Dove stanno gli utenti del web – di oggi e del futuro
Nei giorni scorsi l’account su Twitter di biblioShare ha condiviso la mia vecchia traduzione del discorso sulle biblioteche di Neil Gaiman. Guardando i profili delle varie persone che a loro volta hanno rilanciato il tweet mi sono imbattuto in una segnalazione di Lucio Beltrami che mi è sembrata interessante perché riprende temi dell’articolo recente sui siti più visitati al mondo.
Si tratta di un articolo di Smashing Magazine, un sito di notizie sul web ed editore tedesco (ma in inglese) che ho prontamente aggiunto al ventaglio di letture. L’articolo, intitolato World Wide Web, not Wealthy Western World (cioè WWW non vuol dire mondo occidentale ricco), è interessantissimo: si chiede, esaminate le tendenze demografiche ed economiche, dove staranno gli utenti del web del futuro, cioè quei quattro miliardi più o meno di persone non ancora connessi alla rete (ma, occhio, in molti casi già dotati di smartphone).
Sono spiacente di non poterlo tradurre (è piuttosto lungo) ma come esca riporto un pezzettino che mi sembra riassuma bene il concetto. Segue poi un’analisi nazione per nazione, servizio per servizio e innovazione tecnologica per innovazione tecnologica: il tutto mi sembra una lettura imperdibile per chi si occupa di rete, ma lo lascio al vostro studio.
Ignighter aveva ottenuto 50,000 registrazioni, ma non era abbastanza per raggiungere la massa critica [per una startup, NdRufus] e i fondatori stavano valutando se abbandonare il loro progetto. Poi si sono accorti che stavano ottenendo altrettante iscrizioni alla settimana dall’India di quante ne ottenevano in un anno dagli Stati Uniti.
Forse il modello di appuntamenti che avevano elaborato per le famiglie ebraiche in realtà era consonante con dei famiglie musulmane conservatrici o induiste o sikh dell’India, di Singapore e della Malesia, così si sono ribattezzati Stepout, si sono trasferiti a Mumbai e sono divenuti il più importante sito di appuntamenti dell’India.
Scommetto che se gli avessero chiesto alla fondazione di Ignighter: «Qual’è la vostra strategia indiana?», avrebbero risposto qualcosa sul genere di: «Non ne abbiamo nessuna. Non ci interessa. Ci stiamo focalizzando su degli ebrei newyorchesi di classe media». Vale anche la pena di notare che Ignighter fosse stata una applicazione iOS non sarebbero stati in grado di riposizionare il loro progetto, perché l’uso di iOS nel subcontinente asiatico è molto basso. Il prodotto è stato scoperto dai loro nuovi utenti precisamente perché erano sulla rete, accessibili a chiunque, indifferentemente rispetto agli apparati di comunicazione, del sistema operativo o delle condizioni di fornitura dei servizi di rete.
Segnalo solo anche, in conclusione, che l’articolo ha una seconda parte, anch’essa molto interessante (anche se forse più tecnica).
Pingback: Un minuto, solo un minuto – La casa di Roberto