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Il gruppo La Pira va a Firenze

Curioso: Primicerio. Come…

Credo di avere detto da qualche parte che il gruppo “La Pira” dell’AC di Cagliari ha una propria mailing list. Io ne sono il moderatore, quindi spetta a me approvare le nuove richieste di iscrizione.

La Pira documentario 2Un giorno di un paio di mesi fa mi arriva la richiesta di un tale Mario Primicerio. Ora, c’è un Mario Primicerio che è un importante ricercatore e che è stato anche sindaco di Firenze. Sarà un omonimo. Un Primicerio che oltretutto da giovane è stato segretario di Giorgio La Pira. Sarà un caso. Oppure è uno scherzo. Comunque approvo la domanda (le approvo tutte, salvo minime precauzioni) e poi lo introduco in lista. Sarà una coincidenza, dico. Figuriamoci se è quel Primicerio.

Invece no. È proprio Primicerio. Tra le altre cose è presidente della Fondazione Giorgio La Pira e stanno lavorando per cercare di capire che cosa ci sia, in tutta Italia, che ha scelto di riconoscersi nel nome di La Pira: così ci è venuto a trovare.

Noi lo facciamo accomodare nella mailing list più o meno con l’imbarazzo con cui una sposina ammette in casa la suocera sapendo che non ha ancora fatto i piatti, invece riceviamo un sacco di complimenti (immeritati). Ma la vera notizia è un’altra: dopo questo lavoro di ricognizione la Fondazione invita a Firenze il 5 ottobre, nell’anniversario della morte di La Pira, tutti i gruppi a lui intitolati per vedersi, conoscersi, confrontarsi. Urca! A Firenze! Doppio urca!! Con riunione a San Marco. A Maria Bonaria brillano gli occhi. Non c’è da discutere: il gruppo “La Pira” andrà a Firenze.

Ottime organizzazioni, canottiere di seta e quartieri già visti

Alberto e Grazia La Pira aereoporto 3La delegazione sarà composta, alla fine, da me, Maria Bonaria, che cura tutta l’organizzazione e i contatti con la Fondazione, Grazia e Alberto.

Il raduno inizia il 4, venerdì pomeriggio, ma la combinazione degli orari di Ryanair ci impedisce di arrivare in tempo salvo che non rinunciamo a un giorno di lavoro, cosa che nessuno può fare, quindi non potremo essere alle fasi iniziali del raduno e alla Messa in Santa Croce. Arriveremo sul tardi. In compenso saremo a Firenze anche domenica mattina, magari faremo un po’ di turismo.

A pochi giorni dalla partenza il ricovero del mitico Pino obbliga Bonaria a dare forfait e Grazia, che si è fatta le ossa con la visita del Papa, prende in mano l’organizzazione del tutto (e questa volta si è anche portata dietro i documenti).

È a me, però, che nel pomeriggio viene un dubbio e prima di partire telefono in Fondazione e scopro che in realtà il check-in dai Salesiani, dove alloggiamo, andrebbe fatto entro le sei: e se noi arriviamo a Pisa alle otto, allora lo spettro della notte sotto il Ponte Vecchio si fa incombente.

In segreteria Stefano Tilli, gentilissimo ma perplesso, non saprebbe bene che fare, ma io ho un’illuminazione: «Ma se le mando qualcuno a ritirare le chiavi?». Meglio di così non potrebbe andare, e allora chiamo con un po’ di faccia tosta Lucia Russo, che conduce il gruppo dei soci di Banca Etica di Firenze, e le chiedo se può passare a ritirarci le chiavi.

YASHICA Digital CameraLucia, con una cortesia che ci mostrerà inalterata per due giorni (e di cui la ringraziamo anche qui) provvede: e mentre noi partiamo più tranquilli penso che, se l’organizzazione della visita del Papa è stata capace di trovargli un mate a Cagliari io ho trovato un mazzo di chiavi a centinaia di chilometri di distanza – potenza di Banca Etica (e si vede che questa storia del mate mi ha proprio impressionato).

Il viaggio con Ryanair è come usuale tumultuoso e ricco di incontri: approfitto qui per raccontare un episodio che in realtà si è svolto al ritorno. Noto dietro di me una bella ragazza alta, molto fine. Vestita con eleganza. Poca e raffinata gioielleria. Poco trucco, occhiali molto seri. Appena siamo giù dall’aereo si toglie la giacchetta corta dal buon taglio: e sotto la giacca quella che sembrava una semplice camicetta si rivela una canotta di seta scollata e molto sbracciata. Sempre molto fine, ma l’effetto è un po’ come quando nei film la tipica segretaria bruttina si scioglie i capelli e getta via gli occhiali. Meditabondo dico ad Alberto: «Curioso come basti togliersi la giacca perché una si trasformi da ragazza della porta accanto a bomba del sesso». Alberto, che apparentemente non stava nemmeno guardando, capisce benissimo di chi parlo e mi fa: «No no, a me mi è sembrata da subito una bomba del sesso».

Ecco, questa è la gente che Grazia è costretta a portarsi dietro. Meno male che alla Fondazione non lo sanno di che cosa parliamo, in viaggio.

A Firenze

La Pira sala inizioArriviamo a Firenze. Lucia ci aspetta in stazione con le chiavi (ve l’avevo detto che era stata gentilissima) e ci carica sul pullman adatto. Grazie a lei – e al fatto che Maria Bonaria mi ha dotato di cartine – arriviamo con facilità dai Salesiani. Il cancello è aperto. Tutto è buio.

Ora, non vorrei che pensaste a un comune oratorio. Il cortile è enorme. Al centro su un rimorchio c’è un pullmino. Acceso. La cosa è un po’ spettrale. Intorno una serie di palazzi (che fanno tutti parte del complesso) e una distesa sterminata di campi da calcio. E nessuno in giro.

C’è solo una porticina aperta. Aldilà tutto è deserto. Ci aggiriamo, finché non troviamo un ufficio e un anziano padre salesiano. Non ci lascia nemmeno parlare: «Meno male che siete arrivati! Io me ne vorrei andare a letto! Ma non vi ha detto niente il signor Tilli?».

No, cosa ci doveva dire. Comunque abbiamo le chiavi delle camere, guardi. Volevamo solo sapere dove dobbiamo andare. Non si preoccupi.

«Benedetti ragazzi. Ma ci sono cartelli con le frecce dappertutto. Non vi ha detto niente il signor Tilli?». E dagli. «Io sono qui che aspetto. Siete gli ultimi? Deve arrivare qualcun altro? Non vi ha detto niente il signor Tilli?». E dringhede.

Insomma, prosternandoci ogni passo e cospargendoci il capo di cenere guadagniamo le camere, non prima di esserci dati un appuntamento per cena. Curiosamente Grazia si è resa conto che quasi nella stessa strada ha alloggiato in un’occasione precedente e conosce bene il quartiere, compresa una pizzeria, dove mangiamo più che discretamente. Siamo a posto: l’organizzazione è perfetta.

YASHICA Digital CameraUna bella giornata

La mattina dopo ci alziamo prestissimo per fare colazione: giriamo un po’ per il quartiere, troviamo un bar interessante e trangugiamo cappuccino e cornetti in modo da essere puntuali. Al nostro ritorno scopriamo che in realtà nella mensa dei Salesiani servivano anche la colazione. Pazienza. «Non vi aveva detto niente il signor Tilli?». A Stefano Tilli fischieranno le orecchie. Comunque diciamo al padre che vorremmo sapere dov’è l’Aula Magna. Conto fino a tre: uno, due e… «Ma non ve l’ha detto il signor Tilli?». Come volevasi dimostrare. E fuori c’era pure il cartello: bastava guardare.

Spes contra spem

La cosa che notiamo subito è il clima cordiale. Finalmente conosciamo di persona Primicerio. Mi informo su chi del resto del gruppo sia Tilli: è perché lo voglio ringraziare per la storia delle chiavi, ma dopo il refrain del padre salesiano quasi mi viene da chiedergli: «Ma ci devi dire qualche cosa?».

Guardiamo la sala con curiosità: ci sono diversi giovani. Col gruppo prima di partire ci siamo velatamente chiesti che cosa avremmo trovato, in termini di visioni di chiesa, posizioni politiche, tipi di attività; qualche sito in giro per l’Italia sembrava un po’ distante da noi. Durante tutta la giornata siamo sempre più rassicurati: siamo tutti dentro i vari filoni del cattolicesimo democratico (a un certo punto viene citato anche Gramsci, ooops); non ci sono amici degli atei devoti. Invece scopriremo una grandissima varietà di attività fra cui, curiosamente, molta attenzione alla poesia. Bellissimo.

YASHICA Digital CameraPer cominciare, però, si elencano le provenienze. Della Sardegna ci siamo solo noi. Moltissimi siciliani, com’è ovvio, e chiaramente una folta rappresentanza locale o comunque toscana. Poi parecchi campani, qualcuno dalla Calabria, pugliesi, dei romani, un gruppo da Reggio Emilia. Quando si sente Bolzano sono molto colpito. Quando la provenienza seguente è dell’Azione Cattolica un pochetto mi commuovo. E in quel momento entra Enzo Cacioli, che era responsabile regionale dei giovani della Toscana quando io lo ero di quelli della Sardegna, e che non vedevo da aaanni.

Ci sono altri fili che si riannodano: con la Fondazione collabora Mario, che fa parte anche del GIT di Banca Etica. Fili, nodi e gomitoli.

Durante la mattina ci sono due relazioni, una sulla spiritualità francescana di La Pira e una sul suo impegno per la pace.

All’inizio della prima sono un po’ stupito: tutti sanno di La Pira terziario domenicano, e del suo ruolo nelle conferenze vincenziane: anche francescano? In realtà sono ignorante io, ma non è questo che penso durante la relazione: ma piuttosto come sia proprio del laico fare sintesi della storia della Chiesa e del contributo dei vari santi; la spiritualità esclusiva, il carisma esclusivo, è propria dei religiosi: il laico getta ponti fra e il mondo e i tesori molteplici della Chiesa e se serve pesca dove può.

La seconda relatrice è molto brillante. Mentre la ascolto rifletto sulle nuove forme che il crinale apocalittico della storia – un’espressione tipica di La Pira – assume oggi, e su una serie di altre cose. Poi tutto si concentra sulla famosa visita ad Ho Chi Minh (anche Primicerio interviene coi suoi racconti diretti) e un po’ mi perdo; faccio in tempo però a registrare un tema sul governo della globalizzazione su cui cercherò di tornare, quando avrò le idee più chiare.

L’altra riflessione che faccio è che la guerra del Vietnam non riguardava direttamente La Pira e l’Italia. Certo, c’erano influenze geopolitiche di vario tipo, ma La Pira pensava in maniera globale: una visione che negli ultimi anni certamente si è persa, in favore dell’interesse “nazionale”.

Una strana pausa pranzo

YASHICA Digital CameraA quanto pare per noi che non l’abbiamo potuto fare la sera prima, essendo arrivati in ritardo, è possibile fare una visita specialissima in Santa Croce per vedere il cantiere del restauro della Cappella Maggiore e ammirare da vicino gli affreschi di Agnolo Gaddi. Si tratta di saltare il pranzo, ma ehi!, vale la pena. E così ci stipiamo in un tassì con Giuseppe che viene dalla Sicilia, sotto la pioggia battente.

 A Santa Croce è tutto chiuso. Ooops. Vagabondiamo sotto la pioggia. Troviamo un ingresso laterale. Ci trattano malissimo e ci mandano via. E piove. Alla fine dopo mille insistenze arriva un responsabile. «Visita?! Aaaah, la visita! Nooo, quella l’abbiamo spostata alle undici e mezzo».

«E scusi, noi come facevamo a saperlo?».

«Beh, dovevate telefonare per sapere che l’orario era stato spostato». Ah, beh, certo, voi spostate l’orario ma noi dobbiamo telefonare per scoprirlo. Elementare, Watson.

Giuseppe ci si arrabbia un po’, insiste, telefona a Primicerio, chiede di parlare con qalcun altro. Noi siamo già rassegnati. Alla fine un po’ seccati ci ritroviamo in un altro tassì.

Il tassista capisce che ci è successo qualcosa, si informa. «Ma niente», dice Giuseppe, «è solo che potevamo vedere da vicino gli affreschi del Gaddi».

«Goduria», fa il tassista. A me mi scappa da ridere, Giuseppe invece un po’ ci rimane male: «Beh, tutti i gusti sono gusti», fa con tono difensivo. «Ah certo», dice il tassista, ma il tono indica che lui scambierebbe ore davanti agli affreschi del Gaddi con soli cinque minuti davanti a un mojito. Meno male che ci hanno lasciato da parte il pranzo, robusto e abbondante.

Che fare?

Il tema del pomeriggio è un po’ quello di quale coordinamento dare, se si vuole, a tutte queste nostre varie realtà intitolate a La Pira. È anche un’occasione per confrontarsi, scoprire che cosa fa ciascuno. Si confrontano idee diverse sul futuro: alla fine non ho capito se abbiamo deciso qualcosa di definitivo, ma in tutti si sentiva il piacere di essersi incontrati e la voglia di fare qualcosa, quindi secondo me qualcosa nascerà.

YASHICA Digital CameraÈ anche l’occasione per conoscere meglio la Fondazione e le sue attività, e per presentare quelli che ci lavorano e ci hanno lavorato, per la maggior parte uomini e donne che sono stati a diretto contatto con La Pira. Man mano che ascolto rifletto su come sia un bel gruppo, e fatto da belle persone: Primicerio è direttamente un grande, ma tutto il gruppo colpisce e si vede che aggrega altre belle persone, penso per esempio alla Bagnato, la storica della relazione della mattina. Un po’ mi viene in mente don Loi, lo zio di Bonaria citato dal Papa. Subito prima di morire disse alla famiglia: «Ci vediamo in cielo. Mi raccomando: che nessuno manchi». Allo stesso modo io sono cresciuto in una Chiesa in cui fra i criteri di ecclesialità delle associazioni si consideravano i frutti spirituali – se qualcosa da buon frutto è buona Chiesa. Nella Fondazione e nell’incontro che ho vissuto, lo dico senza piaggeria, ho trovato una conferma della bontà dell’insegnamento di La Pira e, all’incontrario, il senso di un percorso che ha dato buoni frutti nelle persone di cui si era circondato.

Questi pensieri così elevati poco dopo si sgretolano. La ragazza dell’Azione Cattolica al momento di salutare mi dice: «Ho sentito Massimo Fadda da Cagliari. Mi ha detto di salutarvi tanto». Ora. Vediamo un po’. Se dovessi fare un elenco delle cento persone che hanno sostenuto e incoraggiato il nostro gruppo, Massimo Fadda sarebbe più o meno a quota meno un miliardo. Mi giro perplesso verso Grazia e Alberto, ed è quest’ultimo che riassume: «Digli che ricambiamo esattamente con gli stessi sentimenti». Non molto lapiriano, ma adeguato.

YASHICA Digital CameraE dopo

La sera, finito tutto, salutati tutti, ringraziati tutti, con la benedizione del padre salesiano («Adesso visitate Firenze? Bravi, bravi», e no, questa volta a quanto pare Tilli non doveva dirci niente) siamo andati in giro per Firenze. Lucia, ancora una volta gentilissima, ci ha portato in giro e poi a mangiare (una porzione per due che a stento abbiamo finito in quattro) e poi di nuovo in giro. Mentre andavamo a zonzo vediamo una grande cupola azzurra e andiamo a esplorare: è la sinagoga. Vediamo che si può visitare e ce lo diamo come obiettivo per la mattina dopo.

YASHICA Digital CameraE infatti il giorno dopo, puntualissimi, siamo davanti all’ingresso. La visita dura più di due ore ed è veramente bella, ma dobbiamo tagliare corto per recuperare le borse per partire. Facciamo in tempo a visitare il villaggio di Save the Children in piazza di Santa Maria Novella: Elena Piseddu mi aveva minacciato di morte se non fossi passato a salutare. È fatto veramente bene, e anche dal punto di vista dell’inventore di giochi suscita un sacco di idee. Bello.

Ci sarebbe stata l’occasione di fare tante altre visite, se avessimo avuto il tempo: nei pressi della sinagoga abbiamo individuato una moschea (a fianco della fondazione di Banca Etica, peraltro), la sede dei cristiani valdesi e un altro tempio evangelico. Una mattinata ecumenica e interreligiosa in pieno stile da gruppo “La Pira”.

«Goduria», avrebbe detto il tassista, lo so.

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6 pensieri riguardo “Il gruppo La Pira va a Firenze

  • 1) A casa mia c’è sempre mate. Quello sfuso, del commercio equo, non quello in bustine. A me non sembra così strano riuscire a procurarselo, per i solerti organizzatori papali. Più strano riuscire ad avere il tipico recipiente in cui si serve in Sud America.

    2) Perché fra le foto manca la bomba sexi? Ero curiosa di vederla

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    • Secondo te io mi metto a fotografare ragazze che non conosco all’aereoporto? Comunque aveva un’aria da Sandra Bullock giovane, se Sandra Bullock avesse dieci centimetri di statura in più.

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  • commento semiserio…

    Chissà perché, quando ho letto l’aneddoto della biondina (che è collocabile alla fine del viaggio) ho pensato a quando, prima di partire, alle 17.30, dall’aeroporto di Cagliari ho chiamato Roberto.
    – “Roby… dove siete?”
    – “Sono a casa, sto aspettando Alberto che arriva in pullman, poi in pullman andiamo a prendere il trenino e arriviamo” (minimo 15 minuti di pullman e 15 dalla stazione al controllo).
    Intanto Massi, cliente pluriennale dei treni a Piazza Matteotti, mi diceva che in quella mezz’ora non c’erano treni di passaggio per l’aeroporto.
    E io pensavo: “Come faranno ad arrivare qui, fare la fila per il controllo di sicurezza e arrivare al gate di imbarco, che chiude alle 18.10???????????”
    … e mi volevano pure mandare avanti con in tasca i biglietti di Alberto…
    ok, li aspetto… E se poi aumenta la fila prima dei controlli di sicurezza?
    Ok, faccio il controllo di sicurezza e lascio a Massi il biglietto di Alberto.
    Erano le 18 e, ancora niente.
    Ok, se non arrivano, esco dalla zona degli imbarchi e torniamo tutti a casa, vuol dire che il viaggio non era destino per il gruppo La Pira.
    Squilla il telefono… ok, Massi parcheggerà la macchina di Roby e i miei due cavalieri arriveranno al gate 14 quando la fila è piena di tutti coloro che dovevano volare con noi e l’imbarco quasi iniziato… e si prendono pure il caffè…
    Ovviamente io, con l’ansia che mi caratterizza in questi casi, non potevo ingoiare neanche una goccia d’acqua. Non sapete quanto mi è costato allontanarmi da quella fila per recarmi al banco del bar come una docile dama condotta dai suoi cavalieri mentre ryanair avviava l’imbarco…

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    • 😉 Che fatica in giro con questi due scapestrati, eh?

      Faccio fatica a vederti come “docile dama”, per la verità 😉

      P.S. Perché “biondina”? Era bruna…

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      • Perché il suo fidanzato al telefono ha detto a un suo amico che stava accompagnando “la biondina all’aeroporto”… forse era cieco d”amore?

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      • La trasferta alla fine non è stata faticosa, anzi, dopo l’ansia in aeroporto è stato tutto in discesa 🙂

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