Giocarsi la vita nella catastrofe – una citazione per il Giorno della Memoria
Sto rileggendo I dilemmi diletti del gioco di Enrico Euli per prepararmi per un seminario che devo tenere a Viterbo lunedì prossimo – nel quale, peraltro, non ancora bene cosa dire – e ci trovo una citazione notevole di Etty Hillesum (ovviamente Enrico ha letto di tutto).
È una citazione sul giocarsi la vita sempre e nonostante tutto – giocare il gioco, e non lasciare che il gioco giochi il giocatore – ma mi pare anche adatta al Giorno della Memoria, e quindi ve la propongo:
Mi chiedo che cosa farei effettivamente, se mi portassi in tasca il foglio con l’ordine di partenza per la Germania, e se dovessi partire tra una settimana. Supponiamo che quel foglio mi arrivi domani: cosa farei? Comincerei col non dir niente a nessuno, mi ritirerei nel cantuccio più silenzioso della casa e mi raccoglierei in me stessa, cercando di radunare tutte le mie forze da ogni angolo di anima e corpo. Mi farei tagliare i capelli molto corti e butterei via il mio rossetto. Cercherei di finire di leggere le lettere di Rilke. Mi farei fare dei pantaloni e una giacchetta con quella stoffa che ho ancora per un mantello d’inverno. Naturalmente vorrei ancora vedere i miei genitori e racconterei loro molte cose di me, cose consolanti – e ogni minuto libero vorrei scrivere a lui, all’uomo di cui so già che mi farà morire di nostalgia. Certe volte mi sembra di morire già adesso, quando penso che dovrò lasciarlo e che non saprò più niente di lui. Tra qualche giorno andrò dal dentista per farmi otturare tutti quei denti bucati: sarebbe proprio grottesco che mi venisse mal di denti. Mi procurerò uno zaino e porterò con me lo stretto necessario, poco, ma tutto di buona qualità. Mi porterò una Bibbia e quei libretti sottili, i Briefe an einen jungen Dichter, e in qualche angolino dello zaino riuscirò a farci stare lo Stundenbuch?