Aggiornamenti e segnalazioni
Nel mondo
Nei giorni scorsi ho segnalato in giro un articolo di Internazionale che aiuta a farsi un’idea della situazione in Libia, smistandovi verso ulteriori approfondimenti. Lo trovate qui. Collegato al tema un articolo di Luca Sofri sul modo con cui viene raccontata la violenza e su ciò che può e deve essere esposto o viceversa non fatto vedere.
Un altro luogo di cui purtroppo forse sentiremo parlare in futuro è il Kenya: il perché è spiegato qui da Al Jazeera.
In Italia
La UIL ha pubblicato un rapporto sulla scuola italiana a raffronto con gli altri sistemi europei. Ai miei amici insegnanti è piaciuto, ma è probabile che abbiano letto solo la notizia su Repubblica. Se avete fretta ma volete comunque farvi un’idea di persona qui una sintesi del rapporto.
Cinema
Giorni fa avevo segnalato con una certa esitazione una recensione di Bella addormentata di Bellocchio da parte di Lee Marshall.
Concetti simili, anche se espressi con (molta) più durezza, fanno parte della recensione che ha fatto dello stesso film Michela Murgia. Il che ha suscitato sul suo blog un po’ di animazione: e francamente trovo i commenti che Michela ha ricevuto – al netto dei frequentatori abituali che spesso sono d’accordo a prescindere – disperanti. Un florilegio:
Poi, non è possibile ignorare che la cagnara cattolica sul caso Englaro è stata semplicemente una vergogna davvero indegna di un paese civile.
I toni della sua critica sembrano ahimé replicare quell’acredine da ottuso e finto estremismo cattolico che ha reso disgustoso il dibattito attorno ad un dolore privato che ha voluto e dovuto diventare pubblico.
Mi par di capire però che sul caso di Eluana Murgia la pensi diversamente da Bellocchio e allora è impossibile che il film le piacesse. Se un pro-choice gira un film sull’aborto, è impossibile che chi è contrario all’aborto lo gradisca pur con tutta l’apertura possibile, ci sono certi temi su cui le divisioni non possono essere superate oppure possono esserlo solo con una fatica immane
Il massimo (minimo) è
Mi dispiace Michela: io ti seguo spesso e apprezzo davvero quello che scrivi sulla questione femminile. Mi trovo spesso d’accordo con te. Ma a volte non capisco la tua posizione di credente cattolica in perenne polemica con la chiesa. Che ti incazzi se viene criticata la chiesa su alcuni temi, e invece tu sei sempre libera di criticarla su altri. Il cattolicesimo, come ogni altra religione, ha i suoi dogmi che vanno rispettati se ci si vuol chiamare cattolici, e tra i dogmi c’è l’infallibilità del Papa. Se non ci credi come me (e leggendo Ave Mary direi proprio che tu contesti questa presunta infallibilità) allora non ci si può più chiamare cattolici. Purtroppo una religione non è un posto dove esercitare il libero pensiero ma obbedienza: proprio per questo mi infervoro quando leggo le tue riflessioni intelligenti, continui a dirti cattolica.
Insomma, Bella addormentata è un’opera che, siccome è dalla parte giusta, allora non può essere criticata. Sarà per una curiosa legge del contrappasso che vengono usati contro i cattolici ragionamenti (non si può scherzare, criticare, eccetera su certe cose) da loro utilizzati in altre occasioni in passato. Gli argomenti in difesa di Bella addormentata assomigliano, mutatis mutandis, a quelli proposti contro L’ultima tentazione di Cristo, per citare un caso che ricordo piuttosto bene – e taccio dell’attuale disastro sul profeta. Si vede che anche il pensiero laico ha i suoi feticci. Quello che dispiace di più, comunque, è l’impossibilità di uscire dal terreno dello scontro ideologico: o stai di qua o di là, se non critichi sempre la Chiesa sei incoerente e comunque se la pensi in un certo modo non puoi pensarla in nessun altro. Iside Spanu andò a vedere L’ultima tentazione di Cristo e sentenziò: «Bellissimo!». Dev’essere che erano altri tempi. Comunque, massima solidarietà a Michela (come sarà che spesso non sono d’accordo con lei ma finisco sempre per esprimerle solidarietà? Boh).
Fumetti
Giovedì sono stato ospite di Paolo Maccioni a Cono Sur su Radiopress. Abbiamo chiacchierato di fumetto argentino e sudamericano (e italiano). A me sembra di avere fatto una figura barbina, piena di ehm, aaah, uhm e altre cose poco radiofoniche. Ad altri però è piaciuta: se vi va di ascoltarla andrà in replica domenica alle 19 sui 93.5 FM (oppure alla stessa ora si può ascoltarla in streaming).
Strange days
Repubblica ha pubblicato avant’ieri un articolo sulla “guerra dei brevetti” e sui soggetti che, in vista di queste battaglie, accumulano munizioni (pardon, brevetti). È un punto di partenza interessante per chi vuol farsi un’idea. Dopo che ve la siete fatta, scegliete il software libero e il copyleft. Spesso è letteralmente questione di vita e di morte, come in questo caso.
Ho già menzionato il fatto che si discute sulla capacità dei social networks di influenzare scelte e comportamenti delle persone, in particolare politici. Se la settimana scorsa prevaleva lo scetticismo, adesso ci sono studi sulle scorse elezioni americane che vanno in senso contrario. Quello che mi pare certo è che tutti stiano cercando di capire se e quanto vale la pena di investire su questi media: come con questa ricerca pubblicata su Science. A quanto pare se il vostro status sentimentale è “in una relazione complicata” siete meno credibili. Lascio alla vostra curiosità di andare a verificare con i vostri, com’è che si diceva?, ah si, influencer.
Più interessante, invece, la notizia che la ricerca di informazioni va spostandosi da Google verso i social network: informazione che sarà magari da verificare in altro modo, ma potenzialmente piuttosto significativa.
Chiesa
È in svolgimento il convegno catechistico della mia diocesi (titolo: Raccontare la fede nell’era di Facebook), che per il momento è stato piuttosto interessante. L’enfasi è sui linguaggi, ovviamente. Sono stati presentati una serie di video preparati dalla CEI in vista del prossimo Anno della Fede che tentano di esprimersi con un tono e un taglio più vicini alla sensibilità contemoporanea: la semplice presentazione di una immagine di Gerusalemme non oleografica e zeffirelliana ha suscitato sconcerto nelle catechiste (ma… ma?!… ma!!… si vede una moschea!!!) perciò direi che c’è del lavoro da fare; d’altra parte un po’ lascia perplessi un’espressione del relatore come: «La CEI ha deciso che questo è il trend, ormai» (il trend? ma come parli?! e la CEI decide le scelte pastorali sulla base dei trend, qualunque cosa questo voglia dire?), e soprattutto è stata pronunciata la temuta frase: «Bisogna adeguarsi ai tempi», in nome della quale si sono fatte nefandezze pastorali senza fine. In materia rimango affezionato a Catone il Censore e al suo rem tene, verba sequentur (che più o meno fa: sappi le cose da dire e le parole ti verranno in mente al momento) che mi pare paradossalmente più evangelico, ma occhio: Catone aveva studiato coi migliori maestri di retorica, non si aspettava di trovare il modo giusto di esprimersi così, per miracolo.
Sono un non religioso quindi alcuni ragionamenti di certo non sono allineati sulla dottrina, che peraltro conosco in maniera lacunosa.
Mi stupisco continuamente della capacità delle persone di non saper distinguere il buon vivere civile alla ricerca della felicità dall’acredine verso chi la pensa in maniera diversa, fondendoli spesso in una soluzione amarognola dall’odore pungente.
Trovo oltremodo palese che la Chiesa come istituzione sia in profonda difficoltà per molteplici motivi:
– non è un’organizzazione mutevole come tutte le altre esistenti per il semplice motivo di essere troppo anziana e con regole mutate nei millenni. Non è semplice modernizzare una macchina organizzativa simile già dal punto di vista tecnico, figuriamoci ideologico.
– Il pensare civile si evolve in maniera estremamente più veloce del pensiero religioso per il semplice fatto che ogni scelta deve essere ponderata ed applicata agli scritti della dottrina, che reputo oramai totalmente differente dalla sua origine.
– le ingerenze politiche non possono far stagnare la nostra stessa società che, a dispetto delle credenze di ognuno, è popolata di persone profondamente diverse nei valori e pensieri e che, indipendentemente dal pensiero del governante, devono essere tutelate.
Mauro, onestamente non ho capito il punto centrale – o perlomeno il collegamento con l’articolo.
Per il resto, provo difficoltà a discutere, perché non condivido le premesse: per esempio sarei scettico sulla possibilità di separare nettamente la Chiesa-istituzione dalla Chiesa-non istituzione, quindi se la Chiesa è in difficoltà non lo è l’istituzione, ma tutta la Chiesa, e perciò il motivo non può essere di tip tecnico-organizzativo, politico o ideologico (tutti termini che non facilmente si applicano a una realtà religiosa, peraltro). MA ripeto che non sono sicuro di avere capito il tuo pensiero.
Nell’articolo hai citato tutta una serie di personaggi e situazioni che riflettono una moltitudine di concetti morali che le persone sviluppano. La Chiesa non ritengo sia al momento in grado di seguire e contestualizzare con sufficiente chiarezza tali dubbi e ragionamenti all’interno della vita di tutti i giorni. L’inadeguatezza di chi gestisce poi certa comunicazione come hai mostrato nell’articolo è la naturale conseguenza della stagnazione dell’istituzione ecclesiastica.
A proposito della situazione in Kenia vorrei segnalarti un articolo molto interessante di Alex Zanotelli che descrive con verita’ la realta’ di quel paese. E’ datato 1993; la situazione e’ solo peggiorata per i poveri.
http://www.pretioperai.it/index.php?option=com_content&view=article&id=174:dalla-frontiera-della-sofferenza-umana&catid=100:1993-n23-dai-sotterranei-della-storia&Itemid=79
Pingback: Nel frattempo…