Sette pericolose
Sul sito della BBC ho letto, e mi rammarico di non avere tempo di tradurre, la storia (raccontata dalla giornalista Cherry Wilson) molto disturbante della morte di Joy Morgan, una giovane studentessa inglese di colore uccisa da un uomo che aveva conosciuto frequentando una strana setta, la Israel United in Christ (IUIC), che ricicla il mito della tredicesima tribù di Israele trasmigrata in America, presente anche altrove, facendo di afroamericani e nativi americani gli ultimi eredi del popolo eletto (la setta fa parte di un movimento più ampio indicato come Black Hebrew Israelites, cioè letteralmente “Israeliti Ebrei Neri”.
Ciò che rende l’articolo degno di nota è, a parte la dimensione di tristezza per la perdita di una ragazza brava, intelligente e generosa, per quanto sviata e forse manipolata nelle sue convinzioni, il fatto che si racconta una storia (la presenza di gruppi religiosi estremamente marginali di area genericamente ebraico-cristiana e le loro bizzarre pratiche e convinzioni, la presenza all’interno del gruppo di meccanismi che pongono le donne in posizione di minorità e finanche di vulnerabilità, una corrente in sottofondo di suprematismo razziale nero) sembrerebbe tipico degli Stati Uniti, e invece è ambientato nei sobborghi di Londra e non all’epoca di ben altre tensioni razziali, ma oggi.