Sadducei adolescenti
Domenica a Messa la liturgia della Parola proponeva con forza il tema della vita eterna. Era già evidente nella prima lettura, presa dai Maccabei, e nella fede nella resurrezione dei pii ebrei martirizzati da Antioco, e trovava il suo compimento nel Vangelo (Mt 22,23-32).
In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c’è risurrezione, e lo interrogarono: «Maestro, Mosè ha detto: Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello. Ora, c’erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l’hanno avuta». E Gesù rispose loro: «Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi».
Con Maria Bonaria avevamo progettato di andare in cimitero subito dopo la Messa, quindi le letture cascavano a fagiolo e fornivano anche una cornice interpretativa dell’impegno che avevamo, se volete, ma quello che mi ha colpito in realtà è un’altra cosa, ed è l’estrema attualità del dibattito – meglio: del modo di condurre il dibattito – da parte dei Sadducei.
Parentesi: il riferimento sottostante alla discussione è alla legge del levirato, una pratica comune a molti popoli semitici che ha sia motivazioni patrimoniali che culturali. E, per quanto non tutti lo sappiano, non tutte le correnti dell’ebraismo credevano alla – o avevano la stessa visione della – vita eterna. Fine parentesi.
Il ragionamento degli avversari di Gesù è estremamente monodimensionale. Forse possiamo fare uno sforzo di comprensione supponendo che ragionamenti per paradosso come quelli che presentano a Gesù siano tipici di visioni religiose particolarmente legalistiche, ma tutto sommato non lo credo: è molto più evidente una volontà molto forte di ridicolizzare le opinioni contrarie e una carica polemica volta, contemporaneamente, a rafforzare la fedeltà dei propri seguaci («non crederete mai cosa pensano i Farisei, ah-ah») e a sopraffare le opinioni avversarie («prendi questo, rabbi dei miei stivali, e chiudi il becco»).
Il modo di ragionare per assoluti e senza essere capaci di manovrare la complessità è tipico di età nelle quali le facoltà intellettive sono sviluppate ma non si è ancora capaci di padroneggiare il pensiero astratto: grosso modo è tipico degli adolescenti. E Gesù replica, infatti, da adulto, spostando il livello del discorso dal caso paradossale a una realtà infinitamente diversa: si è come angeli nel cielo («figlioli, adesso finite di fare i compiti, su»).
Però i Sadducei non sono adolescenti: sono capi del popolo, educati, presumibilmente, in una cultura nel quale l’uso dei sofismi nel dibattito era piuttosto comune.
Esattamente come ora. I Sadducei ora farebbero meme spiritossissimi (magari non tanto) e li pubblicherebbero su Facebook, in pagine colme di like di contadini di Cesarea con titoli tipo: Le cavolate dei Farisei o Adotta anche tu uno zelota.
Meme tipo questi (ho preso i primi che ho trovato al volo):
Lo so che vi verrà da dire che su certe cose siete d’accordo. Ma è il modo di ragionare che è da ragazzini. Da gente che ragiona in maniera ingenua.
Tornando ai Sadducei, forse possiamo trovare conforto nel fatto che da duemila anni a questa parte il livello del dibattito pubblico non è molto cambiato.
O forse no.