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Il Re Cervo a Oggi parliamo di libri

La settimana scorsa ho pubblicato qui sul sito le puntate di Oggi parliamo di libri dedicate a Corneille e Racine; la vicinanza cronologica di questi due autori con Molière deve avermi confuso, perché non mi sono accorto che facendoli succedere immediatamente al Tartufo saltavo due puntate intermedie, quelle nelle quali avevo proseguito il racconto dell’evoluzione della commedia e della morte (temporanea, come vedremo) della Commedia dell’Arte e nelle quali avevo parlato del Re Cervo di Gozzi e de La locandiera di Goldoni.

Re Cervo – Carlo Gozzi

Come ho detto in trasmissione sono molto affezionato al Re Cervo che è probabilmente l’opera teatrale che ho visto più spesso a teatro negli ultimi anni, sempre nell’allestimento curato da Francesco Origo e dalla compagnia çàjka. Rileggere il testo per preparare la puntata mi ha fatto capire di più il lavoro compiuto da Origo, che taglia in realtà buona parte della parte fantastica (scompare il mago Durandarte, per esempio, e risulta molto attenuata tutta l’ambientazione orientaleggiante) e si libera anche della parte in realtà più direttamente debitrice della Commedia dell’Arte, eliminando i tre personaggi di Smeraldina, Brighella e Truffaldino e i loro intermezzi comici: a fronte di queste rinunce rimane una idea di teatro capace di creare l’illusione e la magia con pochi mezzi ma molte invenzioni, come doveva essere in fondo nelle possibilità delle compagnie dell’epoca di Gozzi. Avendo riletto il testo non sono più così convinto che questo lavoro sia davvero fedele all’originale, ma vale qui il detto che tradurre (e fare adattamenti teatrali) equivale sempre a tradire.

Re Cervo - Centro di Teatro Internazionale - regia di Olga Melnik - Teatrika 2012
Re Cervo – Centro di Teatro Internazionale – regia di Olga Melnik – Teatrika 2012 (come pure le altre foto qui sotto)

In realtà però la puntata era dedicata a Gozzi e non a çàjka e riascoltandola la trovo interessante ed equilibrata ma curiosamente fuori bersaglio e ricca di occasioni perdute. D’altra parte a questo serve commentare le puntate sul sito: approfitto di questa occasione per elencare alcuni altri motivi di interesse della commedia dei quali non sono riuscito a parlare alla radio.

Dal punto di vista specifico dell’opera, intanto, non ho citato il personaggio di Angela, che è uno dei due principali motori della narrazione (l’altro è ovviamente Tartaglia) ed è un gran bel personaggio. Una volta o l’altra mi piacerebbe fare un viaggio letterario alla ricerca delle “donne di spirito”, di animo nobile e lingua lunga, e Angela sarebbe certamente una tappa. Non sono abbastanza ferrato per capire quanto Gozzi la proponga in maniera innovativa rispetto a, poniamo, la Colombina del Tartufo e quanto ci sia già in Angela di eroine successive sullo stile di Lizzie Bennet: lo lascio come pista di ricerca a gente che ne sappia più di me (naturalmente il tema non è puramente letterario: la comparsa di queste donne capaci di badare a se stesse senza essere virago come Medea segna l’evoluzione della condizione femminile e l’ascesa della borghesia, a occhio).

Re Cervo 3Un’altra cosa che ho solo accennato e che meritava di essere evidenziata è il ruolo assolutamente centrale di Gozzi nella costruzione del gusto per il fantastico tipico di parte del Settecento: qui ho richiamato di getto e senza essermi preparato Il flauto magico di Mozart, salvo poi essere assalito da dubbi amletici (era Gozzi davvero precedente? e Mozart poi conosceva Gozzi?). A casa ho controllato e ho scoperto di avere ragione: sono soddisfazioni.

Un discorso analogo vale per il gusto per l’orientalismo che qui Gozzi largamente anticipa e che poi troverà mille espressioni soprattutto nella Francia pre-rivoluzionaria e rivoluzionaria per poi trionfare definitivamente con la conquista dell’Egitto e le ricerche archeologiche in tutto il Medio Oriente: non c’entra moltissimo con la storia del teatro ma era probabilmente interessante farlo notare.

Re CervoMa ciò che in realtà manca davvero, credo, è esattamente il motivo per il quale avevo deciso di parlare di Gozzi: per far vedere come il trionfo del teatro di Goldoni, razionale, borghese, naturalistico, con personaggi a tutto tondo e ben caratterizzati non fosse giunto senza lotta da parte degli oppositori e come questa lotta avesse dato esiti sorprendenti: Gozzi parte dal difendere la Commedia dell’Arte e la tradizione e arriva a inventare un nuovo genere di teatro, per esempio. E sebbene perdente riesce però a creare un’alternativa intellettualmente abbastanza solida da sopravvivere e ricomparire in forme inaspettate fino al giorno d’oggi. Questo avrei voluto dire ma, ahimè! mi sono un po’ perso.

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