Vivere in macchina. A sessantasei anni
Sono rimasto molto colpito, ieri, da questo articolo su Vox e ho pensato di tradurlo. Non credo che sia necessario spiegare perché: se lo leggerete credo diverrà evidente.
L’articolo originale è del 29 settembre. Fa parte di una serie di testimonianze di vita in prima persona nella quale si trovano altre letture interessanti. Più che su quelle, però, vorrei richiamare l’attenzione di quelli di voi che sono in cerca di approfondimenti su un articolo di maggio di Neal Gabler su The Atlantic che avrebbe anch’esso meritato la traduzione (La vergogna segreta della classe media americana) e sul gran numero di storie di insicurezza finanziaria che il giornale ha successivamente raccolto fra i lettori: sono letture davvero consigliate. Il fatto che se ne continui a parlare, ovviamente, segnala sia la pervasività del problema (che poi, quando un problema è così diffuso non è più nemmeno un problema, è una condizione storica) sia il rischio che venga trasformato in genere letterario.
L’immagine di commento è quella dell’articolo originale. Come sempre ho tenuto i link originali, anche se rimandano a siti in inglese. Mentre traducevo mi è tornato in mente Get ‘Em Out By Friday dei Genesis e poi altre canzoni, che vi ho messo qui e là, come colonna sonora che un po’ c’entra e un po’ no (perché non credo che CeliaSue ascolti i Perils.
Un terzo dei senzatetto americani hanno più di cinquant’anni. Io sono una di loro.
di CeliaSue Hecht
Nessuno ti parla mai della privazione del sonno.
Più o meno alle quattro e mezzo del mattino, mentre il resto del mondo dorme ancora, io mi sveglio e mi metto in moto sotto la copertura delle tenebre. Gli angolini tranquilli con un po’ di protezione dagli alberi, o talvolta il parcheggio di un ospedale o di una chiesa, sono di solito i posti dove dormo. Però c’è comunque il rischio che qualcuno mi avvisti e che io mi svegli con la polizia che mi squaderna una torcia sugli occhi.
Ogni notte e ogni mattina mi chiedo come ho fatto a finire così. Se sono fortunata riuscirò ad avere forse sei ore di riposo, ma di solito è molto meno. La paura della polizia o che qualcun altro mi trovi mi rende nervosa. Dopo un po’ la mancanza di sonno si fa sentire. Sono intontita, ho poca energia e piedi e gambe sono gonfi e rigidi. La privazione del sonno è una tortura che usano i militari e funziona in maniera altrettanto efficace su una vecchia signora come me.
Non avere una casa è duro. Ora immaginatevi non avere una casa a sessantasei anni.
I senzatetto anziani sono in aumento. Una combinazione di ripresa economica lenta dopo la recessione e una popolazione di baby boomer in invecchiamento ha contribuito all’aumento di senzatetto di cinquantun anni e oltre. La percentuale si è impennata di quasi dieci punti dal 2007 – nel 2014, il gruppo degli oltre cinquantenni rappresentava quasi un terzo della popolazione azionale di senzatetto.
Non avrei mai creduto che avrei vissuto nella mia macchina a sessantasei anni
Quando ero giovane non avrei mai creduto che avrei vissuto gli anni dorati della pensione vivendo nella mia macchina. Per la maggior parte della mia vita ho avuto un tetto sulla testa, cibo sulla tavola e un lavoro costante come giornalista e scrittrice. Sono cresciuta vivendo la vita della classe media. Ho potuto vivere e viaggiare in molto posti, sia vicini che lontani dal mio Stato natale di New York. La maggior parte della mia vita adulta è stata in California e Nevada, ma ho anche viaggiato in Europa e India dopo aver preso la laurea.
Poi a metà dei miei quarant’anni la mia vita ha iniziato lentamente a disfarsi. Ho divorziato da mio marito e tre dei rimanenti componenti della mia famiglia che mi erano cari sono tutti morti, riducendo al mia rete di sicurezza. Sono stata investita da un’auto in retromarcia e ho avuto la fibromialgia. Per anni ogni mattina al risveglio mi sentivo come se fossi stata investita da un autoarticolato. Successivamente, durante i miei cinquant’anni, mi sono sottoposta a una costosa terapia per guarire dai sintomi della fibromialgia, ma poi ho sviluppato una osteoartrite alle ginocchia.
ERO CLASSE MEDIA. ORA SONO UNA NUOVA POVERA
Poi è arrivata la recessione. Lavoravo principalmente come scrittrice freelance, redattrice e addetta alle pubbliche relazioni, ma i contratti vantaggiosi rapidamente iniziarono a sparire. Mi stava finendo rapidamente il denaro e avevo bisogno di lavoro regolare. Ho passato giorno dopo giorno a spedire centinaia di curriculum e di candidature, ma raramente ho ricevuto risposte e ho ottenuto solo uno o due colloqui. La disoccupazione schizzò in avanti di cinque punti percentuali nel 2009, raggiungendo il picco di dieci punti l’anno successivo.
Alla fine non riuscivo a mettere insieme abbastanza denaro dai miei risparmi e dall’occasionale contratto, avevo assoluto bisogno di soldi e quando compii sessantadue anni feci domanda di pensione anticipata per attivare i miei assegni della sicurezza sociale. A 672 dollari al mese non era abbastanza in quel momento e non è ancora abbastanza ora.
Il punto di rottura: una terribile, pericolosa situazione con il mio coinquilino
Il punto di rottura venne dopo che mi ero trasferita in una casa in coabitazione con Jack. Impossibilitata a permettermi i costi di vita schizzati alle stelle mi ero trasferita in una casa di Monterey da uno sconosciuto quasi totale, con la promessa di un basso affitto e di un ambiente di vita cordiale. Ma Jack si rivelò un alcolizzato e un accaparratore. Mi mostrò un comportamento aggressivo sempre peggiore.
Ogni giorno i commenti volgari e le minacce hanno eroso il mio senso di sicurezza e la mia pace mentale. Lo spazio, ingombro con pile sempre crescenti di robaccia e spazzatura, ha iniziato a chiudersi su di me. Mi minacciava, mi insultava e mi impediva fisicamente di andare in bagno durante la notte per intimidirmi con la sua ubriachezza. Quando non potei più sopportare le sue minacce comincia a chiamare la polizia almeno una volta alla settimana. Alla fine arrivai a un punto oltre il quale semplicemente non ne potevo più. Usai del denaro raccolto fra gli amici, posi la mia speranza in un mondo nel quale ero sempre riuscita ad atterrare in piedi e me ne andai di casa senza nessun progetto preciso di sistemazione. Tristemente, la mia storia non è rara. Gli abusi domestici sono indicati come la ragione principale per il ritrovarsi improvvisamente senza casa per il 50% dei senzatetto donna.
Sono passati due anni e io vivo nella mia macchina senza una casa. Trovare un tetto stabile da mettere sulla testa sta diventando sempre più un sogno fuori della mia portata. Gli affitti sono troppo alti per essere coperti dalla mia pensione sociale e vivere in un motel è un lusso che semplicemente non mi posso permettere. Anche i campeggi o i parcheggi per case mobili, dove potrei montare una tenda e farmi una casa temporanea, possono costare fino a 1000 dollari al mese. E sento che il tempo sta per scadere: io e il mio cane abbiamo bisogno di una casa prima possibile.
In tutta l’America, l’alloggio a costi accettabili è difficile da ottenere
La prima volta che la polizia mi ha trovato ero cascata dal sonno nel parcheggio di una scuola. Sapevo che non era il posto ideale per fermare la macchina per la notte, ma mi ero persa mentre guidavo per la città e non ero riuscita a trovare un posto migliore prima che la stanchezza profonda avesse la meglio. Mi addormentai e mi risvegliai con una torcia elettrica negli occhi e un agente di polizia che mi chiedeva di andarmene. Scoppiai a piangere. Il poliziotto, comprensivo e, credo, sorpreso la Subaru Legacy del ’96 parcheggiata nel mezzo di uno spiazzo vuoto contenesse una signora anziana senza un posto dove andare, mi scortò cortesemente in un nuovo posto.
Dappertutto nel nostro paese le persone hanno difficoltà a trovare posti dove vivere a costi accettabili. Il crollo del mercato immobiliare e i suoi effetti da brivido sulla concessione di mutui hanno colpito con maggior forza i più poveri. Le case in affitto a prezzi abbordabili, definite come unità abitative che costano meno di 800 dollari al mese, sono diminuite del 12% negli ultimi anni. I proprietari di case vengono rimpiazzati da immobiliaristi man mano che il sogno americano di possedere la propria casa diviene sempre più un lusso per i ricchi e per l’alta borghesia.
Io ero classe media. Ora sono una nuova povera.
Quando sei senza casa la salute è il tuo rischio maggiore.
Ci sono molti miti largamente diffusi e ormai superati che dipingono i senzatetto come tossicodipendenti, pigri, con disordini mentali, oppure persone che hanno scelto una vita come questa. Ma questi certamente non descrivono me o la maggioranza delle persone che ho incontrato. Noi non scegliamo di vivere così. Abbiamo perso i nostri impieghi e le nostre case in tempi economici cattivi e cerchiamo disperatamente di sopravvivere con l’assistenza sociale e qualche risparmio.
E tuttavia affrontiamo così tanta discriminazione, anche dalla legge. Nella maggior parte delle città è illegale dormire in auto, in tende e nella maggior parte dei luoghi pubblici. Per questa ragione io mi definisco fuori di casa invece che senzatetto [unhoused invece che homeless in originale, NdRufus], perché il termine è carico di significati negativi.
Il carico che lo stile di vita pone sulla salute è davvero pesante, La mancanza di sonno e la cattiva alimentazione sono i problemi principali. Mi affido ai buoni cibo dell’assistenza sociale per mangiare, e durano solo per una settimana del mese. A volte vado nei banchi alimentari, che costruiscono il loro magazzino con donazioni di tonno, biscotti, zuppe, burro di arachidi e marmellate. Sono anche limitata dal fatto di non avere una casa – senza un frigo, il cibo resisterà più o meno un giorno. Senza un fornello, non posso cucinare nulla.
MI SVEGLIO OGNI GIORNO E MI CHIEDO SE SARÒ IN GRADO DI SUPERARE LA PROSSIMA CRISI
Quando si è una persona anziana, questi problemi sono esacerbati. Ho meno flessibilità, capacità di movimento e energia delle persone più giovani. Alla fine ho ancora più visite in ospedale, che sono necessarie per curare i coaguli di sangue nei polmoni e l’edema, o gonfiore delle gambe, che è la conseguenza dei periodi prolungati in cui sto seduta nella macchina. Solo quest’anno sono entrata e uscita dall’ospedale tredici volte, e l’anno scorso sono stata operata per un cancro al seno.
Mi stanco facilmente e può essere difficile camminare a causa del gonfiore alle gambe e ai piedi. Spesso vado da Whole foods, Home depot o Target e prendo in prestito uno dei loro carrelli motorizzati. In questo modo posso dare al mio cane, Cici, la possibilità di fare un po’ di esercizio e di camminare al mio fianco mentre attraverso avanti e indietro le corsie del negozio.
Essere senzatetto vuol dire sentirsi davvero soli
Può essere avvero difficile continuare a far parte di una comunità. Le persone che incontro spesso vanno e vengono, muoiono, sono arrestate, ricoverate, o lasciano la città. Ho alcuni amici che consoco da decenni che sono un dono di Dio, che mi aiutano a non impazzire ascoltandomi via mail o telefono quando sono giù. Ma vivono molto lontano e hanno le loro vite personali con famiglie, lavori e responsabilità. Non voglio chiedergli troppo. Un anno fa la persona più importante della mia vita è morta – il mio migliore amico, mentore e maestro che mi aveva incoraggiato a scrivere, viaggiare, condurre seminari, finire l’università e tanto altro. Perdite come queste sembrano, e sono, davvero catastrofiche.
È stato più facile mantenere una vita sociale online. Le connessioni wi-fi sono poco costose e facili da trovare, basta portare il mio laptop nella biblioteca o rifugiarmi da Starbucks al costo minimo di una tisana. Lì bloggo, chatto e mi tengo in contatto con una comunità di persone amanti dei cani che la pensano come me. È un vero momento di normalità nella mia vita di tutti i giorni. La mia rete di mamas e papas di cani mi ha ogni tanto aiutato finanziariamente così da poter passare un paio di notti in un motel dog-friendly.
Il mio cane è l’essere vivente più importante della mia vita in questo momento
Le persone fori di casa spesso preferiscono nutrire i propri animali a preferenza di se stesse. Non è sorprendente – i cani sono vitali e necessari per fornire conforto, protezione e compagnia alle donne senza casa, specialmente durante questo periodo pericoloso e isolato della loro vita.
La mia cagna Cici, un incrocio di Dalmata, mi dà un motivo per svegliarmi la mattina. Mi aiuta a incontrare sconosciuti gentili che vengono per carezzarla o darle da mangiare e iniziano una conversazione. Mi faccio andare avanti giorno dopo giorno per far sì che sia portata a spasso, nutrita, e riceva affetto. Quando comincio a sentirmi depressa o a avere pensieri suicidi, lei è la ragione per la quale continuo a vivere. L’idea che non abbia nessuno che badi a lei è troppo da sopportare. E poi mi fa ridere ogni giorno, il che è una vera ciambella di salvataggio.
Le crisi sono difficili, ma così è anche la perdita quotidiana di privacy e di dignità
Certi giorni sento che i problemi si accumulano gli uni sugli altri, fino a costituire una barriera insormontabile davanti a me. Un guasto all’auto, un telefono perso o non riuscire a procurarmi il cibo fanno partire una catena di eventi che si sommano ai miei problemi finanziari. Mi sveglio tutti i giorni e mi chiedo se sarò in grado di sopravvivere alla prossima crisi.
In altri giorni, sono le piccole cose. La burocrazia dei servizi sociali, quando un assistente sociale di una chiesa passerà tre ore al telefono per provare a trovare un asilo temporaneo per me. La mancanza di privacy, quando dover mangiare e usare il bagno in luoghi pubblici fa sentire come vivere nella vasca dei pesci rossi. Vagabondo per tutta la città cheidendomi dove sono finite al mia dignità, privacy e stabilità. Giornate vuote si distendono davanti a me. Come posso vivere la mia vita senza lavoro, denaro, e senza un posto dove tornare a casa?
HO LA SENSAZIONE CHE IL MIO TEMPO STIA PER FINIRE – LA MIA CAGNA E IO ABBIAMO BISOGNO DI UNA CASA PRIMA POSSIBILE
Passo la maggior parte del mio tempo a scrivere articoli e a cercare soluzioni al problema della casa per me e per altri. Vado da Lowe’s [una specie di Bricocenter, NdRufus] per trovare i materiali necessari per costruire una piccola casa mobile. Sto cercando di creare un ente di beneficenza al quale le persone possono donare caravan, camper o roulotte per gli anziani che hanno bisogno di case. Sto ancora mandando in giro curriculum continuamente, nella speranza di trovare lavoro.
Certi giorni, guido fino alla spiaggia. Passeggio il cane nel parcheggio, poi mi siedo nella macchina e guardo le onde e ascolto gli uccelli. I suoni dell’oceano sono rilassanti e rassicuranti. Il sole sulla faccia mi riscalda.
Provo a ricordare ciò che è importante nella vita. Provo a ricordare che c’è bellezza dappertutto e brave persone nel mondo. Provo a ricordare la mia vita passata, piena di personaggi interessanti, relazioni, posti meravigliosi dove ho vissuto e che ho visitato.
Se sono fortunata, mi addormento e sogno di vivere di nuovo in una casa durante un corto, meraviglioso pisolino.
— come raccontato a Karen Turner
Gli scritti di CeliaSue Hecht sono stati pubblicati su più di quaranta giornali e riviste locali e nazionali, sul suo blog di viaggio con cani, e in cinque guide di viaggio romantiche. Ha viaggiato intorno al mondo e ha scritto e condotto seminari e laboratori negli USA e in Europa. I suoi viaggi hanno toccato circa 245 città. Può essere contatta per mail a prmatchmaker@yahoo.com o sul suo sito celiasue.com.
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