CoordinateIl pensieroOpinioniPoliticaTesti

Accampamenti insurrezionali

Non so se seguendo le proteste americane per la brutalità della polizia e il razzismo vi è capitato di sentir citare la CHAZ, la Zona Autonoma di Capitol Hill di Seattle.

Nella prima settimana della protesta manifestanti e polizia di Seattle si sono fronteggiati piuttosto duramente attrono all’East Precinct, l’edificio del distretto di polizia orientale della città. pOi improvvisamente la polizia si è ritirata lasciando ai manifestanti il controllo dell’edificio e dei sei isolati e un parco circostanti, che sono rapidamente diventati un accampamento con spettacoli, dibattiti, mercatini e così via: la CHAZ (vi ricordo che la riduzione dell’impronta della polizia sulle città americane, la riformulazione degli enormi bilanci per la sicurezza e la sostituzione di apparati repressivi con forme di intervento sciale e di auto-organizzazione delle comunità erano rivendicazioni centrali della protesta).

Da WikipediaSwoggle / CC BY-SA

Quando i miei contatti americani hanno saputo della CHAZ, a parte la soddisfazione per una vittoria tattica per la maggior parte hanno scosso la testa, se questo gesto può essere compiuto su Twitter. «Finirà come Occupy Wall Street», ha scritto uno. Intendeva dire, immagino, che la costituzione del campo traghettava la protesta da una fase di confronto diretto su obiettivi chiari (tagliare i budget dei Dipartimenti di Polizia) a una del tutto dimostrativa, piena di energia e creatività e discussioni e eventi ganzissimi ma politicamente irrilevante. Uno dei primi accampamenti della storia politica recente è quello degli Indignados, dal cui movimento successivamente è nato Podemos; può essere che gli accampamenti possano servire da incubatori di movimenti politici più ampi, ma personalmente credo che nell’occasione la polizia abbia tolto slancio alla protesta applicando magistralmente tattiche, sostanzialmente, di controinsurrezione (piuttosto antiche, fra l’altro: si potrebbe pensare che sia stato impiegato il quarto dei Trentasei Stratagemmi

以逸待勞/以逸待劳
Yǐ yì dài láo
«attendi riposandoti mentre il nemico si fiacca»

o forse il venticinquesimo

偷梁換柱/偷梁换柱
Tōu liáng huàn zhù
«sostituisci le travi con legno marcio»

o il trentaseiesimo

走為上/走为上
Zǒu wéi shàng
«se tutto fallisce, ritirata»

Ma divago. In realtà la CHAZ ha avuto una storia tutto sommato poco edificante, comprese un paio di sparatorie con conse è guenze mortali, ma sulla base del suo esempio sono sorti rapidamente in molte altre città americane degli accampamenti, punto focale e organizzativo della protesta.

E così stamattina è capitato che Casey O’Donnell abbia rilanciato una serie di tweet di una utente che si chiama Insurrection summer (e il cui nome in Twitter è @Vicky_ACAB, quindi evidentemente tutto un programma), il cui inizio era questo:

Dobbiamo rendere gli accampamenti di protesta ingovernabili
da quegli attivisti che li trasformerebbero in burocrazie o in dividendi politici.

Ed è un thread interessante, credo, per tutti quelli che fanno campagne sociali (qualunque cosa essa sia): in questo senso un accampamento di protesta è un minuscolo microcosmo perfetto per uno studio di caso delle contraddizioni che possono avvenire in un movimento di liberazione (comprese le contraddizioni dell’amica Vicky, ovviamente) , soprattutto in quel momento esilarante e pericolosissimo in cui il confronto diretto col nemico non c’è più e bisogna passare dalla parte destruens a quella costruens, evitando che la ritirata del nemico porti allo scoperto che è marcio il legno delle nostre fondamenta (buona parte della riflessione c’è già nella letteratura della Resistenza, ma siccome probabilmente è al là della portata di un buon numero di millennial e altri nipoti, forse la CHAZ è un esempio più adeguato).

Dunque, il thread prosegue:

Ci sono tanti attivisti che vogliono solo fare i manager, se vogliamo imparare come distruggere il sistema carceratorio
e anti-nero di controllo, gestione e sorveglianza dovrebbe far pratica in questi accampamenti
pieni di pontenziale che viene risucchiato via da aspiranti capetti.
Stiamo costruendo forme di infrastruttura di resistenza che sono piene di potere potenziale che viene sprecato e cooptato da compagni che credono che la loro esperienza organizzativa li renda legittimamente dei dirigenti. Se questa è organizzazione, allora la rivoluzione non dev’essere organizzata.
Gli unici leader dovrebbero essere quelli concreti: quelli che mettono su e gestiscono
posizioni fisiche e programmi nell’accampamento.
Oggetti e persone non dovrebbero essere contate, catalogate, tracciate e inserite in fogli di calcolo o registri.
Le decisioni non richiedono riunioni, non abbiamo bisogno di sicurezza specializzata,
e in realtà di qualunque ruolo di protesta con un incarico ufficiale.

Eco, questo punto dei fogli di calcolo in realtà è quello che ha suscitato il maggior dibattito:

Kelsey: Registrare le persone probabilmente non è necessario, ma la gestione delle risorse è cruciale per qualunque movimento di successo. Non si può vincere una guerra se non si conoscono le risorse di cui si ha bisogno o si dispone. Le persone dovrebbero avere autonomia sul modo con cui usano le risorse, ma il tenere traccia di quelle risorse non è cattivo in sé.
Vicky: Non sono d’accordo. Non vogliamo formare un esercito, che è una burocrazia proto-stato,vogliamo formare una massa insurrezionale. Dalla apparente innocenza e utile necessità del tener traccia delle risorse sorge l’intero apparato burocratico.

A massa insurrezionale ho avuto un brivido, confesso. Però il punto del dibattito è centrale e lo si vede ripetersi frequentemente, in un modo o nell’altro, nei movimenti. Kelsey e Vicky ne hanno discusso per una dozzina di risposte, con incursioni, per esempio, nei meccanismi repressivi in uso nelle biblioteche che impediscono di considerarle esempi politicamente accettabili di gestione condivisa ma gestita delle risorse. Se volete, seguite le varie risposte a partire da questo messaggio: Vicky dà il meglio della sua visione (non scherzo: è roba da fucilazione sotto le mura di Barcellona, ma l’argomentare è chiarissimo).

Il campo fornisce un’opportunità di non gestire l’organizzarsi (riunioni formali, assegnare ruoli e compiti,
tracciare registrazioni) come un’attività alienata e separata, e questo minaccia gli organizzatori,
per i quali si tratta dell’identità e della cosa che li rende speciali, separati e buoni

Devo dire che anche a alienata ho avuto un brivido.

E quindi tentano di impostare le stesse strutture che funzionano nelle loro organizzazioni (cioè che il fanno sentire soddisfatti e interessati durante le pause di azione del movimento) nel campo. Dobbiamo distruggere questa tendenza anche all’interno di noi stessi. Se i rivoluzionari servo a qualcosa, è a questo.
Non abbiamo il tempo di lasciare che imparino dai loro errori, che si esauriscano da soli. Nella mia esperienza questo non fa che spingerli ulteriormente nelle loro tendenze reazionarie. Possiamo iniziare coraggiosamente
e direttamente ad affrontarli, con amore ma anche con rabbia.
Molti di loro sono sinceri e riproducono questo mondo per caso. Essi possono essere conquistati. Altri sono veri emici della possibilità rivoluzionaria. Possiamo solo coprire chi è chi costruendo situazioni che li forzano ad agire. Può essere che on vinciamo, ma possiamo mostrare a tutti chi sono.

E, devo dire, a questi punto si è tornati a parlare di fogli di calcolo. E di assedi, in un altro curioso (e interessante) passaggio.

BCS: Le rivoluzioni popolari funzionano perché ci sono parecchie più persone di quanti siano gli oppressori; più persone hai, più hai il vantaggio dell’accesso agli oggetti necessari. Se qualcuno ha bisogno di uno stretto controllo delle risorse in quello scenario, sono gli oppressori a essere sotto assedio.
É/U: Ovviamente, hai prima bisogno di arrivare al punto dvve il potenziale per l’assedio va nella direzione opposta, e fino a quel momento, l’assedio sarà una delle tattiche principali per schiacciare un movimento con un potenziale rivoluzionario.
BCS: Francamente, finché quel punto non arriva, la capacità dello stato di mettere in capo una forza superiore contro piccoli gruppi rende le questioni di gestione delle risorse irrilevante. Non importa che ogni bottiglia d’acqua
sia conteggiata se un carro armato ci passa attraverso.
É/U: La gestione delle risorse è molto più importante in quelle situazioni, perché si devono cogliere le opportunità di rifornirsi, ed è importante sapere che cosa si sta esaurendo.

Ora, trovo interessante che queste discussioni di ortodossia anarchica (perché di questo si tratta, sostanzialmente) assuma tendenzialmente toni mazziniani e combattentistici: esercito, assedio, tattiche, ricostituire le scorte, cosi che uno pensa che ragionino sulle scorte coperte, bastoni, magari bottiglie molotov e invece pensano a cartoleria e bottiglie d’acqua (che, ti chiedi, come avranno fatto a Valle Giulia senza le bottiglie di plastica dell’acqua?). Del resto, dopo questo lungo thread l’amica Vicky ha annunciato che nell’accampamento di Filadelfia la notte avrebbero fatto cinema. Per caso, ha continuato, qualcuno può donare popcorn alla causa?

Mi chiedo se i popcorn saranno stati inseriti in un foglio di calcolo.

Facebook Comments

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:

Questo sito usa cookie o permette l'uso di cookie di terze parti per una vasta serie di funzionalità, senza le quali non potrebbe funzionare con altrettanta efficacia. Se prosegui nella navigazione, scorri questa pagina, clicchi sui link presenti nel sito, commenti un contenuto, condividi una pagina o un articolo, scarichi un file, visualizzi un video o utilizzi un'altra funzione presente su questo sito stai probabilmente attivando un cookie e acconsenti quindi implicitamente all'utilizzo di cookie. Per capirne di più o negare il consenso leggi la cookie policy - e le informazioni sulla osservanza della GDPR

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi