Imprevisti
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Caro diario,
cose da ricordare se ci si deve sposare…
Che poi a me la cosa non mi riguarda, ma insomma, ci sono cose che è sempre bene ricordarsi.
Tipo che ci sono Alberto e Cristiana, che Alberto è mio testimone di nozze e Cristiana è mia cugina, e quindi a parte che devo fare da testimone a mia volta sono davvero parte in causa, e loro decidono di sposarsi proprio il giorno che cambia l’ora legale.
Ecco: è rischioso.
Che poi tutti gli amici i giorni prima stanno lì a chiedersi con angoscia: e se Alberto non si sveglia??
Che una volta famosa Cristiana a momenti ci faceva sfondare la porta di casa di lui, che lui non rispondeva al telefono tutta la mattina e chissà cos’era successo, e lui invece dormiva beato col gatto acciambellato sulla pancia.
Però è anche vero che questa volta Alberto aveva in casa ospiti delle parenti, che dovevano accompagnarlo all’altare, e quindi meno male: alle otto del mattino era già lì che postava su Faceboook:
Scusate ragazzi, oggi non mi cercate che ho da fare
Per fortuna sposi e ospiti si sono tutti svegliati in tempo: potenza dei cellulari col cambio dell’ora automatico, credo.
Tranne mia mamma, l’Inossidabile, che ha il telefono dei Flintstone e giustamente è arrivata in chiesa un’ora prima e non vedendo nessuno si diceva: «Queste coppie moderne, che arrivano all’ultimo minuto, boh boh».
E poi naturalmente ci sono errori che non dipendono dagli sposi, tipo Maria Bonaria che doveva leggere la prima lettura e si è dimenticata gli occhiali a casa.
Panico.
Per fortuna che ormai gli occhiali li trovi anche in edicola, dai.
Ma ci sono errori che dipendono dagli sposi, almeno un po’: che Massimo è andato in pasticceria a ritirare la torta per portarla in ristorante.
E nel frigo del ristorante non c’entrava. Che ha dovuto riprenderla, riportarla in pasticceria e mettersi d’accordo per riprenderla dopo e riportarla in ristorante all’ora di pranzo.
Che agli sposi un metro per misurare il diametro della torta bisogna ricordarsi di regalarglielo, prima.
Ma c’è una cosa che davvero va considerata quando fissi la data del matrimonio.
Monsignor Miglio.
Perché tu fissi la data con un parroco, e poi il Vescovo lo trasferisce. E fissa l’ingresso in parrocchia del nuovo parroco proprio quella domenica che tu ti sposi.
Così il vecchio parroco saluta i fedeli il sabato sera e poi discretamente si eclissa, per lasciare tutta l’attenzione del giorno dopo al parroco che arriva.
Il quale farà l’ingresso la domenica sera.
Già, e tu ti sposi la domenica mattina.
Nella terra di nessuno, popolata solo di signore intente a pulizie di primavera, che la chiesa la sera per il nuovo parroco deve brillare.
La terra di nessuno. Ti sei dovuto trovare tu un prete per celebrare il matrimonio, va bene.
Va meno bene che quando quello arriva non si trovi da nessuna parte l’atto di matrimonio.
Che io sono esperto di giochi, ma la caccia al tesoro, cioè all’atto di matrimonio, dieci minuti prima della celebrazione non l’avevo mai vissuta.
È stato… interessante, diciamo. Che la gente diceva: «Strano, don Giulio di solito viene all’ingresso ad accogliere gli sposi…».
Questa volta no, guarda un po’.
In realtà quando gli sposi sono entrati in chiesa, accompagnati dal canto del coro parrocchiale, l’atto era già saltato fuori.
Però mancava l’aspersorio dell’acqua benedetta.
Che serve nel rito e oops, il sacrista se n’era dimenticato.
E quando se n’è ricordato si è accorto che il parroco, da buon padre di famiglia, aveva messo tutti gli argenti sotto chiave. A doppia mandata.
Così mentre gli sposi incedevano per la navata c’era la caccia all’aspersorio.
Quando stavano davanti all’altare in sagrestia don Giulio e le signore costruivano un aspersorio di fortuna con due fronde di vite e dei nastri colorati.
Che quando sono state poste sull’altare col contenitore dell’acqua benedetta similmente decorato sembrava frutto di un gusto sopraffino, e non pura improvvisazione.
E insomma, palpitazioni.
Poi il matrimonio è iniziato.
E ci siamo dimenticati tutto il resto. Non è nemmeno piovuto.