Ancora su Goebbels e le fake news (e la sinistra)
Manco a farlo apposta, vedo ieri condiviso un articolo su Left a firma Giulio Cavali con le “famose” undici regole di Goebbels (se non sapete di che parlo, leggete qui).
Ora, Giulio Cavalli è un giornalista vero, noto per lavori di inchiesta e per la compromissione sociale. E Left è una rivista vera, con un direttore responsabile vero e un comitato di redazione vero.
E quindi la domanda è: fare un articolo così, nel quale prendi una roba della rete e la riproponi paro paro, senza un commento, una tua introduzione, un ragionamento… senza nulla, ecco, fare un articolo così, che giornalismo è?
E una rivista che da un contributore accetta un articolo così e lo pubblica così, solo mettendoci a cappello una bella immagine, che rivista è? Che linea editoriale ha? Che qualità dell’informazione garantisce?Ed è qui, credo, il punto centrale per il quale credo sempre più che la campagna sulle fake new (e sui populismi) sia a sua volta una gigantesca operazione di propaganda: perché i media tradizionali usano esattamente le stesse metodiche dei cosiddetti canali alternativi, presentano le stesse notizie e, alla fin fine, si comportano esattamente allo stesso modo.
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