Nuove frontiere di formazione
Ho segnalato da poco su Facebook due articoli che riporto anche qui e che saranno, penso, interessanti per i miei amici che si occupano di formazione o di attività educative. Entrambe le notizie sono legate dal fatto che siamo nel campo dell’uso delle nuove tecnologie per l’insegnamento e che si tratta di approcci in qualche modo anticonvenzionali.
Il Gran Khan (dell’educazione)
La prima notizia riguarda il fatto che, come informa The Chronicle of Higher Education, è stato pubblicato il libro di Salman Khan sul sistema ottimale di istruzione (purtroppo mi pare di capire che non è prevista un’edizione italiana).
Chi è Salman Khan? Allora… ne esistono due. Uno è un attore indiano famosissimo e non ci interessa. L’altro è uno strano personaggio: un ingegnere statunitense (e poi analista finanziario) di origine bengalese che ha fondato una organizzazione no profit, la Khan Academy, che si occupa di produrre e diffondere video didattici. Non è che li produca l’organizzazione: li produce e interpreta tutti Khan in persona, riprendendosi con una telecamera e con l’aiuto di una piccola lavagna. E Khan, pur producendo principalmente video che riguardano materie matematiche e scientifiche che rientrano comunque nel campo della sua formazione di base, fa video su qualunque cosa, casomai studiandosela prima per conto suo: sono cioè video che esprimono in toto la sua dimensione di autodidatta e che invitano a un percorso simile ance gli alunni: una formazione un po’ a spizzichi e bocconi, in cui l’enfasi è sulla curiosità dello studente e sulle sue necessità immediate.
I video hanno diverse altre caratteristiche non convenzionali: sono brevi, fanno un uso scarsissimo di tecnologia (giusto, come detto, la lavagnetta) e sono rivolti, nei livelli base, perfino a bambini di età prescolare. Lo stesso Chronicle traccia un ritratto piuttosto esaustivo di Khan, ma la Khan Academy presenta i suoi video anche in italiano su un canale YouTube apposito perciò potete farvi un’idea direttamente – altrimenti potete seguire una conversazione di Khan in cui spiega il suo approccio.
Per conto mio, seguo da lontano Khan da un po’ di tempo, più che altro da quando ho letto un articolo su Wired (ce n’è anche uno dell’edizione italiana) che discuteva in termini favorevoli il metodo di Khan dal punto di vista dei risultati: perché se una cosa funziona occorre ammetterlo (Wired riporta il caso di bambini di 10 anni che risolvono problemi trigonometrici complessi).
Modelli di business
Una cosa che si nota, comunque, è che il modello di business di Khan funziona: la sua fondazione riceve finanziamenti importanti, il numero di accessi ai suoi video è impressionante e il suo reddito personale appare più che soddisfacente.
Può darsi che in parte il dato sia drogato dal fatto che la Khan Academy è di moda (Google, se non sbaglio, è un grosso finanziatore) e che venga sostenuta anche per scelte politiche che mirano a indebolire il sistema tradizionale di formazione, però il discorso non cambia perché è confermato anche dai risultati conseguiti da altre realtà.
Per esempio (ed è questa la seconda notizia che volevo segnalarvi) GigaOM ha pubblicato un articolo che riguarda Udemy, un’azienda, per altro di recente costituzione, che offre video educativi on line. I video sono divisi in due categorie: quelli offerti da istruttori che sono in qualche modo certificati dalla società e quelli liberamente offerti. Il funzionamento è descritto così da GigaOM:
On Udemy, anyone can create a video-based course on a range of topics – from web design and entrepreneurship to yoga and photography. Instructors can choose to offer them for free, but the average price for a course is $19 to $199. Many of the top classes draw about 500 students, with some reaching students in the low thousands. For each class, Udemy takes 30 percent of the earnings.
«Su Udemy chiunque può creare un corso di formazione video su una serie di argomenti – dal web design o dalla imprenditorialità fino a lo yoga e la fotografia. I docenti possono scegliere di offrire i propri corsi gratis, ma il prezzo medio varia da 19 dollari a 199. Molti dei corsi a maggior richiesta attraggono circa 500 allievi, mentre alcuni arrivano alle migliaia. Per ogni corso Udemy trattiene il 30% delle quote pagate».
Ora Udemy ha reso noto che almeno un quarto dei propri formatori certificati incasseranno almeno 10000 dollari quest’anno. Può non sembrare moltissimo, ma presumibilmente si tratta di dilettanti o di persone che hanno anche altri redditi (almeno part time) e in ogni caso il dato importante riguarda la domanda di formazione diretta, fuori dalle abituali strutture accademiche, che è evidentemente importante e significativa, sia in termini di attese e di desiderio di migliramento personale che di semplici numeri di persone interessate.
E infatti Udemy non è l’unica realtà del genere esistente. Se vi interessa potete dare un’occhiata anche a Skillshare, CourseHero, Udacity o Coursera. È evidente che c’è una domanda che le istituzioni tradizionali non riescono a intercettare.
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