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Le due destre

Adesso che sto scrivendo sul blog con una certa frequenza ritrovo appunti e abbozzi di articoli non portati a termine durante questo periodo di… inappetenza.

Fra gli altri vedo un abbozzo intitolato Non cambierà niente, che deve risalire più o meno a maggio del 2020, cioè verso il termine del primo lockdown.

In esso esprimevo scetticismo verso tutte quelle posizioni, all’epoca diffusissime e che ancora oggi si sentono, che sostenevano che con la pandemia tutto sarebe cambiato (talvolta con approcci addirittura palingenetici).

Previsioni amare

Mi ero segnato:

Non cambierà niente perché le promesse emotive fatte dopo un shock, quando si torna alla normalità non reggono mai, come sanno benissimo tutti quelli che mentre aspettano i risultati di un esame clinico giurano che cambieranno vita, adotteranno una dieta più sana e faranno più esercizio; quando poi salta fuori che non era niente, il giorno dopo sono di nuovo da capo. Abbiamo avuto sinora decine di disastri, alluvioni, incendi, e ogni volta abbiamo giurato che sarebbe stata l’ultima: ma quando mai? Cazzo, siamo dentro un disastro climatico globale, e cosa abbiamo fatto? Niente.

Non cambierà niente perché le forze del capitalismo si stanno già riorganizzando. La pandemia le ha prese di sorpresa e hanno dovuto subire, ma si stanno già riorganizzando. Ci hanno provato da subito, oh se ci hanno provato, con la storia del banale raffreddore e del poco più dell’influenza, ma sono stati travolti dalla forza della situazione, ma si stanno riorganizzando, e si vede perfettamente che in certi paesi stanno già acquistando trazione.

Non cambierà niente, soprattutto, perché troppi compagni non hanno capito niente. Per esempio tutti quelli che credono che l’emergenza sia un puro pretesto per introdurre strumenti autoritari, che il potere crei il panico per poter imporre strumenti autoritari, hanno preso le cose a rovescio: siamo nella catastrofe e la struttura di governo della globalizzazione, che l’ha creata, non ha altri strumenti per gestirla che fare ricorso a metodi autoritari, ma la catastrofe è reale: negarla da sinistra vuol dire fare tutto il giro e unirsi al pensiero magico di quelli che dicono che è già tutto finito.

Devo dire che, aldilà di toni forse un po’ sbrigativi, trovo che avessi ragione.

Due destre

Le forze del capitalismo si sono in effetti riorganizzate, e già a partire dalla seconda ondata il dibattito pubblico è stato dominato in maniera esclusiva da due destre, contrapposte ma ugualmente votate a ristabilire business as usual: una destra industrialista e finanziaria, tecnocratica, elitaria, tutta tesa al primato dell’economia, che ha creduto di trovare nella pratica esclusiva della vaccinazione di massa la bacchetta magica che avrebbe permesso di far ripartire l’economia nello stesso modo di prima, e che quando in questa strategia ha trovato scogli inaspettati sul suo cammino ha fatto ricorso allo strumento a cui fanno ricorso, con buona pace, tutti gli scientisti e i tecnocrati quando scoprono di non essere in grado di gestire la complessità, cioè una burocrazia stupida e asfissiante difesa dai manganelli; e una destra libertaria, individualista, proteimorfe e incredibilmente resiliente, intenta a negare, negare tutto pur di non prendersi l’onere di far entrare nella propria vita qualsiasi limitazione che comporti un pur minimo disagio personale – i vaccini soprattutto, ma via via qualunque altra cosa – e periodicamente soggetta alla tentazione dell’insurrezione: con l’obiettivo di, se non business, quanto meno life as usual.

È interessante che entrambe queste destre siano arrivate alla questione dei vaccini quasi per deriva partendo da un brodo di coltura comune, che era il rifiuto, esplicito o sotteso, del lockdown: ma poi la prima ha preso atto che la catastrofe era reale, e alla seconda a furia di insistere a negare tutto non è rimasto altro che accettare l’ideologia no vax e tutto l’armamentario ideologico che ha trovato là già bell’e pronto.

Sono due destre, peraltro, che hanno un indirizzo di provenienza ben preciso, ed è il dibattito politico americano e i suoi vari network globali: certe volte mi chiedo, tra l’altro, cosa sarebbe successo alla risposta globale alla sindemia se non ci fosse stato Trump al potere (risposta: probabilmente niente, anche se certo la prima destra sarebbe stata più forte).

Parentesi: dire questo vuol dire anche che i no vax non sono un elemento folkloristico impazzito, e neppure l’elemento centrale della loro fazione: se si guarda alle forze in campo, si vede benissimo che la seconda destra gode di un apparato comunicativo notevole – anche via social – e queste cose non le fanno i cultori dei fiori di Bach: richiedono investimenti, strumenti tecnici e regie accurate, presumibilmente quelle della alt-right e del conservatorismo religioso americano, a cui si accodano, per opportunismo, le varie bestie d’assalto locali.

Compagni che sbagliano, di grosso

In questo dibattito polarizzato parte della sinistra ha finito per farsi arruolare in uno dei due campi contrapposti: benpensanti e aziendalisti da una parte, alternativi e libertari dall’altra; in questo modo le posizioni che avrebbero dovuto avere a cuore la salute come bene pubblico sono state fagocitate dal dibattito altrui – e magari ridotte a tristi macchiette televisive – o silenziate. Devo dire che, per quanto pesante da subire, la situazione è esemplare nella sua capacità di disvelamento, un po’ come per il movimento operaio allo scoppio della prima guerra mondiale: ci sono quelli che scopri che non sono mai stati di sinistra, quelli per i quali conta solo potersela prendere con il nemico preferito a costo di farsi arruolare da qualcun altro pure peggio, quelli muscolari, quelli compromessi col sistema e quelli che hanno paura del prezzo da pagare. Devo dire che, fra tutti, ho apprezzato la recente posizione di Amnesty, della quale condivido abbastanza poco ma che esprime una fedeltà al proprio ruolo e alla propria mission, fedeltà che in pochissimi hanno mantenuto in questo periodo.

La cosa più notevole, a futura memoria, è che tanti, ora finiti dall’una o dall’altra parte, sono stati traditi dal loro sapere, o da ciò che credevano di sapere: hanno cioè applicato analisi usuali a tempi eccezionali, o categorie astratte a questioni fin troppo concrete, o si è scoperto che strumenti familiari di analisi erano ingannevoli e traditori. La consapevolezza della propria fragilità – chissà che figura farà questo sfogo letto a mente fredda, o fra un decennio? – consiglierebbe di astenersi da una critica troppo severa, se non fosse che il punto è questo: come ci si tutela? Come evitare che il proprio sapere tradisca?

Come in tutte le sconfitte: come è potuto accadere?

Slittamenti

Una cosa interessante degli ultimi giorni è la dinamica interna alla prima destra, quella tecnocratica, che sente ormai la meta vicina. Gli intellettuali neoliberisti, anche in Italia, sono all’assalto; le sirene del coesistere col COVID sempre più seducenti, e politici e amministratori alla ricerca di modi per abolire ogni restrizione senza ammetterlo: cambiare il sistema dei colori, non pubblicare i dati scomodi, mantenere la scuola formalmente aperta anche se poi di fatto in DAD le proposte più recenti..

C’è l’esempio di Johnson, che è accreditato dell’idea che cinquantamila morti all’anno sono accettabili, cioè tali da non creare sufficiente allarme sociale perché la gente lo venga a cercare con i forconi. Johnson ha abolito tutte le restrizioni e ha azzeccato, sinora, le tempistiche che gli hanno permesso di costeggiare il livello del collasso senza mai arrivarci – sia pure a costo di un logorio del sistema che magari pagherà qualcun altro dopo di lui o al quale comunque penseremo quando sarà il momento, presumibilmente con altro fumo negli occhi. L’ha aiutato il fatto che la popolazione abbia adottato autonomamente cambiamenti del comportamento – più prudenti – che hanno aiutato a reggere i momenti peggiori senza che il governo avesse l’imbarazzo di mettere nero su bianco le limitazioni, meccanismo verificatosi anche in Italia, sebbene i suddetti intellettuali siano prontissimi a negarlo.

Il problema è che seguendo questa sirena la prima destra finirebbe per assumere, in parte, l’ideologia dei suoi avversari e rischiare di diventare negazionista: non a caso una parte dei tecnocrati di questa fazione hanno minacciato immediatamente di passare all’opposizione – poi, oh, un illustre epidemiologo pronto all’uso si trova sempre, ma il segnale è stato chiaro e, per esempio, al momento il bollettino dei casi quotidiani è sopravvissuto al tentativo di rimozione.

La prima destra potrebbe trovare difficile avere la botte piena e la moglie ubriaca: se omicron è solo lieve, se il COVID si sta attenuando, se la pandemia fosse finita, se fossimo allo stato endemico (detto spesso da chi non ha la minima idea di cosa voglia dire endemico), il consenso per la strategia vaccinale potrebbe essere minato. Non è un problema in sé togliere le mascherine all’aperto, ma se passa il principio che va fatto perché non c’è più motivo, beh, la cosa cambia. Certo, si potrebbe continuare a imporre obbligo vaccinale e green pass, ma il razionale per farlo sarebbe indebolito e, d’altra parte, il dividendo politico a disposizione di chi potesse abolire il green pass è enorme e la tentazione, alla lunga, troppo forte per reggere: prima o poi un politico della seconda destra riuscirebbe a scalzare la prima facendo leva su questo tipo di promessa elettorale. I neoliberisti sono, beh, neoliberisti, e quindi intrinsecamente più vicini alla seconda destra: spostarsi dalla loro parte rischia di creare una situazione in cui non è chiaro chi controllerebbe chi, o in mano a chi andrebbero i consensi: Trump docet, come Cheney e Romney hanno scoperto a loro spese.

L’altro tema interessante, nel rapporto fra le due destre, è che l’irrigidimento ideologico della prima l’ha privata della possibilità di utilizzare strumenti di sanità pubblica, che altrove si rivelano del tutto accettabili e che contribuirebbero al controllo della diffusione della malattia, come si vede nel caso dei tamponi rapidi, da diverse parti messi a disposizione gratis o di cui comunque si facilita la diffusione (Biden ne ha addirittura spedito per posta alle famiglie americane un miliardo complessivamente), mentre in Italia non è possibile perché farlo indebolirebbe il meccanismo del green pass rafforzato.

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