La dissonanza cognitiva
Sapete cos’è una dissonanza cognitiva?
È quando i nostri sensi ci informano che sta avvenendo una cosa che noi sappiamo che non può essere vera. Se qualcuno toglie lo zucchero dal vostro solito recipiente e ci mette il sale, e voi assaggiate, per un momento le vostre papille gustative vi diranno una cosa che non corrisponde a quello che sapete: in quel barattolo c’è zucchero, e lo zucchero è dolce.
Si potrebbero fare mille esempi, ma credo che ci capiamo. Tra parentesi: la dissonanza cognitiva è piuttosto sgradevole, perché è sconcertante e vi fa sentire piuttosto vulnerabili.
Riflettevo l’altro giorno che uno degli aspetti curiosi di questa crisi di governo è rappresentata dal fatto che Giuseppe Conte, per un certo modo di pensare, rappresenta una vera e propria dissonanza cognitiva, che contraddice fisicamente, plasticamente, un discorso pubblico così tanto spesso reiterato da essere diventato più o meno una verità indiscussa.
Che non è che chiunque prende e fa il Presidente del Consiglio. Che è necessaria preparazione, avere esperienza, avere fatto politica, avere competenze.
Giusto? Oltretutto, è una narrazione che lui stesso è sembrato confermare per più di un anno: guardalo un po’. quello arrivato là per caso, che infatti non conta nulla.
E invece non solo non è vero che non conta nulla, ma in un solo anno è capace al momento opportuno di mostrare di saper gestire una situazione molto critica in maniera più che adeguata fino addirittura a guadagnarsi la riconferma.
Per i cantori della competenza, che hanno irriso per anni l’ondata di parvenu improvvisati nelle sacre stanze del potere, dev’essere una situazione straniante. Ma allora non è vero niente. Davvero prendi uno dalla piattaforma scelto a caso e quello è più che in grado di fare lo statista. Uno vale uno, uno vale De Gasperi.
Se non ci sono notizie di harakiri di massa e urla disumane di gente che si getta dalle torri delle cittadelle del sapere dev’essere perché sono troppo impegnati a fare capriole e a cancellare dai loro profili social un paio di annetti di meme coi quali irridevano gli stessi grillini dei quali ora lodano l’alleanza.
In realtà, la dissonanza, temo, in buona parte è solo apparente. Prima di tutto Conte oggi è molto sopravvalutato, come gli attori che vincono l’Oscar quando fanno i pazzi o le attrici bellissime che fanno un film nel quale sono orrende: sono ruoli di grande effetto, ma proprio perché d’effetto sono un po’ rigori a porta vuota: è veramente difficile sbagliarli.
È quando devi lavorare sulle sfumature che viene fuori il talento vero, e Conte è piaciuto per due discorsi obiettivamente buoni (anche quello di oggi per l’accettazione dell’incarico) ma resi in situazioni piuttosto facili, nelle quali in un certo senso la sceneggiatura era già scritta e la situazione dettava le mosse lungo un sentiero quasi obbligato. In altre occasioni Conte è sempre stato rassicurante (una cosa che evidentemente è nelle sue corde) ma con risultati meno brillanti. Per esempio a proposito del precedente discorso per la richiesta della fiducia alla Camera vedo:
La Costituzione sarà il faro che muoverà l’azione del governo, soprattutto in materia di giustizia. Parola di Giuseppe Conte che, nelle repliche alla Camera, mette ben in chiaro quale sarà la direttrice di marcia che caratterizzerà l’agire dell’esecutivo: “Tutte le nostre iniziative saranno fatte sotto l’architettura costituzionale. Questo esecutivo ha piena consapevolezza che esistono dei principi costituzionali perché questo esecutivo oltre il contratto di governo ha presente la Costituzione”.
E aggiunge: “ma anche la Carta europea dei diritti fondamentali, la Corte europea”. Insomma, scandisce il presidente del Consiglio, “c’è una architettura sovranazionale nella quale siamo collocati confortevolmente”.
Ecco, e poi si è visto com’è andata, quindi magari sarebbe meglio non cedere ai facili entusiasmi.
Poi, certo, l’esperto uomo politico Salvini in tutta questa vicenda ha fatto la figura del peracottaro, quindi dall’altra parte non stanno messi meglio.
E d’altra parte Conte è tanto sopravvalutato ora quanto è stato ingiustamente sottovalutato prima. Dopotutto è un docente universitario di diritto costituzionale. La preparazione a questa posizione e le selezioni per raggiungerla sia dal punto di vista professionale che umano non sono delle passeggiate e quindi Conte non è propriamente il primo che passa.
D’altra parte ci sono in Italia alcune decine di migliaia di docenti universitari; se a questi si aggiungono tutta una serie di altre categorie si arriva facilmente al paio (alla sarda) di centinaia di migliaia di persone potenzialmente in grado di fare il Presidente del Consiglio, quindi per i teorici della tutela della razz… ehm, della qualità della classe politica un po’ di dissonanza cognitiva effettivamente rimane.
Come è giusto che sia in democrazia.
Oh, colgo l’occasione per dire fra parentesi che si può considerare la questione anche da un altro punto di vista: che forse i leader mondiali non sono queste figure sovrumane come ci immaginiamo, ma gente più o meno come tutti. Magari noi crediamo che maneggino a memoria dossier complicatissimi, e invece può essere che per farsi un’opinione leggano anche loro Eugenio Scalfari, per dire. Il fatto che sia arrivato a dirigere la massima potenza mondiale un ex attore o che il leader della quinta potenza mondiale andava di notte dall’amante in motorino tendono a suggerire questo tipo di opinioni: magari guidare movimenti politici ha a che fare con qualità diverse dalla “preparazione”, qualunque cosa questo voglia dire.
A proposito di dissonanza cognitiva, e giusto per contraddire tutto il discorso fatto sinora, devo confessare di avere provato un attimo di vertigine durante la straordinaria camminata di Di Maio verso l’ufficio di Mattarella.
Non tanto perché Di Maio sia un altro che dimostra, nuovamente, che davvero chiunque può assurgere ai massimi vertici del potere.
No, in questo caso la mia dissonanza cognitiva dipendeva dal fatto che mi pareva di vedere sfilare in pompa magna uno che, politicamente, è un morto che cammina e le cui prospettive di permanenza ai vertici della cosa pubblica sono inversamente proporzionali all’ampiezza del sorriso così smodatamente esibito.
Mai visto uno già finito sfoderare quest’aura di potere.
Naturalmente, sono cose che posso permettermi di dire essendo il cialtrone di quartiere che tutti amate e rispettate. Magari Di Maio non è per niente finito, governerà per altri vent’anni e finirà serenamente i propri giorni come Presidente della Repubblica.
Può essere. Solo, non credo. Mi permetto di ricordarvi che il fatto che Salvini stava finendo la benzina l’avevo detto a marzo 2019.
Bucca mia santa.
La mia impressione di Conte è di uno che comunque è intelligente, messo lì a fare da prestanome senza preparazione politica, in grado di andare a discutere con altri statisti ma senza grandi capacità decisionali. Dopo un anno di gavetta si è fatto le ossa, e un po’ di preparazione politica oggi ce l’ha. E si è accorto di poterla utilizzare. Non sarà un grande statista, ma quando hai alle spalle i due viceministri uscenti direi che non ne serva moltissima per sembrarlo.
Non so cosa Conte riuscirà a fare nel Conte bis ma spero che mi sorprenda ancora.
In questo momento ha mostrato di saper fare la politica nel senso di “politics”. La parte piu’ importante e’ naturalmente che sappia fare la politica nel senso di “policy”, e questo mi pare che dobbiamo ancora vederlo.