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Corazzate finanziarie di una sola persona

Mi ha molto incuriosito, l’altro giorno, scoprire che il giocatore della NBA Spencer Dinwiddie, in margine al suo trasferimento ai Brooklin Nets, sta mettendo in piedi una operazione finanziaria piuttosto innovativa.

In pratica Dinwiddie, secondo quanto raccontano Pianeta Basket e diversi siti americani, prevede da contratto di guadagnare quasi trentacinque milioni di dollari. A fronte di questo guadagno futuro ha intenzione di emettere delle obbligazioni (fra l’altro, a quanto ho capito, non custodite n un deposito titoli tradizionale ma rappresentate da un token elettronico in una blockchain). Questo gli permette di avere a disposizione una cifra magari inferiore però immediatamente, e così potrà investirla e guadagnarci sopra da subito.

Facciamo un esempio: Dinwiddie emette una obbligazione dal valore nominale di 32 milioni di dollari. Siccome deve ripagarli con l’interesse, gli investitori gli danno subito ventisette milioni. Lui glieli ripaga a tranche successive, ma nel frattempo ha ventisette milioni che può investire subito, e con l’interesse composto può ragionevolmente nei tre anni pensare di guadagnare più di quello che ha prestato (e comunque, alla lunga, più di quanto avrebbe guadagnato con gli stipendi della squadra. Naturalmente ci sono dei rischi sia per lui che per gli investitori: che lui si infortuni, o venga licenziato perché una violazione degli obblighi di comportamento: se l’operazione è fatta bene, però, i rischi sono comunque piuttosto contenuti (per lui, direi, per gli investitori un po’ di più).

È una roba davvero sorprendente, che dimostra che ormai i grandi sportivi (e Dinwiddie non è nemmeno di primissimo piano) sono delle corazzate aziendali in una sola persona. I trasferimenti dei grandi calciatori e di altri grandi sportivi sono già, naturalmente, operazioni finanziarie complesse che nella remunerazione del campione legano in un’unico nodo diritti televisivi, merchandising e risultati sportivi: qui però si fa un passo avanti perché non è più la società sportiva a essere al centro, ma è il giocatore in persona. Può anche darsi che ci sia anche all’opera una legislazione diversa dalla nostra (vedo che Market Insider cita il precedente di un giocatore di football americano che tentò, inutilmente, di farsi iscrivere all’albo delle società autorizzate a emettere obbligazioni, ma la possibilità di utilizzare strumenti digitali avanzati rende le possibilità di regolamentare questi scambi piuttosto difficile.

Siamo piuttosto dalle parti di un famoso racconto, credo di Mark Twain, nel quale un giovanotto interrompe una partita a poker nella quale non è in grado di rilanciare per fare il giro dei negozianti della città, mostrare la mano di carte che ha e chiedere un finanziamento, per poi eventualmente dividersi la vincita. In un certo senso Dinwiddie non sta facendo molto di diverso.

Fuori del mondo sportivo, in realtà, non sono casi del tutto senza precedenti, se dal mondo sportivo si passa a quello dello spettacolo. Una cartolarizzazione di diritti futuri incerti, per esempio, è quella raccontata da Valori a proposito di David Bowie, che scommise sul successo dei CD costruendoci sopra un vero e proprio derivato finanziario.

[grazie a Domenico Licheri e Gaetano Lauta per un po’ di chiacchiere che mi hanno aiutato a stendere questo articolo]

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