CoordinateLe narrazioniParaboleRaccontiTesti

Qualcosa nell’aria

La sera dell’Assemblea di Banca Etica da Padova sono andato a dormire a Milano: come Þórstein Hallson dopo la battaglia di Clontarf la consapevolezza che la mia casa era oltre il mare – e che quindi non la potevo raggiungere in alcun modo entro la giornata – mi aveva indotto a non affrettarmi.

Lasciato lo zaino dall’affittacamere me ne sono andato a fare due passi sui Navigli. Era sabato all’ora di cena e c’era molta… gioventù, tanto che quasi non si poteva camminare. Ho preso una polpetta fritta e una Baladin alla Macelleria Popolare e mi sono fermato ad ascoltare i musicisti là davanti. A fianco a me c’era una coppia, molto giovane.

Lui stava lasciando lei.

Lei – straniera, asiatica, carina, un po’ acqua e sapone – era struggente: «Why?», «I asked you many times…», «I always said to you I would do anything…».

Lui – maglietta bianca, barba hipster d’ordinanza anche se un po’ corta, capello molto curato – con rispetto parlando era un coglione. Biascicava qualcosa, scuse incongrue, poi lunghi silenzi, sperando che lei si scollasse da sola senza che lui si dovesse prendere la briga.

Solo che lei, sul ciglio del pianto, poi ricominciava da capo: «Why do you do this to me?». E lui di nuovo diceva qualcosina e poi guardava nel vuoto, aspettando.

E insomma, era molto che non mi capitava di vedere due che litigavano o si mollavano, e tutto era molto letterario: loro impalati in mezzo alla gente distratta, l’allegria generale un po’ forzata del sabato sera, il musicista rock sullo sfondo, le battute sapienti del macellaio che discettava di cibo, i Navigli, le luci, la Darsena, perfino il caratterista anziano e bizzarro con una birra in mano (quello sarei io).

Mi è molto dispiaciuto. Me ne sono tornato a dormire in camera. Camminando nella calca mi sembrava di vedere coppie infelici ovunque.

Devo essere in una fase sentimentale, ho pensato.

Sotto l’affittacamere c’era una trattoria e là davanti c’erano due, un ragazzo e una ragazza. Lei lo respingeva con le mani sul petto con forza. Lui rimbalzava in avanti e diceva: «Fammi chiedere una cosa, prima, solo una cosa. Rispondi a questa domanda». Lei lo spingeva e lui diceva: «Solo una domanda, solo una…».

Ho esitato un attimo davanti al portone, perché c’era un po’ di violenza trattenuta e la possibilità che lui iniziasse a picchiarla. Non ho capito la domanda né la risposta, ma lui ha gridato: «Ah è così?! Ma io invece ti parlavo d’amore!!» e se n’è andato, prendendo a calci sistematicamente tutte le macchine e i cassonetti della strada.

Scuotendo la testa sono salito in camera.

Ci deve essere qualcosa nell’aria, ho pensato.

Colonna sonora: Coldplay.

quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare
quando ami qualcuno e va sprecato
può esserci qualcosa di peggio?

Facebook Comments

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:

Questo sito usa cookie o permette l'uso di cookie di terze parti per una vasta serie di funzionalità, senza le quali non potrebbe funzionare con altrettanta efficacia. Se prosegui nella navigazione, scorri questa pagina, clicchi sui link presenti nel sito, commenti un contenuto, condividi una pagina o un articolo, scarichi un file, visualizzi un video o utilizzi un'altra funzione presente su questo sito stai probabilmente attivando un cookie e acconsenti quindi implicitamente all'utilizzo di cookie. Per capirne di più o negare il consenso leggi la cookie policy - e le informazioni sulla osservanza della GDPR

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi