperando a pezzi e bocconi un po’ di fantascienza dell’epoca classica, che ho finito da poco The pagan lord di Cornwell (siamo nel campo della rievocazione storica) e un paio dei romanzi originali di Conan Doyle, a parte tutto il resto delle letture mi trovo in una curiosa situazione di immersione a 360° nella narrativa di genere (tanto più se ci aggiungiamo magari anche la saggistica storica di The republic of pirates).
E mi è venuto da pensare. Proprio a partire dai pirati e dall’osservazione, che ho visto da qualche parte, che siamo in un periodo di abbondanza, con ben due serie, Crossbones e Black Sailz, dedicate a questa ambientazione. E naturalmente dietro c’è la corazzata di Pirates of the Caribbean.
Il mondo della narrazione di genere vive di queste riscoperte cicliche: i pirati erano popolarissimi in altre epoche del cinema e della letteratura, poi sono andati in letargo e quindi sono stati riscoperti.
Lo stesso è capitato, anni fa, per il filone degli avventurieri esploratori, quando Lucas ha deciso di reinventare il genere col suo Indiana Jones: era un genere praticamente estinto dall’epoca di Rider Haggard ed è ritornato improvvisamente mainstream. Vivacchia il western, è esploso il fantasy, sia nella versione high magic de Il signore degli anelli che in quella low magic di Game of thrones, e i serial tv hanno rilanciato recentemente sia le narrazioni in costume (Tudor, Borgias…) che il peplum (Spartacus, e c’è pure 300). Non parliamo dell’urban fantasy, che attualizza e ripropone un’altra serie di generi: dal mito del vampiro ai romanzi sentimentali avventurosi a un certo tipo di classici di fantascienza. E naturalmente milioni di gialli e thriller (libri, film, serial) testimoniano della salute, apparente, del giallo.
Ok, lo so che nel discorso fatto sinora faccio un tantino di confusione fra ambientazione e intreccio, ma fatemela passare: ci capiamo.
Mentre riflettevo su questo mi sono chiesto: quale sarà la prossima riscoperta? Qual è il genere che in questo momento conosce un momento di eclisse e aspetta di tornare alla ribalta?
È una di quelle domande perfettamente oziose che fanno la gioia dei nerd e degli appassionati, e se ce ne fossero fra i lettori di questo blog mi piacerebbe sentire le loro opinioni.
Se devo avanzare la mia opinione, a me sembra che due risposte possibili siano la space opera (e Galactica, lo dico? lo dico! è stato una grande occasione perduta) e la sword & sorcery (vale lo stesso per Conan, eppure è un tipo di personaggio che fra Tolkien e Martin dimostrerebbe una sorprendente freschezza, come protagonista di un serial).
Ma, sarà perché sono influenzato dalla rilettura di Chandler, mi pare soprattutto che la detective story sia un tesoro che chiede solo di essere rilanciato. Sembrerà strano, in mezzo alle centinaia di uscite di gialli in edicola, libreria e sullo schermo, ma io penso soprattutto alle storie da giungla d’asfalto, quelle in cui c’è un tizio che fra sé e l’inferno urbano può mettere solo un cappello, un impermeabile e una pistola. E, talvolta, una bottiglia di whisky.
Una storia così, forse, in questo momento non c’è.