Altri integralismi
Prima di spiegare il motivo per cui ho scritto questo articolo, vorrei raccontare una storiella (vera), che riguarda il film The millionaire di Danny Boyle.
Storiella cinematografica
A un certo punto del film i due fratellini protagonisti sono ai confini della baraccopoli quando vedono venire verso di loro un’orda di tizi armati di bastoni e bottiglie molotov, evidentemente intenzionati a una spedizione punitiva. Infatti una voce fuori campo (una donna, particolare non secondario, come vedremo) grida: «Scappate!! Sono musulmani».
Situazione chiara, no? Nell’eterno conflitto tra estremisti religiosi che scuote periodicamente l’India, i ragazzi sono evidentemente indù e si trovano in questo momento dalla parte sbagliata della relazione
oppressore e oppresso. Del resto, cosa aspettarsi di diverso dai musulmani, quei cattivoni? Giusto?
Sbagliato. Perché, insospettiti da alcuni particolari che non tornavano, un certo numero di spettatori sono andati a vedersi la versione originale del film, senza traduzione, e hanno fatto una serie di scoperte sorprendenti.
- i due ragazzi sono, come suggerito in diversi punti del film, musulmani. Loro, non gli altri.
- per contrasto, come appare da una serie di indizi, gli estremisti della spedizione punitiva sono indù.
- taglia la testa al toro il fatto che, in inglese, una voce (maschile!) grida: «Get’em! They’re muslims», cioè: Prendeteli! Sono musulmani. Come questa frase, detta da un aggressore maschio, sia diventata un grido di timore verso i musulmani, detta da un aggredito donna, è un bel mistero, no?
O forse no. Ciascuno può farsi la sua idea:
- i musulmani sono cattivi. Il cinema deve educare e informare l’opinione pubblica di questo dato di fatto, anche a costo di qualche piccola forzatura.
- il pubblico è stupido. Sa che i musulmani sono cattivi, e non bisogna confondergli troppo le idee. Se un film non si conforma, si cambia.
- boh?
Mi è tornata in mente questa storia perché nei giorni scorsi ho letto due notizie apparentemente non collegate che però in me hanno suscitato lo stesso meccanismo di immaginazione. E cioè…
Rohingya
I rohingya sono un’etnia minoritaria del Myanmar, un paese che, come tutti sappiamo, ha già i suoi problemi. Essere una minoranza etnica di un paese con una dittatura così becera non deve essere una passeggiata, e infatti gira in rete la definizione di “minoranza più oppressa del mondo”.
I rohingya fronteggiano in questo momento in cui scrivo una fase acuta di crisi (acuta: dura da diversi mesi) con la minaccia di pogrom, linciaggi, distruzione di case e altre violenze a opera delle etnie circostanti, con la complicità della polizia e dei militari (la regione è, formalmente, ad amministrazione mista civile-militare, ufficialmente per proteggere la minoranza). L’intolleranza verso i rohingya, indo-ariani in una nazione largamente cino-tibetana, è così radicata che perfino il premio Nobel Aung San Suu Kyi esita a prendere le loro difese.
I rohingya sono musulmani. I loro oppressori, buddisti.
La Costituzione liberiana
La Liberia è uno strano Stato africano, fondato da discendenti di schiavi ritornati dagli Stati Uniti. Nella sua Costituzione è presente, all’articolo 91, la norma di stampo laico che «nessun gruppo religioso avrà privilegi» sugli altri. La norma risale a una modifica della Costituzione introdotta nel 1986.
Adesso la componente fondamentalista di una delle religioni presenti nel paese chiede di ritornare alla formulazione originaria del 1847, di tipo confessionale, che dava di fatto per scontato che il poprio credo fosse religione ufficiale di stato.
Un’operazione analoga a quelle che abbiamo visto in altri paesi africani e mediorientali, con la richiesta che fra le fonti del diritto venga inclusa la sharia? Non proprio: i fondamentalisti in questione sono i cristiani pentecostali ed evangelici, che chiedono che sia vietato accordare privilegi a un gruppo cristiano piuttosto che a un altro, ma evidentemente considerano accettabile che le chiese cristiane siano privilegiate rispetto alle altre fedi (la Chiesa cattolica si è dissociata).
Disclaimer
Volevo mettere un’avvertenza finale, ma poi:
- ho pensato che chi legge questo blog mi conosce e non c’è bisogno
- se uno scrive quello che immagino e per cui volevo mettere il disclaimer, è privo dell’intelligenza e quindi l’avvertenza non gli fa manco zip, come si dice dalle mie parti.
Quindi mi risparmio l’avvertenza. Avvertitevi da soli.
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