Turismo catastrofico
Sul numero di Internazionale attualmente in edicola c’è un interessante reportage fotografico sui luoghi teatro di catastrofi di vario tipo (terremoti, stragi, massacri, campi di battaglia) e che sono ora meta di varie forme di “turismo del macabro”.
Il lavoro è opera del fotografo francese Ambroise Tézenas, sul cui sito potete trovare fra l’altro una serie di foto tratte dal libro in questione, fra qui quella che vedete qui sopra.
Internazionale pubblica fra l’altro una selezione differente di foto sull’argomento, commentate da un testo di Christian Caujolle, e questo è un ulteriore motivo per consigliare l’acquisto del numero estivo (che spazia da un interessante articolo sulle gelaterie a Cuba a un corposo dossier sul tema del “viaggio”).
Il pezzo di Tézenas e Cajoulle, però, è inquietante sia per la forza di alcune delle foto sia perché insinua un (salutare?) dubbio su alcune di quelle pratiche della memoria che noi consideriamo normali e eprfino augurabili: appare labile e poroso il confine fra il viaggio delle scuole ad Auschwitz per toccare con mano cosa possa esser stato l’Olocausto e la visita di compiaciuti turisti bianchi al memoriale del genocidio ruandese, per esempio. Forse l’articolo mi ha colpito anche perché durante la mia recente escursione all’Asinara ho visto la cella in cui è stato detenuto Totò Riina in regime di 41bis, e qualche perplessità, con tutto il rispetto per i simpatici ragazzi di Libera che gestivano il luogo, l’ho provata (d’altra parte, se non vedi non conosci).