Il tenero Peter e la rossa esplosiva
Non so se l’avete mai intuito, ma le puntate di Oggi parliamo di libri le faccio soprattutto per me stesso.
Non mi riferisco solo al fatto che fare la radio mi diverte davvero tanto, moltissimo, ma soprattutto al fatto che mentre preparo le puntate faccio continuamente delle scoperte, mi si aprono dei sentieri inaspettati e vengo condotto, da un libro all’altro, verso riflessioni che non avevo mai fatto.
Il che probabilmente è bene per me e male invece per la qualità delle singole puntate, dove talvolta ho l’impressione di procedere un po’ a tentoni, però certo questo crea degli strani accostamenti che magari sono interessanti e comunque rendono imprevedibile Oggi parliamo di libri.
Quest’anno mi è capitato abbastanza spesso: uno di questi percorsi inaspettati (quello che è partito dalle fiabe per arrivare alle narrazioni orali) l’ho dichiarato esplicitamente; un altro è quello nato casualmente con la puntata su Jack Frusciante, ricordando la battuta di Brizzi sul destino di Alex e Aidi, ma che si ricollega anche a alcuni interrogativi riguardanti la passione per il lieto fine che sembra dominare il gusto contemporaneo (ne avevo parlato da ultimo durante la puntata sui libretti d’opera).
In questo caso la domanda da cui partivo ero: ma perché gli autori si rifiutano, generalmente, di parlare di storie d’amore di lunga durata? Perché abbandonano i loro eroi proprio quando avrebbero raggiunto la felicità?
Ci sono motivi di tipo narrativo, ovviamente, che sono stati abbondantemente sviscerati da Aristotele in poi, ma la domanda mi sembrava comunque interessante, e questa doveva essere la puntata in cui dare una risposta.
Siccome io lavoro coi libri, in trasmissione, cercavo una storia che mi facesse da guida nel parlare. Non ricordo come sono arrivato a Peter Parker e a Mary Jane, ma sul momento mi è sembrata una buona soluzione.
In realtà la complessità della storia del simpatico arrampicamuri di quartiere e della rossa conturbante si è rivelata più complessa da raccontare del previsto e quindi, come spesso mi succede, sono andato lungo coi tempi, tanto da decidere che dell’argomento avrei parlato anche nella puntata successiva, come sentirete quando caricherò anche quella.
Presa a sé stante questa resta comunque una puntata che credo appaia un po’ di transizione ma divertente e che per chi non sia avvezzo ai fumetti – soprattutto di supereroi – può gettare un po’ di luce su come lavorano gli autori di questo genere. Certo mi dispiace che, avendo avuto l’intenzione di parlar d’altro, non mi sia concentrato di più su tutta una serie di altre tematiche che riguardano più specificamente la testata (le testate, veramente), fra le più complesse dell’universo narrativo Marvel e soprattutto sui due personaggi, sul loro modo di vivere la loro storia d’amore, sugli altri obiettivi di vita che i vari sceneggiatori man mano gli hanno proposto e così via: in realtà riflettevo proprio stamattina che sull’Uomo Ragno ci si potrebbe fare un’intera serie di trasmissioni, tanto è il materiale che offre.
Come pausa musicale, dopo molte esitazioni, i REM.
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