C’è speranza per l’arte sulla linea P
Qualche giorno fa tornavo dal mare con l’autobus e avevo dietro di me due ragazzi poco sopra i vent’anni che discutevano di vacanze.
Essendo ragazzi poco sopra i vent’anni il dibattito riguardava temi come se vai in vacanza da solo e sei impegnato poi magari lì ti capita una situazione per le mani confrontato con se vai in vacanza con una situazione e lì te ne capita un’altra da gestire e cose così.
A un certo punto la discussione si è spostata su Barcellona, con la frase di apertura: «Comunque non c’è come Barcellona per offrirti cose», con risposta: «Si, cioè, ci sei stato magari tre giorni e hai la sensazione che hai appena grattato la superficie»; conclusione: «Cioè, adesso che ci vado voglio proprio, cioè, viverla fino in fondo».
Con queste premesse la frase successiva è stata un po’ una sorpresa: «Cioè, soprattutto, sai cosa voglio fare? Cioè, ho proprio voglia di scimmiarmi d’arte, cioè fino in fondo».
«Eh certo, per quello Barcellona non ha rivali, cioè, considera: Van Gogh…».
«Appunto, cioè mi voglio proprio scimmiare, cioè è troppo togo, cioè, l’arte, sai…».
Passano a parlare di un ragazzo più grande, che si sta laureando in Giurisprudenza, è intelligentissimo e ne capisce tanto che svolge la funzione di mentore:
«… allora io gli ho chiesto e lui c’ha un sacco di libri da leggere e me li darà, e cioè, lui mi ha detto che tipo ai Giardini Pubblici c’è un posto dove ci sono tipo un casino di quadri…»,
«E certo! È il museo dei Giardini Pubblici…»,
«… e lui fa così, prima si legge tipo tutte le spiegazioni anche su Internet, e poi va lì e guarda i quadri e riflette se le spiegazioni sono giuste e se è d’accordo e cosa gli dice a lui quel quadro».
«Cess, troppo scimmiato».
«Ehia, troppo figo».