Aggressivi nella pandemia
Mi sembra utile segnalare un lavoro di ricerca di Shareholders for change, una rete di investitori istituzionali etici che collaborano nell’esercitare pressione sui grandi fondi di investimento e le aziende quotate in Borsa per indurli a comportamenti più responsabili dietro, sostanzialmente, la minaccia di massicci disinvestimenti.
La ricerca, opera fra l’altro di studiosi italiani, si è sforzata di identificare quelle aziende quotate che durante la pandemia hanno avuto quelli che definisce pudicamente comportamenti aggressivi nell’allocazione del capitale, cioè per esempio tagli nella forza lavoro, distribuzione di alti dividendi agli azionisti e altro. Ne è emerso un paniere di aziende che poi è stato confrontato con l’elenco di quelle aziende che durante la pandemia hanno ricevuto sussidi statali specificamente legati al fronteggiare i problemi causati dal COVID: sono state così individuate otto aziende (fra i nomi noti in Italia ci sono EssilorLuxottica, tanto per rimanere nell’attualità, e Unicredit), più altre sette che comunque hanno ricevuto altri tipi di aiuti statali (e qui c’è ENEL). Verso tutte si orienterà ora un’operazione di pressione «con i seguenti obiettivi principali: – mettere in discussione la ricezione di aiuti statali in presenza di “aggressive” strategie di allocazione del capitale; – migliorare la rendicontazione e l’assunzione di responsabilità delle aziende riguardo ai finanziamenti pubblici; – migliorare la trasparenza delle aziende riguardo agli aiuti pubblici; – mettere in discussione (in generale) le pratiche di “aggressiva” allocazione del capitale».
Mi sembra un lavoro molto interessante sia per quanto riguarda la metodologia impiegata sia per iniziare a comprendere come si imposta e si orienta politicamente questo tipo di campagne di pressione e ne consiglio la lettura (purtroppo in inglese).