The Magicians’ Guild
The Magicians’ Guild inizia una trilogia fantasy abbastanza standard, con molti elementi visti in saghe maggiori: è sostanzialmente un romanzo di formazione in cui l’ingresso del lettore in un mondo fantastico va di pari passo col percorso di scoperta che un giovane fa delle proprie capacità magiche e delle possibilità che queste dischiudono.
Ci sono quindi alcuni classici del genere: la scuola di magia in cui il giovane prenderà coscienza delle sue potenzialità, prima di tutto. Se c’è una scuola ci sarà anche chi la gestisce, e quindi una Gilda dei Maghi, ci sarà chi la abita, e quindi maghi più esperti, compagni di studi, l’inevitabile tutore benigno e l’altrettanto inevitabile cast di insegnanti severi. Il contrasto con questo milieu è garantito dai quartieri poveri da cui proviene la protagonista, e qui la necessaria Gilda dei Ladri fornisce alcuni dei personaggi più interessanti.
Niente di particolare, quindi, anche se è interessante il fatto che la protagonista è una ragazzina, a segnare ancora una volta la mutazione del pubblico di riferimento del fantasy.
Una lettura piacevole in un momento in cui il genere non ha molto da offrire (almeno quanto a scelta offerta dagli scaffali delle librerie in lingua straniera in Italia). Certo la tensione drammatica è carente: il tema delle differenze sociali fra la povera protagonista e i maghi aristocratici è trattato in maniera superficiale, e mancano altri temi di fondo; così l’attenzione del lettore rimane legata puramente alle descrizioni d’ambiente e allo svilupparsi dell’intreccio, condotto peraltro con mano sicura.
Pubblicata su Anobii a dicembre 2010. Ho poi finito la trilogia, che mi pare non rimanga alla stessa altezza, ma magari in futuro ci farò sopra una nuova recensione più argomentata 😉