Ma allora sei recidivo…
Grazie a Giuseppe Argentieri, IACiner di vecchia data, ho scoperto l’ultima meraviglia della “nuova” Londra architettonicamente avanzata: il Walkie Talkie.
È il palazzo solo lievemente invasivo che si vede dietro il Tower Bridge.
Incuriosito, ho scoperto che la costruzione di questo nuovo grattacielo è stata accompagnata da polemiche abbastanza roventi: sorge infatti ai limiti di un’area sotto tutela e tutto sommato si può pesare che se ne potesse anche fare a meno. Alla fine vedo che gli elementi che sono serviti a far passare la proposta sono stati il fatto che si prevedesse di situare sulla cima dell’edificio una sorta di parco urbano totalmente nuovo (questa idea del bosco pensile deve essere una moda, fra gli architetti moderni, oppure il passpartout ambientalista funziona allo stesso modo dappertutto) che permettesse alla cittadinanza di godersi con soddisfazione la vista dall’alto dell’operosa capitale, beandosi del continuato successo della nazione: rule Britannia, dalla City fino i sobborghi.
La realizzazione pratica non sembra avere soddisfatto le premesse: leggo un articolo feroce di un critico del Guardian che sul piano estetico evoca la sala d’attesa di un aeroporto, e non sembra proprio un gran risultato. E anche sul piano funzionale le cose non sembrano essere andate proprio come dovevano andare: il bosco preannunciato è diventato, in fase di realizzazione, una sorta di terrazzamento a prato; ma soprattutto è la funzione civica che sembra essere venuta meno: l’accesso è fieramente contingentato per permettere alla yupperia londinese di godersi i vari bar con vista mozzafiato che occupano buona parte della cima dell’edificio. E anche qui ci sono problemi: in realtà la vista migliore, secondo il Guardian, è quella del locale più basso e meno costoso: più sali, più paghi e meno bene vedi.
È una storia inglese, ma in realtà mi sembra una parabola dei limiti, delle furberie e dei veri e propri danni sociali e ambientali che spesso sono legati a un certo tipo di grandi progetti urbanistici. Ma in realtà volevo segnalare un’altra cosa.
Farò qui una battuta: le polemiche sul progetto si sono fatte roventi.
Dov’è la battuta?
Dipende dal fatto che la particolare forma concava della facciata metallica dell’edificio è un fantastico specchio ustorio. E infatti, segnala sempre il Guardian, nel quartiere di Eastcheap ci sono edifici nel punto di concentrazione dei raggi riflessi nei quali negli appartamenti i tappeti hanno buchi di bruciatura, la vernice delle pareti si gonfia e si distacca e la plastica fonde. C’è perfino uno che dichiara che il grattacielo gli ha fuso parti della carrozzeria della macchina, altro che Galactus!
Il giornale riporta che l’architetto Rafael Viñoly, serafico, ha dichiarato: «Abbiamo fatto molti errori, ma rimedieremo». La storia sarebbe che il problema era stato previsto, ma sottovalutato: la temperatura del raggio della morte era stimata intorno ai 36°, invece arriva a più del doppio. Il principio di precauzione, peraltro, sembra essere un beato sconosciuto: sempre Viñoly dice: «Non avevamo attrezzature o software per analizzare esattamente la questione», e quindi l’hanno fatto comunque. La cosa che però mi ha fatto ridere di più è stato che prosegue poi pacatamente il Guardian:
L’architetto è noto per creare edifici che ustionano. Il suo Hotel Vdara a Las Vegas, che ha una forma similmente concava, nel 2010 concentrava la luce del sole sulla zona della piscina, fino a fondere le poltroncine e dare fuoco ai capelli degli ospiti.
Ah, beh, allora…