Pentecostali con la Madonna
Stamattina in casa si rifletteva su certi leader politici che brandiscono i simboli cristiani come garanzia di successo.
«È come un certo tipo di cristianesimo africano», ha detto Bonaria.
Ho capito che parlava delle varie correnti che si riconoscono in una teologia della prosperità. Vedo che Civiltà Cattolica la descrive così:
«Teologia della prosperità»: questo è il nome più conosciuto e descrittivo di una corrente teologica neo-pentecostale evangelica. Il nucleo di questa «teologia» è la convinzione che Dio vuole che i suoi fedeli abbiano una vita prospera, e cioè che siano ricchi dal punto di vista economico, sani da quello fisico e individualmente felici. Questo tipo di cristianesimo colloca il benessere del credente al centro della preghiera, e fa del suo Creatore colui che realizza i suoi pensieri e i suoi desideri.
Altre denominazioni cristiane sono molto diffidenti nei confronti di questa impostazione. Il perché lo spiega subito dopo la stessa rivista:
Il rischio di questa forma di antropocentrismo religioso, che mette al centro l’uomo e il suo benessere, è quello di trasformare Dio in un potere al nostro servizio, la Chiesa in un supermercato della fede, e la religione in un fenomeno utilitaristico ed eminentemente sensazionalistico e pragmatico. […] La «teologia della prosperità» prende spunto da questa visione [il sogno americano, NdRufus], ma la traduce meccanicamente in termini religiosi, come se l’opulenza e il benessere fossero il vero segno della predilezione divina da «conquistare» magicamente con la fede. Questa «teologia» è stata diffusa – grazie anche a gigantesche campagne mediatiche – in tutto il mondo per decenni da movimenti e ministri evangelici, specialmente neo-carismatici.
La polemica di Civiltà Cattolica è diretta verso il ruolo che i cristiani pentecostali che aderiscono a questa visione esercitano nella politica americana, e al sostegno di questa visione teologica al neoliberismo spinto degli ultraconservatori americani. Ma Bonaria diceva africane perché il modo più facile perché un cagliaritano si imbatta in fratelli cristiani che professino questa visione è quello di incontrare un cristiano di origine africana, soprattutto nigeriano, immigrato in Sardegna. Dall’America, infatti, e non sorprendentemente, questa visione teologica ha conosciuto grande successo nel Sud del mondo, e specialmente nell’Africa occidentale, non senza controversie.
E comunque, l’ostentazione del rosario, del Vangelo, del crocifisso come garanzia di successo, come promessa di vittoria, si adattavano abbastanza bene all’idea. Ma c’era un ma.
«Non credo che i pentecostali venerino il Cuore Immacolato di Maria, però. Per non parlare del rosario».
Ci abbiamo pensato un po’. Poi ho detto: «Va be’, Salvini sarà un pentecostale con la Madonna».
Ci è sembrato esatto.
Sembra più che altro un approccio magico alla religione, come in certe ritualità indiane, in cui i deva sono parte di un meccanismo cosmico che lega in un rapporto di causa-effetto il rito (correttamente eseguito) e un cambiamento della realtà, come ottenere del bestiame. È più complesso di così, ma per ora facciamolo bastare. 😉
È più complesso di così
Non è che sia una cosa brutta, ma certo non sembra un approccio molto cristiano.
Certamente è un’ostentazione di fede molto appropriata per certe nostre figure politiche, del genere “finché fa comodo per sembrare nel giusto”.
“Approccio magico” dice tutto. In realtà tutte le religioni sono aperte a questa tentazione, qui la cosa interessante anche rispetto ai deva che citi, è che non c’è rito. Basta la fede, l’appartenenza, la pura invocazione del nome.