La puntata peggiore
Il cyberpunk a Oggi parliamo di libri
Sulla puntata dedicata al cyberpunk, che ho messo in rete oggi, ho sentimenti ambivalenti.
Quando l’ho ascoltata la prima volta ho deciso che era la puntata peggiore che avessi mai fatto, e la cosa era tanto più dolorosa perché il cyberpunk, come sanno i miei amici, è il mio genere di fantascienza, quello che mi piace più e anche quello in cui mi sono esercitato come autore, con un buon numero di avventure per giochi di ruolo.
Mi è sembrato che il fallimento dipendesse dal fatto di avere sbagliato l’impostazione della puntata: parlare dell’intero genere, o meglio parlare di Gibson, o meglio parlare di alcuni libri di Gibson; una incertezza di base che mi ha portato a disordinarmi durante la puntata, ad andare a sbattere contro la ristrettezza di tempo e quindi a non riuscire a dire quel che volevo dire.
Può essere: però ieri ho risentito la puntata prima di caricarla su YouTube con davanti agli occhi la scaletta che mi ero fatto, e mi sono accorto (con una certa sorpresa) che tutto sommato ho detto la maggior parte delle cose che mi ero ripromesso di dire, e anche con un certo ordine: quindi il porblema del tempo e dell’impostazione è relativo. E anche la puntata, riascoltata, non è pessima (anche se certo non è delle migliori).
Dunque sono abbastanza perplesso, e più del solito gradirò una vostra opinione. Sotto il video della puntata metto la scaletta con cui sono entrato in trasmissione, un po’ come una curiosità un po’ per sollecitare pareri.
Da parte mia una delle cose che mi sembra di avere capito è che il difetto della puntata stia nel fatto che non è narrativa: se guardo le cose che mancano si tratta non delle parti teoriche ma delle storie: le microstorie dei personaggi, che avrebbero aiutato a dare profondità al tema, la storia personale di Gibson e la storia dei camionisti della Borsa, che mi sembra opportuno raccontarvi.
Finanza barbara
Si tratta di un episodio raccontato in Finanza barbara (Gregory J. Millman, Garzanti 1996), un libro che narra l’ascesa della finanza speculativa basata sui derivati durante l’epoca reaganiana.
A un certo punto l’autore intervista un po’ di brokers, o comunque di operatori di borsa americani. All’epoca non c’era ancora la smaterializzazione dei titoli, quindi le contrattazioni si svolgevano al vecchio modo, nel recinto delle grida.
Bene, viene fuori che questi operatori non erano, come uno poteva immaginarsi, laureati di Harvard, esperti di economia, bensì ex camionisti, buttafuori, gente abituata a menare e a farsi rispettare: perché (come sa chi ha visto Una poltrona per due) il recinto delle grida era una bolgia infernale in cui contava freddezza, pelo sullo stomaco, istinto assassino e un fisico sufficiente a sostenere il tutto.
Messa così l’immagine di questi thug in giacca e cravatta è già abbastanza cyberpunk. Ma se ci pensate, cosa sarà successo a questi tizi quando la digitalizzazione delle operazioni finanziarie ha eliminato i recinti delle grida e li ha resi obsoleti? Un ex camionista diventato agente di borsa e adesso di nuovo sulla strada è esattamente il tipo di personaggio che si può trovare in un libro di Gibson.
No, scusate: il vero personaggio cyberpunk è un camionista divenuto agente di borsa che all’avvento dei computer ha trasferito le sue capacità di intimidazione ai massimi vertici aziendali (vi ricordo la scena ricorrente di Margin call, in cui si vede che tutti i capi di Wall Street non capiscono niente di economia, statistica e matematica, ma molto di blandire, ricattare e intimidire) ma da un giorno all’altro può ritrovarsi sulla strada. Questo è cyberpunk.
Un tema da discutere
Dietro le cose che ho detto in trasmissione c’è un retropensiero che forse non ho del tutto esplicitato. Inizialmente avrei voluto parlare di Aidoru, che considero il modo migliore di avvicinarsi al cyberpunk, oggi, ma il libro è (indovina un po’?) fuori commercio, quindi ho dovuto ripiegare su altre soluzioni.
Ma il punto non è il tema delle bislacche politiche editoriali italiane: è che cosa possa rimanere valido del cyberpunk oggi, non come valutazione letteraria, quanto come capacità di dire qualcosa sul presente. Voglio dire che certamente la trilogia dello Sprawl ( e anche La notte che bruciammo Chrome) è più rappresentativa del genere, e probabilmente anche più riuscita letterariamente. Ma la visione di una fantascienza hard boiled, la fascinazione per la macchina, l’estetica postmoderna, la Matrice, sono forse un po’ superate, mentre i temi della seconda trilogia, e realizzati meglio di tutto in Aidoru, sono ancora attuali: il governo dei flussi di informazioni, la fascinazione per marchi e loghi, la cultura pop, la possibilità di costruirsi identità social diverse da quelle reali… Immagino che questa mia preferenza possa far discutere, per questo la esplicito.
La scaletta (per quelli a cui interessano queste cose)
Sintesi Aidoru
Sunday Bloody Sunday, U2
- Presentazione, saluti
- Ogni puntata storia a sé
- Oggi non libro ma autore
- Autore che rappresenta da solo un intero genere
- Che genere? Cyberpunk
- Mio genere preferito
- Definizione
- Punk: persona senza valore, marginale, poi dopo il punk musicale anche trasgressivo etc. Usato anche con orgoglio o come vezzeggiativo, come “bastardo”
- Cyber: sarebbe “cibernetica” cioè intelligenza artificiale, ma in realtà è “tecnologia” e commistione fra uomo e macchina
- Non farsi troppo influenzare da enfasi su realtà virtuale, cyberpunk è prima di tutto storie di persone, gettate in una realtà aggressiva.
- Com’è questa realtà (società)?
- Vicina a noi nel tempo
- Post-industriale
- Mobile, precaria, effimera
- Paradossale, o meglio: folle
- “Nuotare con gli squali”, storia dei camionisti in Borsa
- Esempi di storie
- Bobby di Burning Chrome, legge il futuro nelle ragazze, trova Rikki etc etc
- Narratore senza nome e Fox, New Rose Hotel
- Johnny Mnemonic
- Molly (Sally) Million
- Case, Chiba city
- Bobby, Count zero
- Colin Laney, capacità di digerire grandi quantità di dati
- Rez, rockstar vuole sposare una idoru
- È chiara l’opposizione a fantascienza alta: non ci sono navi spaziali, utopie, mondi perfetti da costruire, simpatici robot, ma scenari disturbanti.
- Fantascienza distopica, ma sottilmente distopica
- La scrittura, fra hard boiled e minimalismo postmoderno
- Operazione già tentata, Blade Runner, ma qui anche fascinazione per la macchina
- Estetica post moderna, marchi, look
- Consigli librari: trilogia Sprawl, Burning Chrome, Aidoru
- Ovunque girassi lo sguardo, c’era qualche conflitto in corso; la TV e i media riferivano di un sacco di sommovimenti sociali, e noi ci concentrammo su questi
- Chiusura, appuntamento, siti
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