Sesso all’università
NOTA: Questo articolo non è adatto ai minorenni e probabilmente neanche a essere letto sui luoghi di lavoro. Non c’è niente di che (è la traduzione di un articolo di un importante quotidiano americano) ma il contenuto è piuttosto esplicito. Se siete minorenni andate a leggere altro; se siete adulti fate un attimo mente locale prima di proseguire.
Il fornitore quotidiano di letture mi ha segnalato, alcuni giorni fa, un articolo del New York Times con una serie di brevi interviste a giovani americani sul tema sesso e consenso. L’ho trovata una lettura molto interessante e quindi l’ho tradotta. Non faccio osservazioni preliminari, lasciando all’introduzione dei due curatori, se non per far notare un paio di cose che mi hanno colpito: da una parte l’assoluta mancanza di educazione sentimentale della maggior parte degli intervistati, che pure sono giovani ma non propriamente ragazzini e oltretutto studenti universitari, dall’altra l’onnipresenza di alcool e in generale la quantità di occasioni nel quale il sesso è affrontato da ubriachi. La mia formazione religiosa mi porta anche a notare alcune altre cose sulla libertà sessuale (del genere: ti sei fatto il letto e ora ti tocca dormirci) ma penso che sia meglio lasciarle ai commenti successivi. Infine, il gruppo degli intervistati presenta pochi maschi e credo che una indagine più approfondita fra loro sarebbe molto interessante.
Ho mantenuto i link originali dell’articolo come pure le immagini, che peraltro non potevo tradurre e ho lasciato come erano: ho fatto quel che potevo con le didascalie. Avevo tradotto l’espressione lievemente spregiativa tease, riferita a ragazze che giocherebbero a attirare l’interesse dei maschi per poi sottrarsi al corteggiamento, con civetta, anche se probabilmente in Italia nessuno sotto gli ottant’anni userebbe l’espressione: un’indagine su Facebook mi ha fornito in alternativa profumiera, gatta morta, maliziosa, provocatrice, sciampista (sic), paracula, fare la preziosa, casta tentatrice e perfino l’improbabile conturbante di professione, ma anche i più terragni figa di legno, troietta, puttana e arrizzacazzi (uno dei miei post su Facebook più commentati, complessivamente, da uomini e donne indifferentemente): pur ringraziando i miei contatti, alla fine ho scelto il verbo tirarsela o frasi simili.
45 storie di sesso e consenso al campus
di Jessica Bennett e Daniel Jones
Come sa chiunque abbia annaspato attraverso un incontro sessuale, nella vita reale il sesso può essere molto più complicato di un manifesto che dichiara: «Il consenso è sexy». Tanti sono ancora confusi su ciò che costituisce consenso in campo sessuale e parlarne al momento può essere imbarazzante.
Nei campus universitari una combinazione di alcool, inesperienza e aspettative differenti su come si suppone che ci si debba comportare serve solo a rendere più acuta la confusione.
Al tempo di #MeToo, il dibattito su come gestire il consenso sessuale è divenuto più risonante che mai. Molti incontri sessuali sembrano aver luogo in una cosiddetta zona grigia composta di incomprensioni, negazione della realtà, razionalizzazione e, talvolta, rimorso.
Volevamo esplorare questa complessità quando abbiamo chiesto agli studenti universitari di raccontare le loro storie di provare a orientarsi in questa zona grigia: cosa si aspettavano, come hanno negoziato il consenso e affrontato il seguito, e quale consiglio darebbero ai loro se stessi più giovani. Queste sono le loro storie.
– Jessica Bennett e Daniel Jones
Un progetto di Modern Love e della Gender Initiative del New York Times – 10 maggio 2018
I. Attese
In questa prima serie di quattordici brevi racconti gli studenti descrivono i loro sentimenti durante l’avvicinamento a un incontro. Molti avevano delle reticenze nel mettersi in una situazione in cui un rapporto sessuale era [un risultato] probabile, ma sono andati avanti lo stesso.
Abbiamo chiacchierato dei nostri corsi e abbiamo riso della rispettiva pronuncia delle nostre lingue di origine. Verso le 5 del mattino gli dissi che dovevo tornare e lo giustificai spiegando che non dovevo tornare «troppo tardi». Una mente sobria avrebbe preso in considerazione il fatto che ogni motivazione troppo tardi era scaduta circa cinque ore prima. Ho sorriso, ci siamo abbracciati e mi sono girata per entrare quando mi ha gridato dietro: «Perché te la stai tirando così?» Gli ho chiesto di spiegarmi in che modo credeva che me la stessi tirando.
«Stai ridendo e flirtando e chiaramente vuoi stare con me», disse. «Semplicemente non vuoi ammetterlo».
La mia curiosità e il mio flirtare non sono motivi per aspettarsi del sesso da parte mia. Mi piacerebbe essere in grado di uscire e divertirmi senza dovermi chiedere se sto dando l’impressione di adescare qualcuno. Freya, New Zealand
Ricordo di essere giovane, e troppo ansioso, e di non conoscere il sesso se non dal porno. Non ho mai costretto nessuno a fare nulla, ma so anche che probabilmente ho detto cose che avrebbero potuto far sentire qualcuno messo sotto pressione. Era un’età in cui niente è mai andato oltre il pomiciare e mandare messaggini volgari, ma ho comunque commesso degli errori.
Adesso mi sono trovato anch’io in una situazione nella quale ho detto a qualcuna che non volevo fare sesso e poi sono stato pesantemente spinto a farlo. Ero molto meno sobrio di lei, e ho detto di no.
«Peeeerchééé», ha detto lei. «Ti prego?».
Quella ragazza non mi obbligava a fare nulla, ma ero ancora a disagio e ho fatto cose che non volevo fare.
Non penso sarebbe giusto definirla una predatrice, perché la conosco abbastanza bene da sapere che non avrebbe mai voluto farmi del male. Ma a quel punto, l’intenzione è importante? Mi ha messo in una posizione nella quale non volevo trovarmi, esattamente come sono sicuro che il me stesso più giovane ha messo altri in quella posizione. Jacob, California
Ho fatto fatica a spiegarmi cosa ci fosse di sbagliato per molto tempo. L’ho baciata quando lei mi ha baciato. Non le ho mai detto di smettere. Non riuscivo a trovare le parole per dire ai miei amici perché trasalivo quando mi toccava. Lei e io non abbiamo mai parlato mentre stava succedendo. Alla fine avrei smesso di muovermi, braccia abbandonate e gli occhi voltati altrove e puntati sulla crepa sul soffitto della mia camera. Avrebbe continuato, più rapidamente e più duramente, e certe volte quando tornavo aveva terminato, e altre volte no. Non credo che lei si sia mai accorta che me ne ero andata.
Mi chiedo a volte perché non ho detto di no, dove tutti i miei no se ne siano andati ogni volta che avevo bisogno di loro. Jenny, Ohio
Alla me stessa più giovane furono insegnate le meccaniche del sesso ma nulla su a cosa dovrebbe assomigliare il consenso. In altre parole, sapevo come fare sesso orale, ma non come rifiutare di farlo. Entrare nella scena di incontri e appuntamenti con bassa autostima e poca preparazione mi ha condotto a molti incontri di tipo sgradevolmente “vischioso”: non sapevo come fermarli dopo iniziati, e spesso mi sentivo come se fossi contrattualmente obbligata a portare il tizio fino alla fine e non aspettarmi nulla in cambio.
Così ho fatto, anche mentre desideravo di non doverlo fare. Livia, New York
Dopo un paio di bicchieri a una festa, ho abbordato un ragazzo con un maglione con disegni spiritosi. Dopo aver chiacchierato e ballato un po’ ho iniziato a baciarlo. Mi ha chiesto subito di andare di sopra con lui e ho detto di no. Me l’ha chiesto ancora e ancora. Mi ha detto che me la tiravo e che se non volevo andare a letto con lui, che motivo c’era? Mi sono sentita in imbarazzo e ho finito per seguirlo nel seminterrato, continuando a dire che non ero a mio agio con il sesso. Ma sentivo che gli dovevo qualcosa.
Quando siamo arrivati nel seminterrato, mi sono seduta su una lavatrice e lui mi ha tolto i vestiti. Mi sono subito resa conto di essere da sola; le mie amiche al piano di sopra non potevano sentirmi o trovarmi. Ero spaventata. Non ho detto nulla dopo i primi pochi “no”, ma dopo quello mi sono messa i vestiti, mi sono alzata e sono salita di sopra.
Sono fortunata. Molte persone non hanno la possibilità di andarsene. La cosa mi ricorda che per alcuni uomini il consenso non è sexy; è una fatica. Mariel, Massachusetts
«Non sono brava a dire di no alle persone», mi ha detto una volta una ragazza con cui uscivo. Non ricordo esattamente come era iniziata la nostra conversazione.
«In che situazioni?», ho chiesto.
«Come… con gli uomini, quando vogliono fare sesso. Io non voglio scontentarli, ma di solito non ne ho neanche voglia», mi disse.
«Ti ricordi una volta che è successo?».
«Intendo… l’ultimo volta che ho fatto sesso con uno, lui era tipo, «Non ho preservativo, va bene?», e io sapevo che non andava bene, ma ho detto di sì lo stesso». abbassò la voce, con l’aria insicura.
«Perché hai detto di sì?».
«Perché non volevo che si arrabbiasse con me. O mi gridasse addosso. E non ero sicura di non volerlo. Ero già a quel punto, così ho lasciato che succedesse». Le sue parole sono rimaste nell’aria fra noi.
«Tu sai che, se mai non ti andasse qualcosa, io preferirei che tu me lo dicessi piuttosto che lasciare che tu fossi a disagio, giusto?», dissi.
«Si, con te questo lo so», disse. «È per questo che non vado più a letto con gli uomini». Elise, California
Non ho baciato nessuno alla scuola superiore. Ero deciso che questo non si ripetesse al college.
E così, a cura dei miei preoccupati e più esperti amici maschi, sono stato fornito di un intero nuovo complesso di consigli: «Non essere un tappetino», «Le ragazze vogliono che tu sia deciso», «Devi essere tu a fare la prima mossa». Samuel, Texas
Molto presto nella nostra relazione, quando ho tirato fuori l’argomento del sesso, lei mi ha detto di non averlo mai fatto prima. Non l’avevo fatto neanch’io, ma mentii e dissi che avevo avuto sesso senza penetrazione con una ragazza della scuola superiore. Mentii in modo che pensasse che io ero più esperto. Le mentii in modo che venisse a letto con me. Lo fece, e la nostra relazione sessuale è stata segnata da allora come quella fra una persona esperta e una persona non esperta. Sam, Iowa
Lui era più grande. Si era già laureato all’università e aveva un lavoro fuori città, ma era in città da un amico. Io ero eccitata; non avevo mai avuto un appuntamento prima. Scelsi il vestito perfetto, mi rasai le gambe e mi misi il rossetto. Lui e il suo amico mi vennero a prendere al mio dormitorio e andammo fino a un benzinaio per l’alcool. Lui compro una grossa bottiglia di gin.
Man mano che il pomeriggio andava avanti bevemmo, fumammo, bevemmo, parlammo e bevemmo. Alla fine della notte volevo solo ficcarmi in un letto – il mio o il suo. Mi chiede se volevo andare a casa con lui. Dissi di sì. Incespicai fino alla camera degli ospiti. Mi tolsi i vestiti. Lui spense le luci e venne sopra di me.
«Cosa vuoi che ti faccia?».
Scossi le spalle.
Dapprima fu piacevole, anche divertente. Ma poi l’alcool si fece sentire di più, e tutto ciò che potei fare fu stare lì sdraiata, cercando di non vomitare. Lui non sembrò accorgersene.
Nelle settimane successive mi mandò diversi messaggini chiedendomi di incontrarci. Li cancellai tutti senza rispondere. Non riuscivo ancora a gestire quello che era successo. Non avevo mai detto di no, ma nemmeno davvero di sì. A.A., Missouri
Le niñas bien, che vuol dire “brave ragazze” non fanno sesso in maniera disinvolta, a meno che non abbiano un fidanzato serio o un marito. Le niñas bien il sesso lo fanno, ma non è qualcosa di cui parli con le persone, e nemmeno te ne vanti. È più come un piccolo sporco segreto.
Io uscivo con un niño bien (“bravo ragazzo”) più grande di me della mia università. Mi invitò a casa di un suo cugino per una festa. Prima, questo ragazzo mi disse che forse era meglio fermarsi a dormire, perché avremmo bevuto e non era sicuro avventurarsi verso casa nel pieno della notte. Io mi fidai di lui.
La festa non era una festa, più la riunione di cinque sconosciuti. Bevemmo, fumammo, ci baciammo, e all’improvviso tutti se ne andarono. Bravo ragazzo mi portò in camera da letto. Dapprima ci baciammo, poi comincio a togliermi i vestiti – rapidamente, come se avesse otto mani. Mi disse quanto e e come a a lungo mi avesse voluto così, quanto gli piacessi. Anche a me lui piaceva. Parte di me era contenta di sentirlo, di sapere che potevo trasformare un ragazzo in pezzi di desiderio.
Il momento divenne agrodolce perché comincia ad avere paura che se fossimo andati fino in fondo, tutto sarebbe diventato solo sessuale. Non mi sentivo ancora pronta per fare sesso con lui. Erano le tre del mattino. Mi sentivo in colpa per essere così ingenua e avevo paura della sua reazione se avessi detto di no. Fino a oggi ripenso a quel momento con fimpianto e vergogna per essere stata così ingenua. Ana, Mexico
L’alcool era il mio tana libera tutti senza limitazioni. Con la mia scarsa pratica all’ubriacatura come scusa potevo flirtare senza ripercussioni, abbracciare la mia nascente sessualità senza conseguenze.Così quando il ragazzo rispose alla porta e mi invitò a vedere un film io accettai, pensando: «Che male c’è? Non può succedere niente di serio se c’è anche il suo coinquilino».
Il film era iniziato da diversi minuti quando lui iniziò a massaggiarmi e spalle e mi mormorò: «Va bene questo?» all’orecchio.
Una strana mistura di senso di colpa e eccitazione scese su di me e mi irrigidii. Sapevo che non avrei dovuto farlo. Sapevo che in circostanze differenti non l’avrei fatto. Ma allo stesso tempo, con la mia mente confusa e annebbiata, non sapevo se volevo che si fermasse. «Uhm… si?», mormorai in risposta.
La mano del ragazzo si diresse via dalla mia schiena, girando verso una zona che mia madre chiamava la zona marito. E improvvisamente comincia a sentirmi in po’ nauseata.
«E questo?», chiese.
Rimasi zitta più a lungo, questa volta, prima che la parola sì emergesse in uno squittio nervoso.
Cominciò a armeggiare coi miei bottoni, mani che strisciavano leggermente sopra il mio cuore che batteva forte.
L’hai lasciato andare troppo avanti, ormai, pensai. Sarebbe scortese fermarlo ora. Inoltre, ti sei sentita bene, prima. Magari migliorerà più avanti? Meaghan, New York
22:04 – Camminiamo, mano nella mano, di ritorno verso il mio dormitorio. Stiamo scambiandoci battute e ridiamo.
22:10 – Ingaggio una lotta con la mia chiave per aprire l porta della mia stanza. Accendo la luce e tiro le tapparelle. Tu i avvolgi nelle tue braccia e mi baci sula guancia. Io sono incredibilmente felice… ma anche molto ubriaca.
22:13 – Mi giro e ti bacio. Mi tolgo i calzini e ti chiedo di spegnere le luci.
22:15 – Fai scorrere le tue mani lungo i miei fianchi, segno che vuoi fare sesso. Io ti dico che sono troppo ubriaca e che probabilmente vomiterò. Tento di abbracciarti, invece, così possiamo andare a dormire.
22:17 – Stai ancora facendo correre le tue mani su di me e cerchi di spogliarmi. Io ti scaccio la mano e ti dico di nuovo che sono ubriaca. Tu ridi e mi baci la fronte. Mi baci il collo – sai che è il mio punto debole. Lascio che tu mi tolga la maglietta ma ti dico ancora che non voglio fare sesso.
22:20 – Dico di no ma la mia volontà si sta sgretolando… sono troppo ubriaca per dire qualunque cosa. Tu dci che mi ami e che io lo dovrei fare per te. Implori. Io dico: «Va bene», sull’orlo di addormentarmi.
10:20 – «Esci di qui», mormoro, tremante. Tu pensi che sto facendo una tragedia. Non pensi di aver fatto niente di male. N.M., Ohio
Forse abbiamo tutti differenti motivi per dire di sì quando i nostri corpi o cuori dicono di no. La prima volta che ho fatto sesso, l’implicazione era che avrei detto di sì. Non perché fossi sotto qualche forma di costrizione, ma semplicemente perché era la cosa educata, femminile, da fare. Non ero il genere di donna che diceva di no. E lungo gli anni io pensavo che fosse la cosa che mi dava potere sulla situazione, ma in realtà me lo toglieva anche di più.
Ho bisogno di trovare la capacità di non dire solo sì o no, ma anche non stanotte o fa male. Ho bisogno di smettere di essere educata al riguardo. Uscire per un appuntamento non è un contratto, e non ho bisogno di mostrare il mio affetto col sesso. Courtney, Massachusetts
Ogni volta che inizio una nuova relazione, chiedo sempre in quali specifiche cose si sentono a loro agio e quando vi si sentono a proprio agio. La parte difficile per me non è avere una discussione e aver chiaro di aver capito i confini.
La parte difficile è rendersi conto che, non importa quanto tu stia attento a che ci sia consenso, hai sempre il pensiero non formulato che stai ammettendo qualcuno in uno spazio dove potrebbe mlto facilmente renderti la vita un inferno in terra se ne sentissero il desiderio. Io e miei amici spesso scherziamo che dovremmo fare un filmino porno ogni volta, per provare che tutto era consensuale, perché fa paura quando pensi alle conseguenze che potrebbero dipendere da una situazione dove c’è la tua parola contro quella di qualcun altro. Clark, Michigan
II. Negoziati
Alcune donne si sono chieste perché sentissero di dovere il sesso al partner. Qualche uomo ha messo in dubbio se fossero capaci di separare la realtà dalla pornografia. Molti studenti hanno detto che parlare di sesso e consenso con qualcuno che avevano appena incontrato – o anche che conoscevano bene – era troppo complicato e disorientante.
Questo è quel che dici: «No, no, no, no. Devo proprio? Per favore, fermati».
Questo è quel che non puoi ami dimenticare di avere detto alla fine: «Va bene». Olivia, Illinois
Che significato ha la memoria? È come un solletico irritante in gola, incastrato come un capello.
Il mio pensiero che ritorna più spesso è stato il desiderio di una parola. Un’etichetta. Che cos’è che è successo?
Ho scoperto che non ce n’è una. Sembrava sbagliato, ma io ho detto di sì. Lui mi ha fatto bere e ancora bere. Lui sembrava sobrio. Non è stato violento, ma nemmeno il contrario. Era sbagliato. È successo perché io lo volevo. È successo perché ero tanto ubriaca, perché pensavo che sarebbe stato divertente. Non sapevo a cosa stavo acconsentendo. Ho detto di sì al fare all’amore, ma non ne ho avuto. Michaela, California
Mi chiese se poteva baciarmi, e io scossi la testa. Avevo superato i miei limiti quella sera e volevo semplicemente dormire. Me lo chiese di nuovo. «No». Lo chiese di nuovo.
Stufa, lo accontentai. Ci baciammo brevemente, ma io mi ritrassi, sentendomi instabile e con la nausea addosso. MI chiese se poteva toccarmi. Spinsi via le sue dita, raggomitolandomi in una palla, cercando di dormire. Lo chiese di nuovo. Io scossi la testa. Lui mi toccò comunque. Ero scioccata dalla sua insistenza, mi sentivo incastrata e confusa – a giacere da qualche parte dove non volevo essere. Ricordo che alla fine mi sono addormentata alle quattro del mattino dopo una lunga battaglia di per favore e no.
C’è una differenza fra gli indizi sul sì che manda il corpo e l’approvazione di tocchi, baci, sentire e amare. Sarah, South Carolina
Una notte di settembre mi sono svegliata nuda su un divano in una stanza che non conoscevo. Ero confusa e ho vomitato in un bicchiere di vino. Lui è entrato con addosso una vestaglia e si è seduto. Ho chiesto se avevamo fatto sesso, e lui mi ha detto di sì. Ho dovuto chiedere se aveva usato un preservativo, e lui mi ha assicurato di sì. Tutte quelle storie che avevo sentito sulle violenze sessuali mi giravano per la testa e, in pieno panico, ho agito. Mi sono detta: «Non può essere successo a me». Così abbiamo fatto sesso di nuovo. Questa volta ero cosciente.
Il giorno dopo eccomi a cercare su Google con dita tremanti sesso da incoscienti e sono stata violentata? Quella stessa notte mi ha scritto: «Anche cena questa settimana?», chiedendomi di uscire.
Gli chiesi di incontrarci così potevo riempire i buchi della mia memoria. Aveva l’aria di stare per mettersi a piangere, o a vomitare, quando gli ho spiegato quanto poco ricordassi. Abbiamo lasciato le cose così.
Nelle settimane successive ci siamo incontrati, e lui, da ubriaco, mi ha detto quanto gli piacessi. Mi ha chiesto di uscire per un vero appuntamento.
Siamo usciti per quell’appuntamento, abbiamo studiato assieme tutte le settimane, cenato alla mensa, e guardato meme sullo stesso divano sul quale mi ero svegliata alcune settimane prima. Una notte mi ha chiesto di essere la sua ragazza; un’altra notte ha detto di amarmi. Ha perfino suggerito di presentarmi i genitori.
Se gli piacevo non era violenza sessuale, giusto?
Ma improvvisamente ha smesso di rispondermi e non ci siamo più parlati – come se niente fosse accaduto. Sydney, Virginia
Ero così imbarazzata. Eccomi qui: una piccola matricola, nuda nel letto di uno dell’ultimo anno. Ovviamente dovevo essere stata io a dargli l’impressione che avremmo finito per fare sesso! Avrei potuto vestirmi e andarmene – lui non avrebbe chiesto spiegazioni e, francamente, non gli sarebbe importato. Inoltre, non mi avrebbe fermato. Ma avevo così vergogna di essermi messa in quella situazione che ho sentito che dovevo andare fino in fondo. E così ho fatto.
È stato fisicamente doloroso al momento ed emotivamente doloroso il giorno e le settimane successive. Quando abbiamo finito ho raccolto qualche pezzo del mio orgoglio in frantumi e ho insistito per passare lì la notte (almeno magari avrebbe voluto stare un po’ abbracciati, giusto?). Ho finito per sgattaiolare fuori un’ora dopo che si è addormentato e non gli ho parlato mai più. Yael, California
Quando mi ha invitato a tornare a casa sua, ero emozionata. La mia unica regola era che non volevo fare sesso al primo appuntamento. I guai sono iniziati in camera da letto. Ho dovuto continuare a ricordargli che non volevo fare sesso, perché il suo corpo continuava a scivolare in posizione. Ha continuato a chiedermi di provare cose nuove, di essere sessualmente aggressiva. Mi sono sentita piccola e inesperta, anche se quest’ultima cosa non era vera. Abbiamo fatto le cose come voleva e mi sono costretta a rendermi disponibile sessualmente. Quando finimmo, rimasi, perché era tardi. Ho fatto fatica a dormire e me ne sono andata di mattina presto, con lui ancora addormentato nel letto.
Il giorno dopo ho pensato che avesse capito che c’era dietro qualcosa. Il suo messaggio X ok? mi fece pensare che dovesse aver capito che un confine era stato oltrepassato. Volevo dirgli: non sai che ci sono ancora barriere al primo appuntamento? Non sai che ci sono delle regole?
Avevo pensato che avrebbe giocato lungo le mie stesse linee. Invece ho dovuto riaffermare me stessa ad ogni passo. No, non voglio fare sesso. No, non voglio provare quello. Possiamo fermarci ora? Queste frasi a voce alta sono il modo in cui ci viene insegnato a gestire il consenso. Ma è anche estenuante dover chiedere continuamente di essere ascoltate. Prosciuga le energie continuare a alzare segnali di attesa e di fermata. Sì, ho acconsentito, ma ehi, quanto sono stanca di essere l’unica responsabile di mantenere le cose all’interno del consenso? La capacità di dover continuare a dire no non è affatto una capacità di agire. Carly, England
Soppesai le mie possibilità a quel punto. Sarà finita tra due minuti. Non è così male, ho pensato. Quindi semplicemente mi sono persa nello spazio. Ho solo guardato l’orologio che ticchettava nella mia stanza. 103 secondi. 1,71 minuti.
262.800 minuti più tardi, e ancora mi trovo a mettere in discussione la consensualità dell’interazione. Avrei dovuto parlare di più? Lui avrebbe dovuto fare attenzione all’indizio che gli davo dicendogli che quello non mi piaceva? In che modo gli uomini conoscono la differenza tra una ragazza che se la tira e una che sta cercando di fargli cambiare il comportamento? Tina, Canada
Ci incontrammo il venerdì sera in un bar locale.Le nostre gambe si toccarono sotto il tavolo di legno e, dopo una passeggiata per il campus, mi baciò accanto al vecchio albero che incorniciava la casa del nostro preside. Tutto è sembrato accadere molto rapidamente da lì in poi. Meno di 20 minuti dopo che arrivammo a casa sua, mi stava arrotolando in posizione dopo posizione, tutte attentamente studiate su PornHub. Mi sentivo come un contenitore, un giocattolo di gomma. Potevo sentire il suo sudore gocciolare su di me.
Lo razionalizzai. Avremmo fatto sesso in ogni caso, mi dissi. Se non stanotte, all’ora un’altra notte. Inoltre lui aveva già cominciato. Leah, Virginia
Ero nella stanza del dormitorio di un uomo che consideravo un amico stretto quando lui mi chiese: «Perché esci con altra gente, ma non lo vuoi fare con me?».
Volevo dire: «Perché il corpo è il mio», ma non lo feci. Avrei dovuto dire: «Perché con te non mi sento in quel modo». Era mio amico. Non volevo ferire i suoi sentimenti. Invece ho tirato fuori una scusa, borbottando qualcosa del tipo: «Beh, forse potremmo uscire una volta o l’altra – non lo so». Ero ansiosa di uscire e allontanarmi da lui.
Ha tratto le conclusioni sbagliate dalla mia risposta, che acconsentissi. Abbiamo fatto sesso. Non abbiamo parlato faccia a faccia mai più. Anna, New Jersey
«Posso toccarti?», aveva chiesto.
Sono al college. Mi sono diplomata un anno prima. Via messaggio, l’ho ringraziato timidamente per essere stato così attento alle mie esigenze a letto. Tagliò tutte le comunicazioni tre settimane dopo.
Ho imparato da questa breve storia, tuttavia, che il consenso non appartiene solo al sesso. È una dinamica di potere. Comprende tutto.
Mi aveva chiesto se poteva baciarmi. Invece di un’umida lingua guizzante, ho ricevuto una domanda. Ogni volta che stavamo abbracciati, mi chiedeva se poteva toccarmi. Una meraviglia. Era una domanda così semplice, eppure non l’avevo mai sentita. Ero abituato che i miei partner mi palpassero il seno o il sedere mentre tentavo di addormentarmi. Non mi sono mai sentita più simile un oggetto di quando la loro eccitazione non richiedeva nemmeno la mia coscienza vigile.
Sentire questa semplice domanda – «Posso toccarti?» – mi ha ricordato che mi sarei dovuta sentire come una persona. Molly, Illinois
Più di un anno dopo quella notte, penso che quello che mi infastidisce di più è che ancora non so come definire ciò che è successo tra noi due. Ricordo distintamente la sensazione delle sue unghie che scavavano nei miei fianchi quando mi tirò verso di lui quando io provai ad allontanarmi, ma ricordo anche che volevo che mi baciasse quando ci sedemmo per la prima volta.
Sono stato quasi violentato quella notte? Sì, ma a volte non sembra così. Ero un ragazzo un po’ queer, alto, in buona forma, un po’ goffo, che conosceva i pro e contro del dare e ricevere un consenso attivo. Tuttavia, non mi era mai venuto in mente che questi tratti, purtroppo, non mi garantivano dall’essere piazzato nella posizione in cui mi trovai quella notte.
Sono una vittima, o è stato quello che è successo tra di noi un errore da entrambe le nostre parti – da parte sua per essere troppo aggressivo, e da parte mia per aver accettato da ubriaco di baciarlo, in primo luogo? Joseph, Washington, D.C.
Dovevo accamparmi sul divano di questo tizio dopo aver guidato fino a un’altra città per vedere uno spettacolo. Disse che si sarebbe sentito a disagio a mettermi sul divano, così mi ha offerto il suo letto. Non volevo rubargli il posto, ma ha detto che andava bene. Ma poi non voleva dormire sul divano; ha detto che avrebbe giusto messo delle coperte e un cuscino sul pavimento. Poi disse: «Bene, e se invece dormissi nel letto?».
Mi chiese se potevamo coccolarci, ed era già schiacciato contro la mia schiena, così dissi va bene; è bello sentirsi stretti. Le sue mani trovarono la strada verso il mio basso ventre. Gli dissi che ero stanca. Ricordo di aver detto: «Magari di mattina». Continuò a strofinare. Sono rimasta sveglia per ore.
È sgradevole per un uomo essere frustrato sessualmente, ne sono certa, ma è infinitamente più sgradevole sentire se stessi lasciare il proprio corpo mentre si sta facendo qualcosa che richiede consapevolezza corporea. Non posso credere che sia più sgradevole sentirsi dire No piuttosto che avere una conversazione su quel che ti pare. Fiona, Tennessee
Mi si strinse addosso nel suo ascensore. Guardai da un’altra parte e risi nervosamente, cercando di spostarlo via senza offenderlo. Forse questa non era una buona idea. La cosa seguente che ricordo è il mio riflesso appannato nel suo specchio del bagno. Potrei andarmene ora. Ma realizzai che non sapevo dove fossi, o quale metropolitana prendere. Non conoscevo il suo cognome.
Tornai nella sua camera da letto. La sua bocca fu immediatamente da qualche parte sulla mia faccia. Non sapevo cosa fare, Non ero mai stato baciata prima. «Um -», provai.
Continuò a baciarmi, o quello che forse pensava fosse considerato baciare. Ma non sembrava bello, o giusto. Sembrava come se mi qualcosa mi stesse venendo fatto. Quello che seguì furono venti minuti di: «Per favore?», seguito da: «Non voglio». La mia mente, sepolta da qualche parte sotto strati di ebbrezza, alla fine giunse alla conclusione che, se lo avessi fatto, sarei andataa casa e nessuno se la sarebbe presa con me.
Quando fu finito, mi girai e lui mi avvolse nelle sue braccia. Mi ritrassi di scatto. Il sole stava sorgendo. Mi girai verso di lui. Addormentato, vulnerabile.
Per quanto volessi, non potevo odiarlo vedendolo così. Mi alzai.
«Rimani», disse.
«Non voglio», dissi, trovando tutte le mie parole decisamente troppo tardi. Danni, New York
La notte in cui ho fatto sesso per la prima volta con il mio ragazzo, ci stavamo baciando sul suo letto quando mi chiese: «Quanto avanti ti senti di andare senza problemi?». Sono stata presa alla sprovvista. Era mezzanotte passata, la mia camicia mezza sbottonata. Pensavo che fosse ovvio, così ho soffocato una risata e ho risposto a mia volta con una domanda: «Tu quanto avanti pensi che io mi senta di andare senza problemi?».
«Quanto avanti ti senti di andare senza problemi?» è una delle domande meno sexy che riesca a immaginarmi. Elimina la suspense da un incontro sessuale e costringe i partecipanti a esprimere in parole i loro desideri anziché rivelarli lungo la strada.
Quando me lo chiese, non ero insicura, o riluttante – sapevo che volevo andare a letto con lui e sono rimasta sorpresa dal fatto che il mio linguaggio del mio corpo non fosse efficace nel comunicargli da solo le mie intenzioni. Mi ricordò un altro ragazzo con cui ero andata a letto che, ad ogni tentativo di rimuovere un nuovo capo di abbigliamento, chiedeva: «Va bene?». Alla fine gli ho detto che gli avrei detto io quando qualcosa non andava bene, e che non doveva chiedere il permesso ogni volta.
Sebbene abbia un po’ preso in giro entrambi quegli uomini di quegli incontri, ora mi rendo conto che è stata una reazione poco ragionata. L’unico modo per sapere se qualcuno vuole fare sesso con te è se te lo dicono – senza pressioni o coercizione. B.S., Rhode Island
«Ti piace?», disse.
Alle mie orecchie suonava male. Questa non era la domanda che ricevevo. La domanda che ricevevo sempre era: «Ti piace, vero?». Io non sono una persona indecisa. E tuttavia, dissi: «Non lo so».
Il ragazzo che non era ancora il mio ragazzo si è seduto sul letto. «Bene, e che cosa ti piace?».
«Non lo so».
Lo chiese di nuovo.
«Non lo so», dissi. «Nessuno me lo ha mai chiesto prima». Hannah, New York
Mi accompagnò a casa da una festa in cui avevo bevuto e si invitò all’interno per stare un po’ insieme, sostenendo che era troppo stanco per guidare. Gli dissì che avrebbe dovuto dormire sul divano perché non avevo intenzione di baciarlo. E perché il mio letto aveva delle briciole (mi piacciono i toast a letto, fatemi causa). Non mi credette, così glieli mostrai, e e lui spazzò via le briciole dal letto, insieme alla mia scusa.
Lo feci entrare. Dissi a me stessa che avevamo dormito nello stesso letto altre volte durante i nostri otto anni di amicizia; mi ero cambiata in un pigiama poco seducente e a copertura totale; ed ero stata chiara riguardo alle mie intenzioni. Nonostante questo, me lo sono ritrovato sopra di me. Una parte di me voleva farlo, gli dissi, cosa che, a ripensarci, non era proprio l’espressione migliore, perché sapevo con certezza che non volevo tutto questo.
Mi contorsi per evitare di baciarlo e gli dissi che intendevo pienamente quello che avevo detto prima – che non saremmo andati a letto insieme. Finché non l’avessi baciato, pensai, andava bene. Poi mi afferrò la faccia e l’avvicinò alla sua. Rimasi lì intrappolata dalla cortesia, in attesa che si accorgesse che non lo stavo toccando a mia volta. Alla fine, si fermò e mi disse che se fosse rimasto, non mi avrebbe permesso di dormire. Avremmo fatto sesso in maniera grandiosa un qualche giorno, disse. Nascosi il mio petto scoperto sotto le lenzuola e gli dissi, no, non succederà. Linnea, Minnesota
Durante il mio primo anno all’università mia nonna è morta e ho fatto un breve ritorno a casa per dirle addio. Dopo aver guidato per otto ore per tornare al campus, sono andata a una festa. Un ragazzo che era in due dei miei corsi e con cui avevo flirtato è stato al mio fianco per gran parte della notte. Avevo già vomitato prima, quella sera, e ci siamo trovati da soli nei bagni di uno dei dormitori maschili.
Gli dissi che avevo guidato per un totale di sedici ore per vedere mia nonna per l’ultima volta per dirle addio. Mi abbracciò, e poi tutto si è mosso così velocemente. Volevo sentirmi vicino a qualcuno e mi sono fidata di lui. Non stavo dicendo verbalmente di no, e il mio corpo sembrava dire sì, ma la mia mente stava ripassando ogni modo possibile per dirgli che dovevamo fermarci. In seguito, gli dissi che andava tutto bene, ed questo è quello che ho detto a me stessa per molto tempo.
Circa un anno dopo, gli dissi che sentivo che si fosse approfittato di me. Perché aveva pensato che io fossi in condizioni adatte a prendere decisioni sul sesso? Perché non si era fermato a chiedermi se ero sicura?
Mi ha risposto in maniera insensibile, dicendo: «Adesso che alla fine ero felice, e tu l’hai rovinato quando hai detto che mi sono approfittato di te».
Ma l’hai fatto, e io non sarò mai più la stessa. Haley, Arkansas
Eravamo ubriachi, lui più di me, ma eravamo amici, e io gli sfregai la schiena mentre era piegato sul water.
Quando ha chiesto se poteva dormire nel mio letto, ho detto: «Certo, a patto che non provi niente».
«Grazie», disse, arrotolando le parole. «Grazie mille».
Pensavo che sarebbe svenuto immediatamente, e che ne avremmo riso al mattino. Poi si abbassò la cerniera dei pantaloni e mi mise la mano dentro.
«Cosa c’è che non va?», chiese mentre provavo a tirar via la mano.
«Sei ubriaco, e io non voglio farlo.Domattina te ne pentirai ».
«Non me ne pentirò», disse. «Su, dai».
«No».
Le lacrime gli scorrevano lungo il viso mentre mi chiedeva se adesso era uno stupratore. «Mi dispiace», disse. «Mi dispiace».
Gli ho sfregato la schiena per l’ultima volta. Sollevò una delle sue mani e mi fece cenno di andar via, un gesto non-mi-merito-il perdono tutte le cose che poteva tenere sotto controllo, ma non aveva fatto. Non abbiamo mai più parlato di nuovo. Non so se lo faremo mai. Maria, Illinois
III. Conseguenze
Siamo ancora in una zona grigia se si rimane amici dopo? E cosa succede se si fa seguire al sesso da ubriachi un sesso pienamente consapevole – queste retroattivamente renderebbe O.K. il primo fatto? In queste storie gli studenti hanno manifestato che grigia potrebbe essere un sostituto per ancora in elaborazione.
Questo è quello che ti chiedono: «Gli hai detto di no?».
Questa è la verità: puoi dire di no solo un numero limitato di volte prima che qualunque cosa dici dopo diventi una bugia.
Questo è il fulcro del problema: di chi è compito saperlo? Olivia, Illinois
L’effetto Weinstein e il movimento #MeToo hanno costretto un’intera generazione di maschi universitari a guardare dentro se stessi e chiedersi: sono costruito per voler fare solo sesso? Mi sono rotto la testa a cercare casi in cui avrei potuto superare il limite. Consideravo la mia storia sessuale relativamente rispettosa e insulsa, sempre chiedere prima di andare avanti. Ma c’era una volta che non potevo scrollarmi di dosso.
Stavo tornando da una festa con un’amica quando ci siamo fermati davanti alla mia stanza, ci siamo baciati e lei mi ha seguito dentro. Ci siamo svegliati il giorno dopo sul mio lettino nudi e abbracciati. Avevamo fatto sesso, ma non ricordavo tutto, la cosa più importante, se le avevo chiesto il consenso.
Ci scambiammo messaggini dopo, dicendo che eravamo entrambi ubriachi e che tutto sommato andava bene… Ma due anni dopo, nel mezzo di MeToo, i suoi messaggi hanno assunto un nuovo significato ed ero pieno di timori. Per non lasciare che questi sentimenti mi intossicassero avevo bisogno di parlarle di persona. Eravamo rimasti in rapporti amichevoli da allora, ma non avevamo mai tirato fuori quello che era successo quella notte.
Così le chiesi di incontrarmi per pranzo e quando stavamo per chiudere ho sputato fuori d’improvviso la domanda che temevo di più: «Ho superato un limite?».
Lei fu sorpresa. «No, non hai fatto niente di male», disse con un sorriso. «Ma grazie per avere chiesto». James, Pennsylvania
Avevo sempre pensato che non avrei esitato a mettere le cose in chiaro se mi fossi sentita a disagio in una situazione intima. Ma all’una del mattino di sabato con uno del secondo anno mezzo nudo, mi preoccupavo più di come farlo andar via educatamente che a prendere le parti di me stessa. Una settimana prima, ci eravamo accoppiati su Tinder, mandandoci ogni tanto dei messaggi, provando senza troppo entusiasmo a progettare qualcosa insieme. Quando finalmente lo facemmo, dopo una festa al campus, mi ritrovai a cercare di elaborare modi per ariivare alla fine della notte senza minacciare la sua dignità, avendo rimpianto immediatamente la mia decisione di incontrarlo.
Entro trenta secondi dall’avere messo piede nella mia stanza, iniziò a baciarmi aggressivamente. Lo baciai a mia volta per un minuto, poi mi scansai. Si sporse in avanti. Lo lasciai fare. Iniziò a sbottonarmi la camicia. Nel mio cervello iniziarono a suonare gli allarmi. Cambiai posizione e la sua mano scivolò via. «Scusami, per dire la verità non sono il tipo di persona da appuntamenti», dissi, nonostante tutte le prove in senso contrario. Avevo trovato gli appuntamenti precedenti capaci al momento di darmi una sensazione di emancipazione, ma alla fine dei conti insoddisfacenti. Non sapevo perché avevo ripreso quella strada quando non era quello che volevo.
«Okay», disse. «Anche solo parlare è divertente».
Avevo i miei dubbi che fosse quello che pensava davvero. La nostra chiacchierata fu cosparsa di momenti in cui ci baciavamo. Mi mise a disagio con la sua insistenza decisa, eppure non fece nulla che potrebbe definire un tentativo di violenza sessuale. L’avevo invitato e baciato a mia volta. Ma se tecnicamente non aveva fatto niente di male, perché io mi sentivo così male? Caitlin, California
«Non voglio fare sesso ora» vuol dire: «Non voglio essere eccitata adesso»? Forse significa cose diverse in situazioni diverse. A volte significa: «Non sono dell’umore giusto» e talvolta significa: «Non abbiamo tempo per questo». A volte è : «Voglio solo un po’ di coccole». C’è una linea sottile tra ciò che è sexy e ciò che è volgare, tra ciò che è seduttivo e ciò che è coercitivo. Lei mi dice che sul momento è stato bello. Ma più tardi era arrabbiata con se stessa per non aver mantenuto il suo proposito precedente.Che le è piaciuto e che è arrabbiata e non sa se ho fatto qualcosa di sbagliato.
Qualcosa che mi ha detto quella mattina: «Mi piace avere le tue mani su di me».
Ha riposto la sua fiducia in me, nelle mie mani. La sua aspettativa è che le mie mani forniscano conforto e piacere, ma più di ogni altra cosa, rispetto. Ci è voluto del lavoro per guadagnare questa fiducia, ma questa fiducia può essere facilmente persa. Senza comunicazione, il tuo tocco può diventare estraneo, sgradito o dannoso. Anche dopo un anno insieme.
Riconosci questa fiducia riposta nel tuo tocco. Non perderlo. Ben, Ohio
Non mi ricordo che ci fossimo tolti i vestiti, pomiciato o toccati sessualmente, Mi sono semplicemente svegliato e stavamo facendo sesso. È stato come spaesante.
Avevamo flirtato per tutto il semestre e c’era quasi un’aspettativa in giro che ci mettessimo insieme. Tuttavia, lei sapeva che io ero troppo inebriato quella note per dare acconsentire. Mi aveva visto vomitare nel mio bagno e aveva anche avuto una discussione col mio migliore amico nella quale lui le aveva detto che non avremmo dovuto combinare niente quella notte. Lei si era detta d’accordo.
E tuttavia dopo l’abbiamo fatto. Non mi sento traumatizzato, invaso o usato. Più che altro, mi sento a disagio riguardo al tutto. Una volta che mi sono svegliato, ho provato a seguire la corrente, ma non mi sentivo eccitato, Volevo solo farmi una doccia, per la verità.
So che lei non aveva cattive intenzioni, ma in realtà si è approfittata dello stato in cui ero. E quindi dovrei dirglielo? Non voglio. So che ci sarebbero un sacco di ricadute non volute, che prolungherebbero una situazione che mi voglio mettere alle spalle, no? James, Louisiana
Il mio molestatore e io abbiamo le stesse abitudini di colazione. È come un fantasma, la mio personale infestazione – appropriato, dal momento che i fantasmi indugiano in luoghi dove non dovrebbero.
Cosa ho fatto per meritarmelo? Ho sempre pensato che il mio peccato fosse il mio silenzio; si aggira per il campus perché lo sto trattenendo qui perché non riesco a parlare.
Anni fa, ad Halloween, il mio molestatore mi afferrò il sedere, infilò le mani su per la mia camicia e mi mise un braccio intorno alla gola. Ero vestita da Risky Business, pantaloncini e Oxford bianca, e il fantasma si spinse dentro, su e attorno, mentre mi rendevo conto che la mia routine di esercizi non mi aveva reso forte.
«Non baciarmi di nuovo, non sei capace», dissi.
«Allora devo esercitarmi».
Lingua in gola.
Due anni dopo, un altro ragazzo mi chiese il permesso prima di ogni mossa. «Posso toccarti qui?», «Sì». «Posso baciarti?». «Sì». «Posso toglierti la camicia?» «No».
Occhiataccia, sguardo al cielo, ma dai. Sì? Ho detto di sì fino a quando sono stata nuda, salvo i calzini, e non avevo mai voluto esserlo e non ero sicura di come fosse successo. Sona esplosa in pianto – un metodo provato e riprovato per convincere un ragazzo a smettere di provare a fare sesso con me. Sono andata via in bicicletta dalla sua confraternita alle due del mattino.
Perché era ancora mio amico, gli raccontai pochi giorni dopo di un altro ragazzo di cui ero affascinata perché, «Mi ha impedito di andarci giù duro con lui perché diceva che ero troppo ubriaca per acconsentire».
«Quindi ti piace… perché non ti ha violentato? È questo lo standard?».
Non so cosa dissi, ma so cosa non ho dissi: «Meglio di quello che ho avuto da te».
Come non ho mai detto del mio fantasma, non ho mai detto al mio amico chi fosse realmente. Non gli ho mai detto che lui, capace di fare domande e di sentirsi dire solo sì, non capisce nulla di consenso. E non so chi pensi di risparmiare con il mio silenzio. Certo non sto risparmiando me. Madeline, New Hampshire
A noi ragazze si insegna che se degli sconosciuti ti toccano mentre siamo sobrie e vestite modestamente allora ci è permesso gridare. Nessuno insegna a una ragazza cosa fare quando è violentata da un partner sessuale; in quei casi nessuno conosce il protocollo. Specialmente non io, quando un compagno ha fatto sesso non protetto contro la mia volontà.
Era ma mattina dopo aver passato la notte assieme. Mi disse che voleva: «sentire qualcosa subito» e improvvisamente mi si è infilato dentro mentre stavamo pomiciando. La scelta a quel punto era gestire quel che stava succedendo, oppure dire esplicitamente no o stop e rischiare un’escalation. Così mi sono girata e ho chiuso gli occhi.
Quando è finita, mi sono seduta sul bordo del letto mentre lui si faceva la doccia e mi sono detta che non era colpa mia. Se fosse stato veramente un tentativo di violenza sarei scappata. Sarebbe stato violento, o arrabbiato. non calmo e composto. Mi sono detta che era tutta una incomprensione, anche dopo che tre notti dopo, quando mi confessò: «Volevo solo provarlo, così ti sarebbe piaciuto e così l’avremmo fatto di più». Morgan, Massachusetts
È difficile per me mettere un’etichetta su ciò che è successo. Violenza sessuale (troppo duro?), stupro (parecchio troppo duro?), una prima volta non consensuale (troppo delicato?), una incomprensione (parecchio troppo delicato?). Lui si è fermato quando gliel’ho chiesto. MA era anche stato lui a cominciare.
So che ciò che ci è capitato sarebbe stato considerato normale e consensuale in molte relazioni. So che sarebbe sembrato come se io lo volessi dal modo nel quale mi sono comportata. Ma non avevo mai fatto sesso prima e non capivo.
Ero ingenua, un po’ puritana, una che se la tira secondo la definizione della maggior parte delle persone, ancora aggrappata alla possibilità che avrei aspettato fino al matrimonio., anche se ci trovavamo spesso a letto con a malapena qualcosa addosso. Prima, ci eravamo sempre fermati giusto prima di fare sesso. Mi fidavo che lui non andasse oltre. Quella notte lui era sopra di me e mi piaceva che lui fosse lì finché non sentii qualcosa che non avevo mai sentito prima.
Questo era il sesso? Sicuramente no, mi dissi. Si suppone che il sesso la prima volta faccia male. Ma forse ero più ubriaca di quanto avessi realizzato. Cominciò ad apparirmi chiaro cosa stava succedendo. Dissi di no, lo spinsi via. Dapprima il mio corpo gridava che quanto stava succedendo non andava bene. Ma man mano cominciai a razionalizzare la cosa e la seppellii. Ci ho messo anni a cominciare a spacchettare cosa era successo.
Quella notte, mentre giacevo lì a piangere, mi disse che non era sesso, che era a malapena dentro di me. Ma era sesso. E io non l’avevo voluto. Non mi era stato chiesto. Non avevo detto di sì. Gabriela, Indiana
Una notte lei venne al mio dormitorio e cominciammo a pomiciare. Poco dopo aver cominciato, lei mise in chiaro che voleva solo vedere qualcosa su Netflix e dormire. Volendo di più, io continuai a baciarla e a toccarla, ma quando lei ripeté che non aveva voglia, io smisi. Quando pensai che fosse addormentata, mi masturbai al suo fianco, afferrandomi al suo corpo mentre lo facevo. Poco dopo, lei si alzò e disse che voleva tornare al suo dormitorio. Le dissi buona notte e non ci feci caso.
Un anno dopo, quando il movimento #MeToo cominciò a prendere fora e specialmente dopo che venne fuori al storia di Aziz Ansari, io comincia a mettere in dubbio le mie azioni in quel momento e in altri. Cominciai a capire che mentre credevo di essere stato sempre rispettoso e di avere ottenuto il consenso, la mia vita sessuale comprendeva molti casi nei quali avevo fatto pressione su delle donne per degli atti sessuali finché non si erano lasciate convincere. Non ho parlato alla ragazza che conoscevo un anno prima da quella notte, anche se occasionalmente la vedo in giro per il campus. Qualche volta andare da lei e scusarmi, ma davvero non ho idea di come si senta riguardo alla situazione e se addirittura si ricorda di me. C.P., Connecticut
La note che avemmo sesso, i suoi baci mi hanno lasciato il mento grondante di saliva, una tecnica orale che è meglio descritta come slurp. Pochi giorni dopo mi chiese di vederci di nuovo, e io gli scrissi: «Non è quello che cerco, al momento». La verità era che lui non era ciò che cercavo in nessun momento.
Nelle settimane successive, mi chiesi perché non avessi parlato apertamente. Se non mi piaceva, perché non gli avevo detto di fermarsi? Perché non avevo semplicemente detto di no?
Lui era uno studente del post laurea e io del primo ciclo. Eravamo tutti e due americani di origine asiatica. La nostra dinamica era infestata di fattori che mi portavano a stare quieta, Mi dissi queste cose come se mi stessi rivolgendo un talk TED motivazionale: non è colpa tua! Dai la colpa ai costrutti sociali! Tu vali! Ma non posso fare ameno di pensare che sia stata colpa mia. Ero sobria, informata, capace di andarmene, Si, c’erano delle ragioni per le quali non ho detto di no, ma avrei potuto. Avrei dovuto.
Io penso che volessi mantenere il personaggio che avevo creato. Avevo scelto il ruolo di una femminista fiduciosa in se stessa e con un atteggiamento positivo verso il sesso. Ho pagato la mia cena. L’ho baciato per primo. Al punto in cui i vestiti erano andati, sarebbe stato imbarazzante fermarsi. Non volevo essere etichettata come una bigotta, o una che se la tirava.
Più di ogni altra cosa, ero spaventata. Spaventata che io dicessi di fermarsi e lui non lo facesse, e allora avrei saputo per sicuro che era uno stupro. Nella mia paura convinsi me stessa che il cattivo sesso era una inevitabilità sulla quale non valeva la pensa di fare tante storie. Fintanto che non dicevo niente, potevo razionalizzare e minimizzare il mio disagio. Leanne, Oklahoma
Il mio compagno recentemente mi ha chiesto quanti partner sessuali avevo avuto, o quale fosse il mio numero. Non gliel’ho detto. Non perché mi vergognassi – so che il mio valore non dipende da quanto sesso o quanto poco sesso possa aver fatto – ma perché non sono sicura di come contarli.
Così come molti altri giovani adulti, tengo una lista; nomi, descrizioni e, per me, un sistema di valutazione a cinque stelle. Quindi avevo una solida riposta numerica pronta per la domanda. Ma non ho risposto perché non so più come rispondere. Più anziana divento più giungo alla considerazione che la maggior parte, se non tutti, dei miei incontri sessuali si sono svolti in una torbida zona grigia di consenso.
Devo comprendere i partner non consensuali nel conto? E cosa dire di quelli nei quali io ho iniziato e poi semplicemente sono stata lì sdraiata finché non finiva perché avevo capito che in realtà non volevo, ma ooops, troppo tardi per fare marcia indietro? Devo comprendere le notti nelle quali mi sono svegliata dalla sbronza trovandomi qualcuno addosso e aggiungerle al mio totale?
Non sapevo cosa fosse il consenso attivo. Non sapevo di avere la possibilità di dire no. Pensavo che il sesso poco piacevole fosse la norma. Era solo baciare e armeggiare e la cosa seguente che sai è che stai facendo sesso e stai pensando: «ommiodio questo tizio è così pessimo, questo non sembra per niente fantastico ma sembra che alui piaccia; spero solo che la finisca presto perché ho da studiare per un esame».
L’assenza di no non equivale a sì. Mi piacerebbe averlo saputo all’inizio di quando stavo scoprendo la mia sessualità. Nikki, Minnesota
Odio ammettere quanto sesso ho fatto perché era educato farlo finire. Leggi storie di stupro e violenza sessuale ma mai sul fatto che le tue stese buone maniere ti spingano a fare sesso. Certe volte proprio non hai voglia di fare sesso dopo tutti i preliminari ma non c’ modo di uscirne senza sembrare sgarbata o deludere il tuo partner, che probabilmente è una brava persona, non qualche tizio inquietante in una discoteca.
Quando avevo diciotto anni ho davvero detto di no a un tizio a metà di un incontro. La mia amica, il suo ragazzo e io siamo andati a casa di un suo amico. Dopo aver consumato molto alcool, al mia amica e il suo ragazzo se ne sono andati a fare sesso. Io non ero a disagio. L’altro ragazzo era di bell’aspetto e divertente da chiacchierarci. Quando mi ha preso in grembo e mi ha baciato è stato piacevole. Quando ha proposto di spostarci nella sua camera da letto ho pensato: «Perché no? Non c’è nient’altro da fare». Cosa si supponeva che facessi, dicessi no e stessi lì imbarazzata a sedere con lui finché la mia amica non riemergeva?
Ben presto eravamo nudi e lui stava cercando un preservativo, finché io alla fine ho detto: «No, non stanotte». Lui è sembrato sorpreso, poi ha riso e ha detto: «Lascia che ti faccia cambiare idea», e mi ha baciato. Io ho risposto al bacio. Lo stavamo già facendo, come potevo rifiutarmi? Ma alla fine l’ho spinto via e gli ho detto: «Se devi convincere qualcuno a fare sesso, c’è qualcosa che non va». Rachel, New York
La mattina dopo lo affrontai, troppo scossa e frustrata per poterci passare sopra. Lui disse seccamente: «Non ho fatto niente che tu non volessi».
Sono passati mesi da allora e rimango cl timore e un senso sottostante di rimorso che raggiungere questo punt di violazione e confusione sia stato in qualche mdo colpa mia. Forse nona vrei dovuto bere tanto. Forse una delle mie amiche avrebbe dovuto intromettersi. Forse avrei dovuto essere capace di dire no all’andare a casa con lui.
Ma il punto della questione è che io non dovrei starmene lì a preoccuparmi della linea del consenso. Non dovrei preoccuparmi che un indizio laciato flirtando comporti il pieno accesso al mio corpo. Non dovrei preoccupamri che un amico possa potenzialmente essere uno che si approfitta di me. NOn dovrei temere il suo sguardo di rabbia ogni volta che esco dal mio appartamento al campus. Non dovrei vivere in una zona grigia di fraintendimenti, ipotesi e convenzioni. Sarah, South Carolina
Cosa desidererei poter dire al me stesso quindicenne
C’è quella frase popolare, «Il consenso è sexy». L’abbiamo visto scritto orgogliosamente su Twitter, su magliette e su cartelli alle manifestazioni. Ma quacosa non mi è mai piaciuto di questa frase. Il consenso non è sexy. È cruciale. Non cè un incontro sessuale sano senza pieno consenso. Mariel, Massachusetts
Lungo tutti i miei tre anni di college non sono mai, mai andato avanti con una ragazza senza prima averle chiesto se andava bene. Il consenso è così semplice: «Posso baciarti?». Nella mia esperienza domande come questa, chieste al momento giusto e nel modo giusto, rendono il sesso un’esperienza più piacevole. Ben, Washington, D.C.
Io e il mio ragazzo abbiamo elaborato che cosa è per noi il consenso. Io faccio ancora fatica a dare un no definitvo, così la nostra regola è che se l’altra persona non sta rispndendo entusiasticamente, tutto si ferma. Se facciamo qualunque tipo di gioco di ruolo, stabiliamo in anticipo l’esatto ordine delle attività, e se in qualunqeu momento vogliamo uscirne, diciamo una parola d’ordine e tutte le attività si fermano. Livia, New York
Per molte persoe il primo contatto cn la sessualità è il porno, che insegna ai ragazzi che gli uomini dovrebbero essere duri, esigenti, e che se una ragazza dice no devi solo provare a convincerla con più forza. Dobbiamo insegnare ai nostrri figli (soprattutto ai ragazzi) l’autocontrolo,il rispetto e la comunicazione necessari per una sana intimità, e farlo molto prima che abbiano strumenti sui quali guardare il porno. Jacob, California
Ogni donna che conosco porta almeno una storia di una sua quasi-ma-forse-non-proprio violenza sessuale. E qui sta il problema: siamo state condizionate a credere che ogni che cosa che sia meno dello stupro violento da parte di uno sconosciuto non meriti preoccupazione o condanna. Ma non è mai stato bianco o nero, e vi dirò adesso quel che vorrei dire alla me stessa quindicenne: solo perchjé è il tuo ragazzo non vuol dire che non ti possa violentare. La corcizione sessuale è una forma di abuso sessuale. Hai il diritto di fermarti a qualunque punto, si, anche se lui è già eccitato. Non cedere al sesso solo per evitare un discussione. Non chiedere scusa perché dici di no. Christiana, Virginia
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