Accampamenti insurrezionali
Non so se seguendo le proteste americane per la brutalità della polizia e il razzismo vi è capitato di sentir citare la CHAZ, la Zona Autonoma di Capitol Hill di Seattle.
Nella prima settimana della protesta manifestanti e polizia di Seattle si sono fronteggiati piuttosto duramente attrono all’East Precinct, l’edificio del distretto di polizia orientale della città. pOi improvvisamente la polizia si è ritirata lasciando ai manifestanti il controllo dell’edificio e dei sei isolati e un parco circostanti, che sono rapidamente diventati un accampamento con spettacoli, dibattiti, mercatini e così via: la CHAZ (vi ricordo che la riduzione dell’impronta della polizia sulle città americane, la riformulazione degli enormi bilanci per la sicurezza e la sostituzione di apparati repressivi con forme di intervento sciale e di auto-organizzazione delle comunità erano rivendicazioni centrali della protesta).
Quando i miei contatti americani hanno saputo della CHAZ, a parte la soddisfazione per una vittoria tattica per la maggior parte hanno scosso la testa, se questo gesto può essere compiuto su Twitter. «Finirà come Occupy Wall Street», ha scritto uno. Intendeva dire, immagino, che la costituzione del campo traghettava la protesta da una fase di confronto diretto su obiettivi chiari (tagliare i budget dei Dipartimenti di Polizia) a una del tutto dimostrativa, piena di energia e creatività e discussioni e eventi ganzissimi ma politicamente irrilevante. Uno dei primi accampamenti della storia politica recente è quello degli Indignados, dal cui movimento successivamente è nato Podemos; può essere che gli accampamenti possano servire da incubatori di movimenti politici più ampi, ma personalmente credo che nell’occasione la polizia abbia tolto slancio alla protesta applicando magistralmente tattiche, sostanzialmente, di controinsurrezione (piuttosto antiche, fra l’altro: si potrebbe pensare che sia stato impiegato il quarto dei Trentasei Stratagemmi
以逸待勞/以逸待劳
Yǐ yì dài láo
«attendi riposandoti mentre il nemico si fiacca»
o forse il venticinquesimo
偷梁換柱/偷梁换柱
Tōu liáng huàn zhù
«sostituisci le travi con legno marcio»
o il trentaseiesimo
走為上/走为上
Zǒu wéi shàng
«se tutto fallisce, ritirata»
Ma divago. In realtà la CHAZ ha avuto una storia tutto sommato poco edificante, comprese un paio di sparatorie con conse è guenze mortali, ma sulla base del suo esempio sono sorti rapidamente in molte altre città americane degli accampamenti, punto focale e organizzativo della protesta.
E così stamattina è capitato che Casey O’Donnell abbia rilanciato una serie di tweet di una utente che si chiama Insurrection summer (e il cui nome in Twitter è @Vicky_ACAB, quindi evidentemente tutto un programma), il cui inizio era questo:
Ed è un thread interessante, credo, per tutti quelli che fanno campagne sociali (qualunque cosa essa sia): in questo senso un accampamento di protesta è un minuscolo microcosmo perfetto per uno studio di caso delle contraddizioni che possono avvenire in un movimento di liberazione (comprese le contraddizioni dell’amica Vicky, ovviamente) , soprattutto in quel momento esilarante e pericolosissimo in cui il confronto diretto col nemico non c’è più e bisogna passare dalla parte destruens a quella costruens, evitando che la ritirata del nemico porti allo scoperto che è marcio il legno delle nostre fondamenta (buona parte della riflessione c’è già nella letteratura della Resistenza, ma siccome probabilmente è al là della portata di un buon numero di millennial e altri nipoti, forse la CHAZ è un esempio più adeguato).
Dunque, il thread prosegue:
Eco, questo punto dei fogli di calcolo in realtà è quello che ha suscitato il maggior dibattito:
A massa insurrezionale ho avuto un brivido, confesso. Però il punto del dibattito è centrale e lo si vede ripetersi frequentemente, in un modo o nell’altro, nei movimenti. Kelsey e Vicky ne hanno discusso per una dozzina di risposte, con incursioni, per esempio, nei meccanismi repressivi in uso nelle biblioteche che impediscono di considerarle esempi politicamente accettabili di gestione condivisa ma gestita delle risorse. Se volete, seguite le varie risposte a partire da questo messaggio: Vicky dà il meglio della sua visione (non scherzo: è roba da fucilazione sotto le mura di Barcellona, ma l’argomentare è chiarissimo).
Devo dire che anche a alienata ho avuto un brivido.
E, devo dire, a questi punto si è tornati a parlare di fogli di calcolo. E di assedi, in un altro curioso (e interessante) passaggio.
Ora, trovo interessante che queste discussioni di ortodossia anarchica (perché di questo si tratta, sostanzialmente) assuma tendenzialmente toni mazziniani e combattentistici: esercito, assedio, tattiche, ricostituire le scorte, cosi che uno pensa che ragionino sulle scorte coperte, bastoni, magari bottiglie molotov e invece pensano a cartoleria e bottiglie d’acqua (che, ti chiedi, come avranno fatto a Valle Giulia senza le bottiglie di plastica dell’acqua?). Del resto, dopo questo lungo thread l’amica Vicky ha annunciato che nell’accampamento di Filadelfia la notte avrebbero fatto cinema. Per caso, ha continuato, qualcuno può donare popcorn alla causa?
Mi chiedo se i popcorn saranno stati inseriti in un foglio di calcolo.