Staffette turistico solidali
Stamattina salgo sull’8 per andare al lavoro, alla fermata vicino alla Rinascente.
Mente salgo noto distrattamente una signora che si affanna a dire qualcosa all’autista, ma non ci faccio caso.
Noto, invece, un gaurro in pantaloncini e canottiera da bisticcio che si alza in tutta fretta dalla panchina e apostrofa l’autista con vago tono di sfida.
«Guarda, questi signori», e indica la signora affannata, «devono andare all’ospedale. Allora adesso li prendi, e poi ce li fai scendere al momento giusto».
Il tutto col vago tono di Pancho Villa che stesse consegnando a un contrabbandiere della Sonora dei gringos inetti da portare in salvo attraverso i monti Chiricahua.
L’autista però è un duro e fa: «Ospedaaaaale? E caaaali ospedali?!», con l’aria di uno che aspetta solo che tu gli risponda con poco rispetto per estrarre la Colt.
E il gaurro insiste: «Eeeh, quell’ospedale che c’ha il parco davanti… tutto quel parco…».
Nel mezzo di tutto questo colgo la signora, più che perplessa, pronunciare le parole magiche: «Jardin botanique».
In un lampo capisco tutto: il presunto ospedale è la clinica Lai e il “parco”, appunto, l’Orto Botanico. Io scendo alla fermata giusta e quindi risolvo d’imperio la situazione dicendo con straordinaria padronanza delle lingue: «Jardin Botanique?», «Oui, oui», «Avec moi!!», battendomi una mano sul petto.
La signora si accomoda in fondo insieme al marito, il gaurro torna nel suo rifugio sull’Alta Sierra e l’autista riparte ma io, nel frattempo, comincio a provare delle perplessità. Perché coi signori francesi dovrei scendere alla seconda fermata di Buoncammino ma io da un po’ di tempo ho preso la vezzosa abitudine di scendere alla prima fermata, per prendermi un caffè al chioschetto della Polizia. E far scendere prima i turisti non va bene.
Per fortuna noto una ragazza intenta a studiare microeconomia. Deduzione fulminea.
E quindi le faccio, con la mia migliore aria rassicurante: «Scusa, posso chiederti una cosa? Sei una studentessa di Scienze Politiche o Economia?».
«Economia, prego», fa lei. Io noto com’è in tiro e, anche contando che evidentemente sta andando a dare un esame, penso che me lo potevo immaginare.
«Scusa, io scendo ora. Tu vai in Facoltà? Quei signori devono andare all’Orto Botanico, per cui puoi farli scendere con te e poi portarli giù fino alla Facoltà?».
Lei è subito d’accordo. Io scendo, non prima di averla indicata ai signori con continuata perizia linguistica: «Vous! Avec mademoiselle! Je debord [ehm, che Dio mi perdoni] ici! Vous a la prochaine avec mademoiselle».
Mentre sorbisco beato il caffè, mi chiedo a chi li abbia consegnati la ragazza per gli ultimi cinquecento metri, dalla Facoltà all’Orto Botanico. Chissà, forse a un Salesiano diretto alla scuola, o a una badante ucraina.
A noi a Cagliari i contrabbandieri dei Chiricahua ci fanno un baffo.