Come fu che imparai ad amare lo gnocco fritto e a essere felice
Oggi a pranzo si mangia lo gnocco fritto, una delizia che vedete qui sopra riportata in un’immagine proveniente dal sito del Comune di Modena.
Sono da sempre un fan dello gnocco fritto (anche della tigella, ma dello gnocco fritto di più). Non c’è da stupirsi: è una cosa grassa e unta e fritta che racchiude salumi e altre proteine animali nobili, sembra inventata su misura per me.
Ma lo gnocco fritto soprattutto porta ricordi di puntate a Modena per questioni di gioco: tappe alla libreria Rinascita (che non era una mecca del gioco di ruolo proprio esattamente come Strategia e tattica a Roma o I giochi dei grandi di Verona, ma poco ci mancava) e soprattutto partecipazione alla ModCon (oggi Play).
Gnocco fritto appena arrivato ai padiglioni, con un caffè, come benvenuto. Gnocco fritto mentre si va in giro per stand di fumetti e di editori, come confortevole compagno di passeggiata. Gnocco fritto mentre chiacchieri con qualcuno, come legame di fraternità ludica. Gnocco fritto per mangiare senza smettere di giocare, come una soluzione veloce e soddisfacente. Gnocco fritto la sera, andando via, perché ormai sei assuefatto e l’intervallo fra ciascuna assunzione si fa sempre più breve. Gnocco fritto la sera, quando vai a mangiare con gli amici dopo qualche interminabile riunione della federazione delle associazioni ludiche, perché insomma arrivato a quel punto che fai: te ne privi?
Nostalgia.
Gnocco fritto for ever.