Così finì Oggi parliamo di libri
Trovate qui sotto l’ultima puntata della stagione 2015/2016 di Oggi parliamo di libri, dedicata a Liolà di Pirandello: si tratta anche dell’ultima puntata in generale della trasmissione, perché per l’anno prossimo mi piacerebbe molto che venisse accettata la mia proposta di parlare di giochi (se si parte si parte ad ottobre, ma mi pare di capire che ci sono un po’ di cose da precisare, nel palinsesto del prossimo anno: io intanto incrocio le dita) e quindi anche se mantenessimo la stessa formula la trasmissione cambierà comunque radicalmente.
Liolà – Luigi Pirandello
Sulla puntata in sé non ho tanto da dire, se non che in linea di principio è sbagliata: come ho detto a proposito della puntata su Čechov avevo intenzione di parlare anche del teatro del ‘900 ma mi sono finite le puntate: ho deciso di presentare almeno Pirandello ma se volevo davvero presentarlo come esempio di teatro del XX secolo avrei dovuto scegliere una sua opera appartenente alla sua produzione più matura e più espressiva della sua poetica specifica, che da Liolà emerge forse solo in maniera indiretta.
Vorrei piuttosto qui, considerato che è l’ultima puntata, approfittarne per ringraziare don Giulio, Andrea Pala, Fabio Figus e tutti gli altri della redazione di Radio Kalaritana e provare a trarre un bilancio di quattro stagioni e quasi centotrenta puntate.
Pensavo proprio l’altro giorno a quante cose ho imparato: un pochino (molto poco) a fare la radio, prima di tutto. Ma soprattutto c’è stato progressivamente un trapasso, un cambio di atteggiamento che è diventato evidentissimo. Quando parlavo di fantasy e fantascienza parlavo di cose per me già note: la sfida era quella di fare puntate interessanti, di organizzare il materiale in modo coerente e di mettere giù in modo piacevole le cose che sapevo: non c’erano sorprese, per me, se non talvolta il gusto di rinfrescare un testo già noto e scoprire qualche particolare nuovo. Già con i romanzi di avventura, però, hanno cominciato a comparirmi davanti dei nessi imprevisti, dei temi ricorrenti, il materiale sembrava suggerimi da solo dei modi di disporlo (dopo di questo perché non parlare di quest’altro, e poi, allora, quest’altro ancora…). E facevo delle vere e proprie scoperte: ricordo che quando ho fatto la puntata su L’isola del tesoro mi si è aperto davanti tutto un tema di rapporto fra letteratura per ragazzi e per adulti che mi dava tutta una serie di chiavi interpretative sul genere avventuroso alle quali non avevo mai pensato.
Intendiamoci: non sono mai state grandi scoperte da premio Nobel. Più la soddisfazione, del tutto personale, di essere in grado di collocare dei concetti nella propria mente in una maniera sorprendentemente ordinata e inaspettatamente funzionale, mischiata con il piacere della sfida intellettuale quando si aprivano dei sentieri misteriosi nei quali lanciare la mia curiosità, come nel ciclo di puntate sull’amore e le fiabe.
Ho imparato un sacco, facendo Oggi parliamo di libri, e un po’ è questo che mi mancherebbe se non rinnovassimo la trasmissione per un’altra stagione, tanto più perché torna un po’ la situazione dell’inizio (parlo di giochi, cioè di cose che conosco bene), ma ormai l’atteggiamento volto alla scoperta c’è, e mi chiedo con cosa mi stupirò da solo!
Era una bella trasmissione, Oggi parliamo di libri? Ho i miei dubbi, e piena coscienza delle mie imprecisioni. Ho detto spesso che era una trasmissione fatta da un dilettante della radio e della letteratura, ma almeno era sincera e, spero, un po’ del piacere della scoperta che la pervadeva forse poteva essere apprezzato anche dagli ascoltatori. Per me, vada come vada, ho imparato un sacco, mi sono divertito un sacco e ho mandato in onda un sacco di buona musica: direi che nel complesso ci ho davvero guadagnato.