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Cate che avrà vent’anni nel 2020

Bellas mariposas (Salvatore Mereu, 2012)

Caterina ha dodici anni e vive in una famiglia disfunzionale, in un condominio disfunzionale abitato da altre famiglie disfunzionali, in un quartiere disfunzionale, periferia di una città bellissima che fa finta che quel quartiere – e i suoi abitanti – non esista.

Quando dico disfunzionale, uso un eufemismo: vorrei che chi non ha letto il racconto di Atzeni da cui è tratto il film (gli altri sanno di cosa parlo) capisse che il livello di disperazione individuale in cui sono gettate le vite di Caterina e di tutti quelli che la ragazzina conosce sono di gran lunga superiori a quelli di una Gomorra qualunque, ammesso che fare graduatorie del genere abbia senso: Caterina e il suo quartiere vivono nell’abiezione. Come è abbietta la storia di fondo: il fratello maggiore di Caterina, Tonio, vuole ammazzare il suo fidanzatino, Gigi, per ripicca verso l’irraggiungibile madre di questo. In una lunga giornata, un 3 di agosto, Caterina deve decidere se avvisare e salvare Gigi, ma molte cose si frapporranno in mezzo.

Se l’avesse girato il Marco Risi di Mery per sempre (e soprattutto di Ragazzi fuori) Bellas mariposas sarebbe stato un pugno nello stomaco intollerabile. Fedele all’impostazione data dalla scrittura di Atzeni invece Mereu confeziona un racconto che riesce nell’impresa apparentemente impossibile di essere contemporaneamente realistico e trasognato, crudissimo eppure spensierato. Lo fa, ancora una volta rispettando il racconto di Atzeni, scegliendo integralmente il punto di vista di una preadolescente che ha già scoperto tutto della vita – in quel quartiere non potrebbe essere altrimenti – ma che è ancora del tutto innocente.

La scelta di un punto di vista simile richiede qualche acrobazia e qualche sacrificio da parte di Mereu: il monologo di Caterina, che sulla pagina era perfetto, è reso con la violazione continua della quarta parete, l’uso di Caterina stessa come voce narrante e il dialogo diretto col pubblico. Il tutto arranca un pochino – anche a livello di recitazione – nella prima parte, che serve a mettere in scena i personaggi e a delineare la personalità di Caterina, mentre diventa molto più fluido man mano che la giornata si dipana e gli avvenimenti si susseguono: giova – anche qui anche a livello di recitazione – l’entrata in scena di Luna, la migliore amica di Caterina.

Un punto di vantaggio che Mereu segna rispetto alla storia originale di Atzeni (me la sono riletta stanotte per controllare) è nella concatenazione perfetta degli eventi che conducono a caduta verso lo scioglimento finale, un ottimo risultato di sceneggiatura e di regia.

Di nuovo, però, in questa gara immaginaria fra regista e autore, il film tende un pochino ad arrancare nel finale, laddove il realismo magico dell’arrivo di Aleni la coga, cioè Elena la strega, funziona molto meglio sulla pagina che sullo schermo: e la conclusione delle storie che la magia di Aleni annoda, cuce o separa, per quanto soddisfacente, sembra un po’ irrisolta (anche se il finale è di nuovo perfetto).

Mereu mostra gran capacità nel dirigere gli attori e nel piazzare la macchina da presa. Bravissime le ragazzine, soprattutto quando possono essere se stesse e non sono costrette dentro la gabbia del dialogo col pubblico, che fa risaltare il fatto che sono, dopotutto, delle dilettanti. E fantastico e scelto meravigliosamente è l’ampio cast di caratteristi, per la maggior parte presi dalla strada. Cagliari è ripresa, credo intenzionalmente, come un dato di fatto e senza nessuna oleografia, e nonostante questo è bellissima, e non poteva essere altrimenti. In contrasto Santa Lamenera – il film come il racconto nomina con esattezza tutti i luoghi di Cagliari ma maschera il quartiere, fino al punto di cambiare i numeri delle linee degli autobus, e io mi adeguo – è per contrasto desolante come è giusto, anche qui senza compiacimenti, e con degli squarci magnifici verso il mare che fanno eco alle speranze di Caterina: forse un giorno sarà davvero una rockstar, o forse sarà semplicemente felice.

P.S. So che il film ha avuto qualche problema di distribuzione: se siete in Sardegna, non fatevelo sfuggire. Se non siete in Sardegna… cercatelo: lo merita!

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