CoordinateIl pensieroLibriRecensioniStoria

Il mucchio selvaggio

La banda Bellini (Marco Philopat, Einaudi 2007)

La banda Bellini  è un libro che ha un tono molto cyberpunk, di epica urbana (o più precisamente metropolitana) e probabilmente mi è piaciuto prima di tutto per questo…

Il libro racconta, attraverso la voce in prima persona (voce reale, di persona realmente esistente) di Andrea Bellini, le fasi, brevissime in tempo reale ma dilatate nella memoria, della lotta politica “a sinistra” (e molto oltre) a Milano fra il ’67 e il ’77.

Andrea Bellini, suo fratello Gianfranco, il Bongo e i suoi amici dell’Afrikacorps, Jack e un ampio gruppo di altri sono ragazzi proletari, tipici figli della classe operaia del quartiere del Casoretto alla periferia di Milano, che si avvicinano alla politica alla scuola media, attraverso la contrapposizione (fisica, spesso e volentieri) con i fascisti da una parte e i gruppi dei movimenti giovanili dei partiti (del Partito, più esattamente), dall’altra. E queste resteranno le due cifre qualificanti della loro azione politica: l’indipendenza, la volontà della lotta politica prima di tutto, in una parola quella che poi diventerà “l’autonomia” – e la “banda del Casoretto” rimarrà testardamente indipendente e insofferente a ogni tentativo di controllo e strumentalizzazione per tutta la sua vita; l’altra costante è l’esercizio della politica attraverso la contrapposizione fisica: prima attraverso gli scontri con gli altri gruppi studenteschi e poi attraverso la decisione – militare, non c’è altra parola – di costituirsi in un gruppo di “servizio d’ordine”, cioè un gruppo organizzato e predisposto agli scontri di piazza – con i gruppi politici opposti, con le forze dell’ordine principalmente.

Nasce così la leggenda della Banda Bellini, una leggenda che gli stessi protagonisti autoalimentano in una ingenua visione di western urbano (il mito di riferimento diviene la visione anarchica del Peckinpah del Mucchio Selvaggio) e una concreta pratica di scontri militari di piazza

quando eravamo noi in testa, si poteva star sicuri che il corteo sarebbe arrivato alla fine; in un modo o nell’altro, con pochi danni si sarebbe passati.

La Banda Bellini, come tutte le epiche cavalcate western, avanza verso la dissoluzione: mangiata ai fianchi dalla pratica dell’eroina che si diffonde veloce nei loro ambienti di riferimento, superata in curva dai nuovi sottoproletari urbani, che vanno in piazza per “sparacchiare” con un’ottica dello scontro selvaggio così diversa dalla filosofia di autocontrollo propria di quelli del Casoretto, naufraga infine sulla questione della lotta armata: di fronte alla lacerante contrapposizione del “che fare?” si scioglie, per non dare, col proprio esempio, alcuna indicazione a tutti i ragazzini che guardano a loro come eroi.

Come detto, a me il libro è piaciuto per un tono molto cyberpunk (senza la tecnologia) che mi è assai congeniale; mi è anche piaciuto per una questione semplicemente “documentaria”: è uno spaccato interessante di un periodo storico che ho vissuto molto di striscio (avevo nel ’77 13 anni, e la mia generazione è stata segnata da altre scelte e caratteristiche politiche: Comiso, il volontariato, il pacifismo), e soprattutto apre tre riflessioni su cui non ho le idee chiare ma che trovo interessanti.

La prima è quella dell’uso politico della violenza. Sotto questo punto di vista il libro mi provoca, in molti punti, una sensazione di rifiuto razionale che il tono romantico dell’epica della piazza non riesce del tutto a sopraffare. Sta però di fatto che spesso non ci rendiamo conto che in molti momenti della nostra storia anche recente la violenza è stata una costante delle relazioni politiche (e anche istituzionali) e che la fortuna che abbiamo di essere capaci di usare altri linguaggi non può trasformarsi in rimozione: leggere il libro può essere utile per porsi, in maniera cosciente, su una serie di questioni, diciamo dalle banlieue parigine a Carlo Giuliani – o da Cossiga a Fini, se preferite.

La seconda è la questione di genere. Il libro è pervaso da un vero e proprio delirio ormonale (e adolescenziale) per cui ti chiedi qualche volta se questi andavano in piazza per la politica o perché chi conduceva il corteo aveva a disposizione un’offerta sessuale ricca e variegata… Bellini è dichiaratamente macho, ma i suoi racconti restituiscono, come in uno specchio, tutto un travaglio di discussioni femministe (e di contraddizioni: le ragazze danno costantemente l’impressione di saperla più lunga e di essere più mature del Bellini e dei suoi amici, ma poi si offrono, consapevolmente, come premio del guerriero). E sullo sfondo c’è la relazione di genere: la differenza tra maschi e femmine era allora radicalmente sentita: e adesso? Alcune idee confuse mi si sono affacciate alla mente.

La terza questione è la rimozione collettiva della repressiva Italia degli anni ’60, della rivolta che la seppellì e dell’esito tragico degli anni di piombo che ne seguirono – la Banda Bellini ne restituisce un quadro molto più vario e reale (e problematico) di tante ricostruzioni che vanno per la maggiore; e un paio di volte, durante la lettura, mi sono sorpreso a pensare che una lettura più serena e onesta di quegli anni (prima della stagione del terrorismo) servirebbe assai a questo paese.

Facebook Comments

3 pensieri riguardo “Il mucchio selvaggio

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:

Questo sito usa cookie o permette l'uso di cookie di terze parti per una vasta serie di funzionalità, senza le quali non potrebbe funzionare con altrettanta efficacia. Se prosegui nella navigazione, scorri questa pagina, clicchi sui link presenti nel sito, commenti un contenuto, condividi una pagina o un articolo, scarichi un file, visualizzi un video o utilizzi un'altra funzione presente su questo sito stai probabilmente attivando un cookie e acconsenti quindi implicitamente all'utilizzo di cookie. Per capirne di più o negare il consenso leggi la cookie policy - e le informazioni sulla osservanza della GDPR

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi