Narrazioni appropriate
Prometto che poi non parlo (quasi) più di Brexit.
Però riflettevo ieri, alla caduta dell’ennesima testa (quella di Farage, dopo Cameron, Corbyn, Johnson e un po’ di minori le cui ambizioni sono state spente sul nascere) che per raccontarla ci sarebbero tante narrazioni già pronte molto appropriate.
Al circolo Me-Ti per iniziare il dibattito ho usato la figura della catastrofe: l’esito rovinoso e la rivoluzione assoluta che man mano ogni cosa divora e dalla quale nessuno è immune, chi l’ha creata e chi l’ha subita, Cameron e Johnson, Corbyn e Farage, chiunque sia nella stanza sebbene sia seduto in angoli opposti. Un po’ come nel finale dell’Amleto: la finta pazzia di Amleto fa morire Ofelia, quindi c’è il famoso duello: prima muore Gertrude, poi muore Laerte, poi Claudio, poi Amleto, alla fine arriva Fortebraccio e muore direttamente il regno.
Non è una brutta chiave di lettura.
Oppure si può pensare a Game of Thrones (spero che apprezzerete l’eleganza con la quale saltabecco da Shakespeare alla TV di largo consumo): tutti sono armati contro tutti, e i tradimenti si sprecano: Cameron è estromesso e mandato in esilio; a Grande Inverno Laburista i vassalli degli Stark tradiscono il loro legittimo signore Corbyn e si dividono prontamente su chi debba essere Re del Nord; oltre la Barriera gli scozzesi si armano; nel frattempo ad Approdo del Re Ditocorto Gove finge di appoggiare le pretese al trono di Boris Johnson ma poi lo pugnala alle spalle su suggerimento della moglie mentre le altre casate Tory cominciano ciascuna ad avanzare i propri pretendenti…
Anche questa non è una cattiva chiave di lettura. A dir la verità prima di Game of Thrones mi è venuta in mente una storica vignetta di Asterix sulla successione dei Re Goti che si prendono a martellate sulla testa: Duracervico venne spodestato da Grugnosferico a cui successe Enterico che venne scacciato da Elettrico che venne sconfitto da Cloridrico che perì per mano di Teleferico che venne sfidato da Stallatico…
Quella che invece non mi convince, come chiave di lettura, e che infatti narrativamente non funziona, è quella per la quale se la sono fatta sotto. È una narrazione diffusa e anche autorevole – per dire, l’ho trovata anche sul New Yorker – ma non funziona perché non può includere, al momento, Corbyn o Cameron né la lunga fila di uomini politici che si dispongono a prenderne il posto e dispostissimi a gestire la Brexit, in un modo o nell’altro.
Ciao Roberto.
Corbyn non si e’ dimesso, I suoi avversari nel partito (quasi tutti i parlamentari) dicono che sarebbe improponibile come primo ministro, ma nessuno di loro ha la minima prospettiva di batterlo in un “leadership contest”.
Nel partito Labour sono i tesserati a scegliere il leader. Se ci fosse una nuova votazione probabilmente Corbyn vincerebbe di nuovo, nonostante l’ostracismo dei parlamentari del suo partito.
La reazione di Corbyn alle dimissioni di gran parte del suo governo ombra e’ stata quella di nominare un nuovo governo ombra e andare avanti…
L’articolo seguente e’ di oggi e descrive quello che sta succedendo nel Labour (ovviamente e’ l’opinione del giornalista e non un fatto, ma devo dire che condivido).
https://www.theguardian.com/commentisfree/2016/jul/05/political-establishment-momentum-jeremy-corbyn
PS – spero di leggere ancora molto da te sulla Brexit…
Ciao Domenico, lo sapevo e tutto sommato condivido l’opinione di Mason che sia impossibile che la fazione “liberale” del Labour sposti la linea politica del partito, ma sulla capacità di Corbyn di andare avanti sono un po’ più scettico di te (comunque è catastrofe anche questa, un partito secolare spezzato e in convulsione come mai prima).