Umana pietà
Il problema, tendenzialmente, è pensare che in certi ruoli ci si vengano a trovare sempre gli altri, e mai noi
Ieri, come forse qualcuno ha sentito, a Oggi parliamo di libri ho citato I miserabili di Hugo. In realtà la puntata era dedicata all’Hernani, ma in testa io avevo soprattutto I miserabili e ripensavo a una cosa che spesso mi viene in mente ultimamente.
Hugo la pistola in casa non l’avrebbe voluta.
Si, sto pensando alle storie sulla legittima difesa.
Dicevo, Hugo in casa la pistola non l’avrebbe voluta. Meglio: i suoi personaggi – e soprattutto i suoi lettori, che erano come i suoi personaggi – non l’avrebbero voluta.
Ma non per astratte convinzioni ideologiche. O per un generico buon cuore, o correttezza politica: I miserabili è il grande affresco dell’umana pietà e della redenzione dei cuori, di tutti i cuori, ma non sto pensando a una sua capacità di motivazione di questo genere.
Penso a una motivazione molto più concreta: che i lettori de I miserabilii sapevano benissimo che altrimenti, secondo come andava, in una casa buia con un padrone incazzato che ti spara all’impazzata ci si potevano trovare loro. Sapevano cioè che come per Jean Valjean il confine fra rispettabilità e disperazione, fra fortuna e sfortuna, fra stare dentro la porta e fuori della porta, fra cacciatori e cacciati, è labile. Molto labile. E come i lettori de I Miserabili questa è una cosa che ha saputo, credo, la maggior parte degli italiani per la maggior parte, almeno, del secolo scorso.
So per certo che lo sapeva mio padre, per dire, ma non c’è un adulto dell’Azione Cattolica che io abbia frequentato o un vecchio compagno del partito che non lo sapesse.
In sintesi: ti ci puoi trovare tu.
Forse perché era la saggezza di lunga portata della cultura contadina, o perché avevano passato la guerra, non so, ma c’era una coscienza della precarietà della vita e dei limiti nei quali il vivere civile va contenuto per non compromettere ulteriormente la speranza di vita.
Si è persa questa coscienza?
Si, credo che ci sia persa.
Credo che tante persone appartenenti a fasce sociali fragili, anche molto fragili, fatichino a immaginarsi appena più fragili, appena più deboli, e assumano invece i modelli e la pretesa di sicurezza di chi è molto più garantito. Se sento dire che si può tenere la pistola in casa e sparare al ladro senza se e senza ma mi immagino che questo consentirà a me di sparare all’immigrato che viene a sottrarmi diritti, non che consentirà a uno di sparare a mio figlio il giorno che stupidamente proverà uno scippo.
Cosa credete che potrà capitare più probabilmente nella mia vita? Che spari io a un altro o che sparino a mio figlio? La risposta la sapete.
«Toccherà agli altri».
La grande trappola.
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