Mettersi con Goethe
Non lo so perché ho tutto questo rispetto reverenziale nei confronti di Goethe, rispetto che non ho, poniamo, per l’amato Shakespeare o Anton Čechov o per altri autori che ho trattato in puntate precedenti o successive.
Però per tutta la puntata ho avuto l’idea che fosse in qualche modo sbagliato parlare di Goethe, e la fastidiosa sensazione, in fondo, di non avere capito nulla del Faust.
Detto questo la puntata, come avrete sentito, non è male. È informativa il giusto, personale il giusto e tutto sommato si inserisce correttamente nel ciclo di puntate sull’Ottocento teatrale (credo di averla richiamata direttamente quando poi ho parlato di Hugo).
L’unico appunto è che potevo far notare che si tratta in realtà di un closet drama, ma in realtà da quando è stato scritto il Faust non è stato solo letto, come forse era nelle aspettative del suo autore, ma realmente messo in scena in mille teatri e più volte anche al cinema e quindi l’omissione non è grave: poteva al più servire a rafforzare la linea principale della puntata, che era quella di sottolineare la straordinaria vitalità del Faust, grande mito moderno.
Insomma, non ho di che lamentarmi della puntata.
Ma mi rimane il dubbio: non mi ci dovevo mettere, con Goethe.