Fer-de-Lance
Fer-de-lance (Rex Stout, BEAT 2011)
Inizio mediocre del ciclo di Nero Wolfe, checché ne dica Goffredo Fofi nell’altrettanto mediocre introduzione.
I tic di Wolfe e Goodwin ci sono già quasi tutti: manca la misoginia patologica di Wolfe e qualche altra cosa, e Wolfe è ancora troppo schiacciato sui detective “geniali” da Holmes in poi, ma sostanzialmente il cast è quello defintivo.
Quello che non va è il tono sentenzioso-filosofico, che Stout successivamente imparerà a controllare meglio, e soprattutto il meccanismo del giallo funziona così così: la tensione viene sciolta troppo presto (da circa due terzi tutti sanno chi sia l’assassino) e da lì in poi il libro oscilla fra giallo e romanzo d’avventura, mentre anche il finale è abbastanza insoddisfacente.
Il romanzo si salva soprattutto perché Goodwin è già un supremo punto di vista narrativo, e perché la storia è sufficientemente accattivante e ha almeno un punto di forza rispetto a molti romanzi successivi: le oscillazioni verso l’hard boiled mettono in campo un cast veristico di comprimari e figuranti molto divertente (soprattutto il gruppo delle donne italiane) che successivamente sarà sempre un po’ più stereotipato.
Recensione pubblicata su Anobii a maggio 2012. L’editore Beat sta ripubblicando in italiano tutto il ciclo di Nero Wolfe.
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