La consolazione nella patata
Dev’essere perché questi giorni sono un poco depresso che mi ha fatto sorridere scoprire che fra i Mormoni dello Utah esiste un tipico piatto, diciamo così, consolatorio, che si chiama patate del funerale e che è, sostanzialmente un incrocio fra due piatti che mia nonna Iole aveva perfezionato fino a renderli il sogno dei suoi nipoti (cioè io e mia sorella): il tortino di patate e le patate al gratin. Considerato l’effetto che aveva su di noi, non dubito che l’incrocio fra i due possa essere altamente in grado di tirare su il morale e il fisico di malati e persone afflitte (e in ogni caso elimina il rischio che chi soffre possa deperire: una teglia può probabilmente soddisfare il fabbisogno calorico di un medio borgo delle praterie americane).
La cosa interessante è che si tratta di un piatto davvero facile: fai bollire le patate e le schiacci. Scaldi il forno. Fai appassire una cipolla e due spicchi d’aglio nel burro (questi stanno nello Utah, l’olio d’oliva, questo sconosciuto… ma anche nonna avrebbe usato burro, immagino). Poi in una ciotola mischi il soffritto, le patate, un bicchiere di besciamella (nell’originale: rafforzata da brodo di pollo), un bicchiere di yoghurt o panna da cucina, parmigiano grattugiato, sale, pepe e cheddar, dopodiché si versa tutto in una teglia. Sopra l’impasto si mette un altro po’ di cheddar grattuggiato, burro e pan grattato, in modo che faccia la crosta croccante. In forno per un’ora: sono sicuro che il risultato è molto consolatorio.
In realtà ho scoperto la ricetta perché era citata in un’altra ricetta di patate di tutt’altro genere, adatte come contorno al pollo arrosto. Anche questa è una ricetta semplicissima, quindi tanto vale citarla. Bollire brevemente le patate (non c’era nell’originale, ma io lo faccio sempre), agitarle nello scolapiatti in modo che poi prendano meglio il condimento e tagliarle a pezzettoni. Poi passarle in una ciotola nella quale si siano messi (per cinque grosse patate) otto cucchiai d’olio, mezza tazza d’acqua, quattro spicchi d’aglio tritati, sale e pepe, mezzo cucchiaino d’origano, mezzo cucchiaino di paprika, il succo di un limone, le scorzette della buccia del detto limone, e mezza tazza di olive nere denocciolate (nell’originale olive di Kalamata, ma io direi che olive nere saporite dovrebbero andare benissimo). Passare tutto su una teglia e mettere in forno per un’ora a forno caldo ma non al massimo (se si asciuga troppo bagnare con acqua). Servire cospargendo di un po’ di prezzemolo tritato.
Questa seconda ricetta mi pare pungente e non tanto consolatoria quanto energizzante, quindi con la combinazione dei due potreste prima consolare e poi riconsegnare alla vita.