Le vecchie storie del signor Luca

Cronache di una parrocchia immaginaria

Tornando a casa

Sabato, dopo avere partecipato al secondo Seminario per animatori e responsabili di gruppi adulti, io e il signor Luca siamo passati in Parrocchia. Là abbiamo trovato la signora Gianna e il Parroco, che preparavano la prossima riunione del gruppo della nostra Parrocchia, e appena ci ha visto la signora Gianna ci ha chiesto: «Allora?», e c’era tutto un mondo di preoccupazione in quella semplice parola, perché il nuovo Sussidio è un po’ difficile, e non sappiamo come usarlo, e il gruppo vivacchia, e un po’ va avanti e un po’ va indietro, e perché anche il catechismo non è che si capisca proprio bene come usarlo.

Io e il signor Luca abbiamo allargato le braccia e abbiamo detto: «Guardate, non è che nelle altre Parrocchie se la cavino molto meglio di noi. Diciamolo chiaro, hanno tutti più o meno i nostri stessi problemi, e nessuno sa esattamente cosa fare. Anche quelli del Centro diocesano, eh, diciamocelo bene. In fondo tutto quello che abbiamo fatto stasera è stato raccontarci quali problemi avevano i nostri gruppi, ma soluzioni, bene, per quelle toccherà aspettare l’evolversi delle cose». «Allora, via, si fa come dico io», dice il Parroco, «lasciamo da parte il testo dell’Azione Cattolica e usiamo solo il Catechismo – io spiego e poi lasceremo spazio alle domande». «Però», dice il signor Luca timidamente, perché lui è nell’Azione Cattolica da poco, «a me l’idea di quel gruppo là, chi erano? Sant’Avendrace mi pare, mi è piaciuta». E spieghiamo che loro usano di base il fascicolo di catechesi, a cui dedicano una riunione, guidata dall’Assistente, ogni due settimane. A settimane alterne invece usano il fascicolo di spiritualità laicale, quello verdino, per fare delle applicazioni pratiche e delle attualizzazioni dei temi di catechesi. E queste riunioni le preparano dei laici a turno. «Certo, il fascicolo verde, quello col numero 3, è stato il grande protagonista di questo incontro. In molti gruppi piace proprio tanto», dico io, «va bene: potremmo provare a fare anche noi così». «Si, brava, prova tu a trovare persone disponibili nel gruppo: stanno sempre tutti zitti, e poi, lo sai, non si sentono preparati, dicono che non hanno tempo». Pensando al nostro gruppo, tutti e quattro taciamo sgomenti per qualche momento; ma il signor Luca, che nella vita fa il Maresciallo dell’Esercito, e non è tipo da arrendersi, propone: «Quello che è vero, però, è che in Centro diocesano quelli dell’équipe dicono che bisogna vedere le esigenze del gruppo e poi, in base a quello, programmare come usare il Catechismo e il Sussidio – anche prendendo un po’ qua e un po’ là; l’importante non è cosa usare, ma con quali obiettivi». E si lancia in un discorso su come addestrano le reclute in caserma. Allora la signora Gianna, offesa: «Guardi, quelli della Giunta Centrale – (perché la signora Gianna è presidenta parrocchiale dal ‘52 e dice ancora Giunta Centrale e non Presidenza diocesana) – sono tanti bravi a fare discorsi, ma poi…», e vorrebbe dire: ci vengano loro, a tenere le riunioni. A questo punto interviene il Parroco: «Comunque, bisogna tenere presente che la maggior parte di quelli che vengono alla catechesi del mercoledì non sono di Azione Cattolica…» e vorrebbe aggiungere, anche lui: questa AC, in fondo, è pure un po’ passata di significato. A sentire tutti questi discorsi mi sento un po’ persa: in fondo, sembrano tutti problemi irrisolubili. Allora il signor Luca ci guarda e dice: «Veramente, io avrei pensato a un programmino…». Diavolo di un signor Luca, aveva tutto pronto.

Il signor Luca e il suo gruppo tornano sul prossimo numero, con una soluzione per tutti i problemi citati. Nel frattempo, fateci sapere cosa ne pensate del loro gruppo e poi, via via, delle soluzioni proposte.

Il fratellino e lo straniero

Oggi il Parroco ci ha tenuto una meditazione: A dir la verità, non era proprio una meditazione: piuttosto, siccome abbiamo deciso di studiare la Bibbia, una volta al mese ci spiega un brano della Sacra Scrittura, a partire dalla Genesi. Apparentemente, non lo preoccupa il fatto che in tre mesi siamo arrivati solo al quarto capitolo, secondo i nostri calcoli, di questo passo quando avremo finito saremo ben oltre il 2000. Comunque, sto divagando, perché quello che volevo dire è che io, il signor Luca, la signora Gianna, che è la Presidente Parrocchiale, e tutto il gruppo adulti e anche quello giovani partecipiamo puntualmente a queste meditazioni che sono molto interessanti.

Questa sera il Parroco ci ha spiegato Caino e Abele, e ci ha detto che il cuore del peccato di Caino, la spiegazione di quel suo terribile gesto omicida, sta proprio in quel disinteresse per il fratello, per l’altro, che mostra quando Dio gli domanda: «che ne hai fatto di tuo fratello?» e lui risponde dicendo più o meno: «non sono mica il guardiano di mio fratello!». In quel momento, Giovanna, che è del gruppo giovani, ha avuto un’esclamazione, perché la mamma quel giorno stesso le aveva chiesto la stessa cosa a proposito di suo fratellino che giocava nel cortile sotto casa, e lei aveva risposto come Caino, anzi, in maniera un po’ più maleducata, perché questi giovani d’oggi si sa come sono e poi il suo ragazzo è partito militare la settimana scorsa e lei è un po’ nervosa per questo. Giovanna non è una cattiva ragazza, e quando ha sentito il Parroco parlare in quel modo si è sentita trafiggere il cuore e si è sentita molto in colpa. E diceva: «Non tanto per mamma, che in fondo è abituata ai miei scatti e mi rimprovera ma lo so che mi vuole bene e mi perdona, ma perché tante volte ho l’impressione che a me di mio fratellino non me ne importa proprio niente. È più piccolo di me di troppi anni, e non abbiamo niente in comune… e poi è sempre affidato a me e mi pesa veramente, dovermelo sempre trascinare dietro…».

Ora, non so se capita anche nelle vostre parrocchie, ma da noi quando uno o una tira fuori domande come queste è come un tappo che salta, e tutti vogliono dire la loro. Così, prima un giovane, poi un altro, e poi anche noi adulti siamo intervenuti, e il Parroco ha dovuto interrompere la meditazione. Dapprima volevamo consolare Giovanna, e dirle che in fondo non era così grave, ma poi qualcuno ha cominciato a citare altre occasioni in cui anche lui si è disinteressato magari di qualcuno che chiedeva il suo aiuto, oppure si è dimostrato sordo alle esigenze di un povero, o è stato egoista, e così via. Io ero molto contenta, e l’ho detto, perché di solito quando parliamo di carità parliamo sempre di cose da fare, e siamo molto bravi a organizzare pesche di beneficenza o lotterie o raccolte di viveri, ma non parliamo mai dello spirito con cui facciamo queste cose, e io so bene che certe volte noi diamo ai poveri le nostre cose vecchie, o del cibo, ma lo facciamo di malagrazia, e certamente non con un animo da fratelli.

Il Parroco allora ha preso quel brano del Vangelo sul giudizio finale, quello in cui Gesù dice «quel che avrete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me…», e ci ha invitato, durante la settimana, a fare un gesto di carità concreta. Massimo, che è l’animatore dei giovani, ha esclamato: «Non basta! Diciamo, diciamo, ma poi chissà se manteniamo, e se anche facessimo questo gesto di carità, l’importante è farlo proprio con animo di fratelli. Io vi propongo questo: tenete queste crocette con voi per tutta la settimana, e guardatele per ricordarvi l’impegno che vi siete presi». Il Parroco ha benedetto le croci e ce le ha date, e qualcuno si è commosso, ci è scappata pure qualche lagrimuccia.

Alla fine era molto tardi e siamo usciti. Un senegalese vendeva fazzolettini fuori della chiesa, sapete come dicono: «Ciao mamma! Ciao capo! Solo mille lire! Dai capo, che non ho fatto niente oggi». E allora il signor Luca si è grattato un po’ il mento, ha guardato la crocetta che aveva appena ricevuto e poi ha detto: «Vieni, va’, che ti invito a cena a casa mia». E la signora Gianna, un po’ esitante, ha proposto: «Ho delle zeppole pronte in casa, se vuole gliele passo…». I giovani, un po’ per le zeppole e un po’ perché adorano il signor Luca, si sono subito autoinvitati, e anche i coniugi Porqueddu, che parlano il francese, hanno offerto collaborazione. Saremmo rimasti tutti, ma il signor Luca non ha mica una casa tanto grande… E il Parroco, che stava già salendo in macchina per andarsene a casa, ha detto: «Bene, vi apro la sede, basta che non lasciate le luci accese…». Questa sera i miei figli si sono fatti due uova fritte da soli con loro padre, ma io sono rimasta in Parrocchia, e vi assicuro che è stata proprio una bella serata.

Il signor Luca in ospedale

La domenica mattina del signor Luca, quando non è di turno in caserma, è piena di riti. Il primo rito è un caffè forte, che si prepara da solo sulla vecchia napoletana, osservando gelosamente tutti i segreti di una preparazione uguale a quella che faceva suo padre prima di lui. Poi, una passeggiatina con il cane Flock, mentre la città è ancora addormentata: un giro preciso dell’isolato, con il cane che ripete le stesse fermate agli stessi alberi da una vita e il signor Luca che da parte sua ne fa una sola: all’edicola, per il quotidiano locale e quello sportivo, che compra rigorosamente solo di domenica. Tornato a casa il signor Luca si fa la barba e poi va in chiesa, per la prima messa. Dopo la messa c’è un altro dei piccoli riti della domenica: insieme con il Parroco va a prendere un cappuccino e una pasterella al bar di fronte alla piazza. Di solito, la giornata prosegue con altri mille piccoli riti, ma non l’ultima volta: mentre si avvicinava alla cassa per pagare, il signor Luca ha sentito un dolore vigliacco al petto, il respiro che se ne andava, ed è caduto a terra. Hanno chiamato subito l’ambulanza, e l’hanno portato all’ospedale.

Siccome la nostra parrocchia vive in una dimensione di favola, non preoccupatevi: il signor Luca non è morto. Aveva soltanto una banale congestione, e dopo tre giorni in osservazione è stato dimesso. Tuttavia, quei tre giorni hanno lasciato grande impressione su di lui, che non era mai stato ricoverato in vita sua, e che gli ultimi giorni a letto per malattia li ha fatti nel settantasei. «Vedi», mi dice, «naturalmente ho capito quasi subito che non era un infarto o qualcosa di molto grave, e così mi sono sentito tranquillo da subito… ho preso la cosa come una licenza. Io non sono molto bravo con le parole, ma ho ascoltato molto il Parroco e la signora Gianna parlare di sofferenza e di povertà, in queste ultime riunioni, e mentre stavo in ospedale mi sono messo a pensare. Mi sono reso conto che certe cose comunque non si capiscono se non quando le vivi sulla tua pelle»… e si infervora, il signor Luca, a spiegare che solo in quel momento ha capito che tutti siamo poveri, perché tutti siamo soggetti alla malattia, alla miseria, anche chi, come lui, aveva sempre visto queste dimensioni come appartenenti agli altri, come cose che non potranno mai capitare a se stessi.

L’altra cosa che è balzata agli occhi del signor Luca è la solidarietà che si è stabilita tra i compagni di camerata (loro erano otto nella stanza), anche gente molto diversa, che magari fuori dell’ospedale non si sarebbe mai rivolta la parola. Voi lo sapete, il nostro amico è un uomo tutto d’un pezzo, e su certe cose non transige: per esempio sulla lunghezza dei capelli nei giovani. Ma in ospedale, complici le lunghe ore di noia e qualche sigaretta clandestina fumata sul pianerottolo, il signor Luca ha fatto amicizia con Pietro, che si fa chiamare Billy e fa il batterista in uno di quei gruppi musicali che perversamente produce rumore e lo spaccia per musica.

Ora, quello che preoccupa il signor Luca è questo: tornato a casa, come fare tesoro della lezione? Come mantenere quel sentimento di solidarietà verso gli altri, da lui sperimentato nei confronti dei compagni di camera? E la coscienza della propria fragilità, se adesso sta di nuovo bene e si sente forte come un toro? Il signor Luca non è abituato a tutti questi problemi filosofici, come mette il guinzaglio al vecchio cane Flock e si avvia per il solito giro dell’isolato. A metà strada, pensa di nuovo a Pietro/Billy e c’è chi giura di aver visto un maresciallo dell’esercito di mezza età a spasso con un bracco grigio che canticchiava beato oh oh oh knocking on heaven door.

Il signor Luca e la politica

In prossimità delle elezioni noi cattolici ci troviamo in grande imbarazzo, divisi fra centro, destra, sinistra e anche qualche altra sottovariante, quali il “centro che guarda a sinistra”, il centro che guarda al centrosinistra”, “il centrodestra”, “il centro del centrodestra” e il “fuori”. L’imbarazzo si accresce nella nostra circoscrizione, dove per la Camera si affrontano l’Onorevole, che tanto bene ha sempre fatto alla Chiesa, e il giovane segretario del Partito, che viene dal volontariato cattolico ed è stato allievo al catechismo di due o tre di noi donne di AC. Man mano che le elezioni si avvicinano, sempre più spesso capita di ascoltare  frasi come: «Non si capisce più niente», «Era meglio ai vecchi tempi», «Ora è tutto uno sfascio». È poi tutto un interrogarsi con cautela: «Ma tu hai deciso chi votare?», e siccome nessuna si è ancora chiarito le idee, non c’è nessuna che possa dare o ricevere sollievo. O meglio, non c’è nessuna tranne la signora Gianna, la nostra presidente parrocchiale, la quale vista la confusione del suo piccolo gregge, che saremmo noi, si è premurata di aiutarci. Così, l’ultima volta che abbiamo fatto riunione ha aspettato che finisse la preghiera finale e poi ci ha distribuito un congruo numero di “santini” elettorali del Giovane Segretario del Partito, con un opportuno pistolotto: «una persona che conosciamo» … «perché la politica è importante, come diceva Lazzati, la forma più alta di carità», più o meno, insomma, le cose che dice prima di ogni elezione da molti anni a questa parte.

Purtroppo, a molti la cosa non è piaciuta. In particolare non è piaciuta ai giovani e al Parroco, i quali hanno fatto notare alla signora Gianna che l’AC non deve fare politica e che alle riunioni non si può fare propaganda elettorale. A questo la signora Gianna ha fieramente ribattuto che lei prima di fare propaganda aveva appositamente dichiarato chiusa la riunione, e inoltre che certe lezioni dal Parroco proprio non le accettava, visto che tutti sanno che nell’Ufficio Parrocchiale tiene un mazzo di volantini dell’Onorevole solo perché ha promesso di fargli avere fondi per restaurare l’antica cappella di Santa Maria. Quanto ai giovani, è risaputo che sono tutti comunisti.

Come potete immaginare, adesso siamo nella stessa condizione di prima, cioè non sappiamo per chi votare, e inoltre gli animi sono molto surriscaldati. Qualcuno naturalmente prova a mediare. Il signor Luca, che è un tipo gerarchico, ha proposto di interpellare il Vescovo per sentire il suo parere. Non avendo ricevuto riscontro né dal Parroco né dalla signora Gianna, ha provato intanto a interpellare il vicario foraneo, che è un suo vecchio compagno di scuola. Purtroppo il vicario si è limitato a rispondergli che si leggessero il Concilio, in cui c’è già tutto, e lo lasciassero a occuparsi della benedizione delle case. Esacerbato, il signor Luca si è ritirato in buon ordine e passa le serate a leggersi la Gaudium et Spes. Ultimamente mi ha fatto sapere che grazie a queste letture ha deciso per chi votare, ma che non lo farà sapere a nessuno per non compromettere la divisa che porta: i militari servono la Patria e nessun altro. Sic transeat il signor Luca.  Il secondo tentativo di mediazione l’hanno fatto i coniugi Porqueddu, che per un po’ hanno vissuto a Genova e dall’Azione Cattolica di lì hanno riportato tante idee: perché, hanno detto, non organizzare un confronto pubblico fra i due candidati? Invece di essere sempre “terreno di caccia”, perché per una volta non portare i politici in Parrocchia, sul nostro terreno, e chiedergli le loro risposte sulle cose che interessano a noi? Questa idea mi sarebbe piaciuta tantissimo, ma purtroppo è stata bocciata, sia perché pareva troppo difficile a molte di noi, sia perché il Parroco non era disponibile a dare una sala parrocchiale per un incontro politico, sia perché qualche giovane ha esagerato con le proposte di modifica (secondo qualcuno, avremmo dovuto invitare non solo i candidati, ma anche i rappresentanti di tutte le liste apparentate, e pure quelli che fanno politica ma per protesta non si presentano alle elezioni, in tutto diciannove persone). Fallito anche questo tentativo, abbiamo ripiegato sulla proposta meno ambiziosa di leggere tutti insieme i programmi elettorali. Volete saperlo? È stato un disastro! Ci siamo persi, tutto ci sembra uguale, un sacco di cose non le abbiamo capite… ed ora le elezioni sono alle porte e siamo sempre allo stesso punto. Più o meno le opinioni possono essere riassunte così: una parte di noi voterà il vecchio Onorevole, che tiene alla famiglia, alla scuola cattolica e al rispetto della vita, e che ha sempre protetto i nostri agricoltori in mille occasioni; un’altra parte voterà il Segretario, che viene dal volontariato, crede nella solidarietà, è serio, vero cattolico e onesto; un’altra parte non darà nessun voto all’uninominale e voterà solo un partito (io non ho capito bene il meccanismo – mi limito a riferirlo); la grande maggioranza dei giovani deciderà solo la sera prima per chi votare ma non si fa problemi, perché è convinta che l’importante non è la politica ma il lavoro sociale diretto della comunità cristiana nel suo territorio. Il signor Luca ha trovato la risposta nel Concilio ma non parla. Rimango solo io: e, mentre rimpiango i tempi in cui era molto più semplice, mi sento molto triste.

Il signor Luca e lo straniero – parte II

Come molte altre persone della nostra comunità parrocchiale, faccio fatica a capire la signora Gianna, Presidente della nostra Azione Cattolica parrocchiale. Questa arzilla vecchietta governa il nostro gruppo adulti con pugno di ferro, si muove a suo agio fra i testi e i sussidi dell’Azione Cattolica e cita a memoria con sorprendente rapidità brani riguardanti il ministero dei laici di AC tratti da fonti remote quali, ad esempio, le allocuzioni di Papo Pio XII alle giovani della GF. La sua vita spirituale, la sua serenità e la sua frequenza ai Sacramenti sono tali da destare l’invidia di tante persone più giovani e più distratte quali la sottoscritta; infine la disponibilità ai desideri del Parroco la rende un puntello insostituibile per ogni attività, si tratti di sorvegliare i bambini del catechismo o di organizzare una raccolta di fondi per comprare banchi nuovi per la Chiesa.

Eppure, la signora Gianna non è tanto ben vista dal gruppo adulti. Le si rimprovera, giustamente, di non lasciare spazio agli altri, di fare sempre le cose allo stesso modo, di non avere abbastanza comprensione per i gruppi esterni all’Azione Cattolica, di non sapere trattare con i giovani. I più cattivi mormorano dietro le sue spalle che in fondo la signora Gianna non è mai riuscita a accettare la realtà della Azione Cattolica del nuovo Statuto. I cattivissimi (cioé quei demonietti dei giovani) insistono che la signora Gianna è un relitto del passato, come la vecchia 500, la macchina da cucire a pedale e i cappellini con la piuma.

In molti rispetti, il signor Luca è l’antitesi della signora Gianna. È molto più giovane e si trova a suo agio con i ragazzi dei Settori giovanili. È in buoni rapporti col Parroco ma non esita a dirgliene quattro quando non è d’accordo con lui, e meraviglia delle meraviglie, il Parroco lo ascolta e tiene in gran conto la sua opinione. Soprattutto, il signor Luca è entrato in AC da pochi anni e tutto quello che ha imparato sull’Associazione gli viene dai corsi e dai campi scuola del Centro diocesano: il signor Luca non ha la minima idea di cosa fosse la GF, ma invece cita volentieri testi nuovi e modernissimi come i Progetti. Molti giovani sostengono che il signor Luca è il futuro, o perlomeno il presente.

Non c’è perciò da stupirsi se qualche volta il signor Luca e la signora Gianna vengono un pochino a contrasto. Essi sono sempre molto gentili e corretti, ma chi come me conosce bene tutti e due, sa che questa gentilezza e questa correttezza sono un po’ forzate, e che sotto sotto passano invece delle scariche di tensione.

Per questo, tutta la Parrocchia assiste in questi giorni stupita a un fenomeno mai visto: il signor Luca e la signora Gianna hanno un progetto in comune, e dovreste vedere come collaborano! Dovete sapere che, dopo la famosa sera in cui il signor Luca invitò a cena a casa sua l’ambulante senegalese (che poi si chiama Ahmed, e non è senegalese ma della Costa d’Avorio), è nata in noi del gruppo parrocchiale l’idea di un centro di accoglienza per stranieri. Secondo i progetti, dovremmo organizzare una scuola per insegnare l’italiano e un ufficio che si occupi di aiutare nel disbrigo delle pratiche – se poi riusciremo a ampliare la cosa tanto meglio. Ora, il centro di accoglienza è la cosa più impegnativa e densa di ostacoli che abbiamo mai provato a mettere in piedi, e le difficoltà sono enormi. Per prima cosa, il Parroco non è tanto convinto. In secondo luogo, non abbiamo locali: gli unici disponibili sono attualmente in uso alla Corale Universitaria, che li difende digrignando i denti. Soldi non ce ne sono, e una timida richiesta di aiuto ai commercianti del quartiere è stata accolta con malagrazia, per non dire di peggio. Eppure, noi andiamo avanti, e se otteniamo qualche risultato è unicamente per merito del signor Luca e della signora Gianna, infaticabili nel blandire, aggirare, insistere, pregare e, nel caso della signora Gianna, perfino ricattare per smuovere il Parroco, sloggiare la Corale, ottenere un contributo dal Comune, sensibilizzare qualche famiglia, contrastare gli avversari e così via. Dimentichi di tutto, i due si piazzano in un angolo della sagrestia e confrontano i risultati del giorno, si consolano a vicenda, si spronano e, udite udite, ridacchiano con aria complice. La vicinanza ha l’effetto ulteriore di smorzare le differenze e di farli assomigliare un po’ in maniera inquietante. Quando la signora Gianna ha promosso una riunione con le sue vecchie compagne della GF, che sono ora assistenti sociali, maestre, sindacaliste, pensionate, professoresse, il signor Luca, unico uomo fra tante donne, inappuntabile ha sfoggiato ben due citazioni di Armida Barelli che gli hanno meritato il plauso incondizionato dell’assemblea. E quando abbiamo preparato la gara di torte per ramazzare qualche soldo, la signora Gianna ha aperto la sua cucina a una mezza dozzina delle ragazze del gruppo giovani. Quando le abbiamo viste uscire ridacchiando e abbiamo saputo che la signora Gianna le aveva intrattenute per ore su come si corteggiavano i ragazzi ai suoi tempi, abbiamo capito che era caduto un muro. La Parrocchia, attonita, si interroga su quel che le riserva il futuro.

Verso la fine

Ora che sempre più il signor Luca e la signora Gianna passano il tempo al centro di accoglienza per stranieri, la maggior parte delle attività del Settore adulti parrocchiale ricade sulle mie spalle. Non che la cosa mi dispiaccia, ma certo che con tutte le cose che ho da fare, la famiglia, i figli, spesso mi sento un po’ stanca. Per completare l’opera, il signor Luca, che invece sembra non distrarsi mai, non essere mai stanco, mai giù di morale, ha iniziato a lasciarmi dei bigliettini nella cassetta delle lettere in cui lui mi ricorda quello che io devo dire o fare nel gruppo adulti.

L’ultima volta il bigliettino era più strano del solito. Ve lo trascrivo perché possiate giudicare voi stessi:

«Per Rosa.

Per la prossima riunione per cortesia

  1. ricordati di avvisare il Parroco che abbiamo cambiato il tema della lezione;
  2. prendi in sacrestia i libretti dei Vespri;
  3. fai le fotocopie di pag. 61-63 del Catechismo;
  4. mi raccomando, se ti chiedono quando terminiamo le riunioni, non dire niente: vorrei riuscire a non sospendere per nulla le attività, questa estate».

Ora, le prime tre raccomandazioni erano semplici, normalissime, ma l’ultima mi ha colto completamente di sorpresa. Ormai si sono già celebrate le Prime Comunioni, le Cresime saranno domenica prossima e la vita della Parrocchia inizia lentamente a spegnersi in vista dell’estate. Noi dell’Azione Cattolica quest’anno siamo stati abbastanza bravi, e abbiamo già finito sia i primi due capitoli del catechismo sia i tre fascicoli del sussidio Conformi all’immagine del Figlio, come ci eravamo ripromessi all’inizio dell’anno. Possiamo dunque serenamente avviarci anche noi alle meritate vacanze.

Invece il signor Luca per questa estate pensa in grande. Mi fa notare che il centro di accoglienza non può certo cessare le attività, e il gruppo dei volontari dovrà mantenere lo stesso ritmo di marcia anche nei prossimi mesi. Un gruppo di noi, dopo l’esperienza positiva dell’anno scorso, intende partecipare nuovamente al campo scuola diocesano. Probabilmente formeremo un piccolo gruppo di mamme per cucinare e fare altri servizi al campo parrocchiale dell’ACR. Tutte queste cose le abbiamo fatte anche negli anni passati e sono ormai normali. Però adesso basta! Cos’altro vorrà il signor Luca? Lo sento proporre incontri culturali mensili (ti ricordi quel sacerdote del Centro diocesano tanto bravo…), incontri di preghiera, piccoli corsi di catechesi (per parlare di quegli argomenti che durante l’anno avremmo voluto trattare ma per i quali non abbiamo avuto tempo), attività di animazione per i giovani e i ragazzi.

Il signor Luca ha due idee fondamentali: sostiene che se il nostro gruppo è veramente un’esperienza di comunione, questa esperienza va alimentata, per dare maggiori frutti sia spirituali che pratici (ti ricordi tutta la fatica che facciamo sempre per ricominciare? Prima che tutto ritorni in marcia è già novembre!). E poi pensa che durante l’estate forse certe persone sono più libere, disponibili, anche per una proposta ecclesiale. Io non sono molto convinta, ma non nego che forse su certi punti ha anche ragione: è solo che… aiuto, sono stanca!!!

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