Cantarsela e suonarsela
Non so se capita solo a me, ma mi sembra che ci sia in giro una nuova generazione di meme.
Ora, per proteggere gli innocenti ed evitare di essere bannato da un buon numero di pagine o gruppi o far indignare i miei amici, mi spiegherò senza parlare di politica, calcio, giochi, Chiesa cattolica, traduzioni del Signore degli Anelli o lavori pubblici a Cagliari.
Userò l’argomento che fin dall’alba dei secoli è il più divisivo che esista.
Cani e gatti.
Ok, il discorso sarebbe questo: ai primi tempi di social e altre forme di isteria di massa collettiva, quando uno faceva un meme se ne serviva per entrare, spesso a gamba tesa, nello spazio degli avversari.
Alcuni esempi di quello che intendo:
Questo è il tipo di comunicazione che siamo abituati a considerare normale, no?
Ultimamente, però, mi capita sempre più spesso di incontrare meme che non hanno lo scopo di screditare gli avversari, o di far convergere sulle proprie posizioni gli indecisi, ma che palesemente si rivolgono al proprio gruppo, a quelli che sono già convinti.
Intendiamoci, un certo numero di post di questo genere sono sempre esistiti: rafforzare la propria identità serve, naturalmente, anche per stabilire la propria superiorità nei confronti degli avversari:
dove naturalmente il messaggio implicito è che se sei (hai) un cane Hailey Baldwin potrebbe addirittura invaghirsi di te (fra l’altro questo foto è stata oggetto di una famosa polemica, ma questa è un’altra storia e sarà raccontata un’altra volta).
No, io sto parlando di meme nei quali, come dicevo, ce la cantiamo e ce la suoniamo fra noi. Nei quali ci si dà un’aria da persone sapute. Nei quali si dimostra al gruppo dei pari di avere piena capacità di maneggiare l’ideologia del gruppo, quale che essa sia. Meme coi quali l’obiettivo non è entrare nello spazio altrui, ma è quello di costruirsi status all’interno del proprio campo.
Cantarsela e suonarsela da soli, appunto.
Per esempio, poniamo che gli amanti dei gatti, nel disperato tentativo di negare la palese inferiorità propria e dei propri animali, abbiano pensato di fare riferimento alle teorie del famoso etologo Konrad Lorenz.
Giusto? Un lettore che non sia addentro alla jihad fra cani e gatti non ha la minima idea di quel di cui si parla, quindi come propaganda un meme come questo è inutile. E ai gatti non fa né caldo né freddo. Serve soltanto a noi cani per ululare in coro: «Bravo, giusto, non se ne può più di queste false argomentazioni, come se non sapessimo che Lorenz aveva tre cani… tentativi pietosi di giustificare l’indifendibile…».
Notate che l’esercizio ha i sui pericoli. La mia prima versione di questo meme era:
Poi mi sono reso conto che esponeva a pericolosi deviazionismi eterodossi: fra cani e gatti non conviene mettere in mezzo gli scimpanzé, e ho corretto.
Una buona parte di queste produzioni, e di altre operazioni consimili come i post fintamente meditabondi:
Ciao ragazzi, vorrei condividere con voi un mio dubbio.
Si sente spesso dire dagli amanti dei gatti che i loro animali sono pucciolosi e coccolosi, e questo sarebbe un tipico merito dei gatti, giusto?Ma in realtà questo dipende dal fatto che normalmente in questi casi si fanno vedere immagini di gattini piccoli, appena nati. Ora, se io facessi vedere l’immagine di un Molosso Assassino del Bengala appena nato, anche lui sarebbe puccioloso e coccoloso, giusto?
Del resto, è una cosa che dice anche Konrad Lorenz. Va bene, lo so che Konrad Lorenz è del tutto svalutato per la sua nota propensione per i gatti, ma voglio dire, prendiamo lui come un gattaro rinomato, perfino lui dice che la pucciosità è una caratteristica dei cuccioli indifesi, quindi è una caratteristica dei cuccioli, non di tutte le razze, giusto?
Perché veramente se c’è una cosa che mi manda fuori di testa è quando si tenta di capovolgere ciò che è evidente, e cioè che i cani sono palesemente superiori ai gatti in tutto.
si basano, in realtà, su una quantità impressionante di straw man argument. È anche per questo che sono del tutto inadatti alla propaganda: in un dibattito la fallacia logica sarebbe svelata rapidamente, finché ci diciamo le cose fra noi e noi, invece, va tutto bene.
Mi chiedo, naturalmente, se è una tendenza davvero nuova o se le cose sono sempre andate così e sono io che, casualmente, nelle mie peregrinazioni per la rete mi sono imbattuto in cose che non avevo mai notato prima.
Per il momento, propendo per la novità. La mia ipotesi di lavoro, al momento, è che ci sia una nuova fase di tribalismo digitale, e che si torni a gruppi circoscritti come ai bei vecchi tempi. E nelle tribù chiuse attaccare le altre tribù non serve, perché sono separate. La propaganda non passa, la viralità serve ad altro. Naturalmente, la dimensione digitale non renderà mai le varie tribù del tutto impermeabili (in rete non esistono confini fisici) ma mi pare di vedere all’opera meccanismi (possesso del linguaggio proprio del gruppo, possesso o meno dei siti d’appoggio da cui condividere notizie e opinioni strutturate, possesso o meno di status tribale) che garantiscono gerarchie e distanze, per non parlare del fatto che si comincia a sentire l’influsso della comunicazione tipica di Instagram.
Quindi, separazioni.
Se fosse vero che il tribalismo è in crescita ci sarebbe da considerare la possibilità di un paio di conseguenze interessanti, per esempio su come strutturare la comunicazione politica, ma li lascio a un’altra volta: devo andare a dar da mangiare al gatto, e portare a spasso il cane.
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