L’efficienza del virus
Dall’inizio della pandemia seguo con una certa attenzione Alessandro Vespignani, un fisico italiano che vive e insegna negli USA e che dallo studio delle reti neurali e della diffusione dei virus informatici si è spostato, negli anni, ai modelli matematici che descrivono le epidemie. Lo trovo pacato ma esplicito, meno portato al protagonismo di tanti altri esperti nazionali e anche molto meno condizionato dalla politica e dai sistemi di relazioni in cui, inevitabilmente, tutti gli esperti italiani sono imprigionati.
Il 2 novembre ha scritto a quattro mani un articolo con Paolo Giordano, che sul Corriere segue la pandemia dall’inizio con articoli che vedo spesso condivisi anche se non sempre li trovo del tutto condivisibili (battutona). Questo articolo mi sembra molto buono e ne raccomando assai la lettura; enuncia, sostanzialmente, sette criteri sulla cui base impostare la lotta contro l’epidemia: centralizzazione, granularità, automatismi, dati, trasparenza, accompagnamento, coinvolgimento (sono cose che Vespignani, in un modo o nell’altro, dice da marzo).
Non siamo ancora, com’è evidente, a quello che è spesso evocato ma pochissimo ragionato in questo periodo, cioè la riorganizzazione sociale dopo una pandemia che, si dice, «cambierà tutto» mentre però, i realtà, tutto procede come prima, però a me personalmente in controluce sembra un buon punto di partenza.