Il contrario della pagina bianca
Credo che tutti conoscano il blocco dello scrittore, il complesso della pagina bianca.
Ultimamente soffro del contrario: ho il complesso della pagina nera. Scrivo paginate su paginate di testo (per me non è mai stato un problema essere prolisso, come sapete), arrivo alle ultime cinque righe e mi chiedo: «Ma che ho scritto? Che sto dicendo?», e decido di non pubblicare l’articolo.
Oggi ero un po’ esasperato: con l’allerta meteo che mi aveva fatto rimanere a casa avevo sperato di fare due articoli – a me scrivere sul blog piace – e tutti e due li ho salvati nella cartella delle bozze, dalla quale non si esce più, mai più. Guardavo l’elenco delle bozze lasciate a dormire nelle ultime settimane – una marea – e un po’ mi ha preso lo sconforto.
Poi ho pensato: meglio che essere pomposi. Cioè, un po’ pomposo sospetto di esserlo comunque, ma magari così mi salvo: non è che il mondo ha proprio bisogno di me come scrittore e se un testo già non convince me è probabile che al resto del mondo sembri pontificare.
E poi ho pensato che c’era un po’ di snobismo anche in questo: io non sono come quelli che aprono la bocca su tutto, e così mi sono inoltrato nell’autocritica dell’autocritica, che vi risparmio. Alla fine la mia giuria personale è addivenuta a un compromesso: il complesso della pagina nera è sì una malattia, m almeno è benigna!