“La costante resistenziale” al MAN di Nuoro
Ho passato gioiosamente il ponte del 2 giugno a Orani con Maria Bonaria e mia madre, e ne ho anche approfittato per rivedere il Museo Nivola e per andare al MAN a vedere la mostra La costante resistenziale #1 – Venticinque anni di ricerca artistica in Sardegna (1957-1983), dedicata al percorso degli artisti sardi appartenenti alle varie avanguardie, dal 1958, anno in cui L’ombra del mare sulla collina di Mauro Manca vince il Premio Sardegna assegnato da una giuria presieduta da Mario Delitala (c’è un po’ di storia di famiglia in questa vicenda), fino ai tardi anni ’80.
Sono esposti autori noti al grande pubblico attuale come Nivola, Maria Lai, Primo Pantoli, Pinuccio Sciola e molti altri forse più noti alla generazione di mia madre, come Rosanna Rossi, Angelo Liberati, Gaetano Brundu e moltissimi altri (sul sito del MAN, seguendo il link che ho messo più sopra, si trova l’elenco completo: sono davvero tantissimi artisti).
Devo dire che non sono convintissimo del titolo della mostra, tanto più con l’enfasi data alla formulazione originale di Lilliu:
in ogni tempo, [la Sardegna] ha avuto uno strano marchio storico: quello di essere stata sempre dominata (in qualche modo ancora oggi), ma di avere sempre resistito. Un’Isola sulla quale è calata per i secoli la mano oppressiva del colonizzatore, a cui ha opposto, sistematicamente, il graffio della resistenza. Perciò, i Sardi hanno avuto l’aggressione di integrazioni di ogni specie ma, nonostante questo, sono riusciti a conservarsi sempre se stessi.”
Non è un concetto che sopporti particolarmente (quali sardi? quale lotta? quale colonizzazione? quale resistenza? cominciamo a chiarire i termini) e ci ho pure scritto sopra un gioco per dirlo, ma nel caso specifico sembra soprattutto controevidente: gli artisti sardi esposti sono tutti ampiamente inseriti in movimenti culturali internazionali e quindi, a prima vista, aperti a influssi esterni e per nulla portati alla “resistenza”.
D’altra parte poi si arriva alla sala dedicata alla costruzione delle mitologie nazionali, all’identità, alla riflessione sulle radici: e nelle madri di Nivola e nelle altre opere una specificità locale torna prepotentemente, quasi a volersi prendere le sue rivincite. Se sia sufficiente a parlare di “costante resistenziale” non saprei dire, ma certo era evidente e, d’altra parte, questa mostra è la prima di un ciclo di tre dallo stesso titolo: può darsi che, in un meccanismo di tesi, antitesi e sintesi le altre due precisino e sviluppino meglio il concetto.
Una troupe della RAI regionale si aggirava per il museo, alla ricerca di visitatori che commentassero quali opere li avessero colpiti di più. Essendo praticamente gliunici visitatori al momento io e Bonaria non abbiamo potuto sottrarci, e quindi siamo stati intervistati. Non so come estrarre i video dal sito della RAI, ma chi è curioso può vederci nel TG delle 19.30 del 2 giugno ancora per qualche giorno.
Bonaria si è soffermata su Maria Lai, anche pensando alla performance svoltasi a Gairo dal titolo Legare e collegare, e ha detto quanto l’avesse colpita la dimensione maieutica con la quale l’artista, coinvolgendo il pubblico nella creazione, crea festa, tira fuori contenuti e saperi, emancipa e educa le persone. Nel gioco dei tagli dell’operatore questa dimensione in azione si è un po’ persa e sembra che si riferisca alla dimensione con la quale l’opera d’arte, dopo conclusa, tira fuori comunque qualcosa nello spettatore, ma credo vada bene comunque così. Io ho più modestamente commentato gli elfi di Antonio Atza e gli strani rimandi e commistioni fra illustrazione, fumetto e pittura di ricerca, ma soprattutto sono rimasto colpito da un quadro di Angelo Liberati e, ovviamente, dal magnifico Nivola di City.
La cosa più bella della mostra, però, sono secondo me cinque filmati di Tonino Casula dedicati a Gaetano Brundu, Rosanna Rossi, Angelo Liberati, a se stesso e alla citata performance di Maria Lai a Gairo: da soli secondo me valgono la gita a Nuoro e la visione circondati dagli autori e dalle opere che raccontano, quindi voi fate finta che non vi ho messo i link di Youtube.
Ringrazio per gli apprezzamenti è ovvio. Soprattutto condivido quanto scrive: “…Devo dire che non sono convintissimo del titolo della mostra, tanto più con l’enfasi data alla formulazione originale di Lilliu:…”