Cose che proseguono
Non ho intenzione di tenere conto su questo blog di come evolvono tutte le cose di cui mi capita di parlare, ma ogni tanto mi arrivano sotto mano aggiornamenti che mi fa piacere condividere.
Il marchio della bestia e gli attrezzi per tracciare gli studenti
Andrea Hernandez, la studentessa texana che si rifiutava di indossare a scuola un badge dotato di rilevatore elettronico di presenza, ha perso la sua causa.
O meglio: se avesse voluto, l’avrebbe vinta. Perché la scuola si era offerta di rimuovere il chip elettronico dal badge, lasciando solo la targhetta identificativa. La ragazza però non ha accettato questo compromesso (tutti i procedimenti vari e le trattative sono dettagliate nella sentenza), e a quel punto il giudice le ha dato torto.
Probabilmente, oltre l’atteggiamento accomodante assunto dalla scuola, ha pesato anche la considerazione che badge e anche rilevatori elettronici, pur invasivi, migliorano la sicurezza nei campus, argomento che in questo momento negli USA è molto sentito (la scuola ha intelligentemente proposto fra le sue motivazioni il fatto che i rilevatori consentono al personale di rintracciare velocemente gli studenti durante un’emergenza – quanto questo possa essere vero nel momento in cui uno entrasse a scuola con un fucile d’assalto rimane, ovviamente, discutibile).
Nel frattempo la battaglia legale continua, con minacce di ricorsi in appello eccetera: un utile riassunto della polemica (compresa la questione del finanziamento alle scuole basato sui tassi di frequenza degli studenti), che mi diverte molto e comunque mi sembra significativa, è su Wired e su un giornale locale.
Il ritorno di Lara Manni…
… o di chi per lei. La mia opinione rimane quella che ho pubblicato ormai un sacco di tempo fa, ma mi sembrava opportuno segnalare la (parziale) resurrezione, consistente in un nuovo racconto, anche perché la notizia dopo un mese è arrivata di nuovo su Anobii e si annuncia possibile la ripresa delle solite polemiche.