Expertise specialistiche
Come vi ho raccontato a proposito dell’abito in velluto, nei giorni scorsi sono stato a Roma per partecipare al convegno Produzione e commercio di armi: le nostre responsabilità, un’occasione molto interessante della quale conto di raccontarvi le impressioni quanto prima. Al termine del convegno uno dei relatori, Kiflemariam Gebrewold, che lavora come consulente per le tematiche della pace e dell’ambiente per la Chiesa evangelica del Baden, è venuto in Sardegna per conoscere il territorio, studiare più da vicino i casi di produzione in Sardegna e incontrare operatori e attivisti.
Tutto questo per dire che essendo sardi tutte le attività politiche e sociali sono state religiosamente interrotte per permettere pranzi e cene, durante una delle quali si situa l’episodio che volevo raccontarvi.
Dunque, a un certo punto Kiflemariam stava dicendo che, in termini di politiche per lo sviluppo nel Sud del mondo, there’s no silver bullet, «non c’è un proiettile d’argento». Io assentivo vigorosamente ma altri commensali si sono un po’ stupiti: proiettile d’argento??
E io, servizievole, ho spiegato che l’espressione, tipicamente anglosassone, ha a che fare coi lupi mannari, che possono essere feriti solo dall’argento. Quindi avere un’arma con un proiettile d’argento in canna è una soluzione sicura quando si affronta un lupo mannaro. O un altro mostro, come la povertà.
Solo che nella realtà le cose ovviamente non sono così semplici.
«Noi diremmo forse in italiano che non c’è una bacchetta magica», ho aggiunto, servizievole.
«Ah, vedi, ammazza, che modo di dire interessante, non lo sapevo», hanno fatto i commensali. E Bonaria ha aggiunto: «Cioè, come nei film dove incontri un vampiro…».
«No, no, ho fatto io, per i vampiri serve il paletto di frassino» (a stake, ho spiegato a un perplesso Kiflemariam, perché la conversazione si svolgeva in diverse lingue in contemporanea, tentando di ricordarmi disperatamente se “frassino” facesse rowan[1]).
«Ah, ecco, un demone, insomma», ha fatto un altro commensale.
Interi manuali dei mostri di giochi di ruolo si agitavano dentro di me. «No! Per i demoni serve l’acqua benedetta. O il crocifisso», ho fatto un po’ piccato.
«Eh, insomma, uno zombie».
«No, a quelli devi tagliare la testa».
Ed ero già pronto a rispondere: «Creature fatate? Non l’argento ma il ferro. Mummie? Il fuoco! Troll? La luce del sole li pietrifica! Draghi? Una freccia nera forgiata dal Re Sotto la Montagna!! Basilischiilcantodelgallo! All’idradevitagliarelatestaebruciareilcollo! …»[2].
È stato quando mi sono reso conto che avrei potuto andare avanti per ore che ho avuto paura di me stesso.
Note
[1] No, rowan è il sorbo, frassino si dice ash. E il sorbo si usa per fabbricare le bacchette magiche: qui ero impreparato, in effetti. Comunque nell’occasione ho scoperto con sorpresa che in inglese il legno specifico del paletto non è considerato particolarmente importante, e casomai si usa la quercia. Il frassino è sopraffino per questo uso solo secondo la tradizione slava. Ho anche trovato uno che su Yahoo Answers cercava di sapere se il bambù potesse essere un materiale accettabile, e in confronto a lui mi sono sentito sollevato e, beh, normale.
[2] L’antropologo dilettante che è in me sarebbe stato pronto anche a discutere del curioso fatto che Superman [3], che non è un mostro, però ha la kryptonite. Da lì sarei passato indagare su perché gli unicorni possano essere catturati solo dalle vergini, e lì sì che la cena magari diventava interessante.
[3] Invece Batman, come si sa, forse ha delle debolezze, ma nessuno dura abbastanza a lungo da sfruttarle.
Mi ricordo di avere letto delle pallottole d’argento che sono efficaci contro le protezioni magiche in uno scritto di Lussu, che pero’ non riesco a ritrovare.
Di Lussu?!
Forse ne Il cinghiale del diavolo.
Lo ho scorso ieri e non ho trovato quello che mi ricordavo. Mi ricordo di una persona odiata da tanti che si riteneva protetta da magia, e per questo era stata presa a fucilate con pallottole d’… non mi ricordo se d’argento o d’oro, ma d’argento sarebbero costate meno.